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ad anta, anziché scorrevole. L’aggiunta di ottoni, probabilmente
asportati nel pezzo originale, dà forza visiva al mobile e ne sottolinea
la preziosità.
IL PERCHÉ DELLE RIEDIZIONI
I 32 pezzi che compongono questa collezione, di diverse tipologie
- tavoli, sedie, poltrone, divani, chaise longues, etagère, consolles,
colonne, scrittoi, vetrine, mobili espositori e contenitori - sono nati
per usi speciali, per ambienti speciali, per una committenza
d’eccezione.
Pezzi unici di alto artigianato artistico, di eccellente fattura, furono
costruiti con la massima qualità e attenzione alla tecnica, alle
finiture, ai più piccoli dettagli decorativi o elementi funzionali.
Quali sono le ragioni che spingono oggi una committenza privata
(un’azienda) e una istituzione pubblica - il Museo Storico di Stato -
che ne detiene i diritti di riproduzione a rimetterne in gioco gli
elementi?
Molteplici, naturalmente, non escludendo in primo luogo le ragioni
“commerciali”, senza paura di usare questo termine talvolta troppo
demonizzato .
Da questo punto di vista, c’è sicuramente una potenziale utenza
interessata e interessante. Un ‘mercato’ di nicchia, piccolo ma
speciale, interessato ad acquisire questo genere di riedizioni
storiche: collezionisti di tutto il mondo, innanzitutto, amanti dei
mobili classici che esigono una “storia da raccontare”, con un
background culturale di rispetto.
Da un punto di vista più generale, oggi la riedizione di un oggetto
storico non è fine a se stessa, non afferma il mero gusto di un
nostalgico ritorno al passato ma si fonda su un presupposto chiave:
il concetto della bellezza senza tempo, della presenza nelle arti
applicate e nei loro manufatti di un gusto estetico trasversale che si
muove attraverso le epoche storiche, e anche la modernità, senza
scosse e rivoluzioni rimanendo fedele a se stesso e coerente ai canoni
classici.
Questa classicità senza tempo è un territorio franco, una zona al di
sopra delle parti, che nessun attacco critico è in grado di smontare
perché molto ben radicata e sedimentata nell’immaginario collettivo
e nella memoria delle persone colte ma, sorprendentemente, anche
del pubblico comune.
Se poi il mobile storico ha caratteristiche di funzione e d’uso
compatibili con le esigenze di arredo e di comportamento della
contemporaneità, il gap tra passato e presente non ha più ragione
di esistere e agli occhi di un potenziale pubblico di utilizzatori dei
mobili rieditati il dibattito critico sulla coerenza e la validità
dell’operazione si rivela infruttuoso.
Sono mobili belli, che appagano lo sguardo, che trasmettono
complessivamente un’immagine ricca, sfarzosa. Si capisce al volo
che sono stati pensati per vasti saloni, per accrescere il pregio di
sale sontuose e padroni di casa eccellenti. Ma possiamo anche
immaginarli più banalmente in uso, come pezzi singoli, in belle
case moderne, ad appagare lo sguardo di padroni di casa forse
meno colti o meno nobili, ma ciascuno almeno per sé, importante
come uno zar.
Patrizia Scarzella