which they hired the glassmaster Giovanni
Seguso and the painter Vittorio Zecchin as
art director. Industrial design, with its sim-
ple and fuctional lines, was gathering mo-
mentum in this post war period, progres-
sively replacing the Modern Style.
Cappellin and Venini were able to embrace
these new tendencies while remaining
faithful to their own craft tradition: they
were thus to trace the guidelines of the
new Murano glass style.
The world-wide economic crash in 1929
affected the glass sector as well, and
many furnaces went bankrupt.
The Twenties had been characterized by
the snappy lines of Art Deco decoration.
The following decade saw the triumph of
the Novecento style, and the strong plastic
realism of its figures inspired by XVth cen-
tury Italian art. The most interesting cre-
ations were the products of the collabora-
tion of the artist Guido Balsamo Stella and
the Bohemian engraver Franz Pelzel in the
SALIR workshop, the fundamental works
of Ercole Barovier, Flavio Poli and Carlo
Scarpa of the glassmasters-designers
Alfredo Barbini, Archimede Seguso and
Luciano Vistosi, the solemn archaic forms
of Napoleone Martinuzzi’s creations in
pulegoso glass.
The last decades of the XXth century saw
new and provocatively modern solutions
go hand in hand with the technological
heritage of Murano glass; the designer has
become a habitual figure in the creative
process, although many furnaces still en-
trust the creation of new pieces directly to
the glassmaster.
Today the glass art of Murano is able to
fulfill the requirements of contemporary
furniture and lighting: simultaneously, it
nurtures a generation of “pure artists”
who choose the heritage and versatility of
this material to shape their own message
into a work of art.
l’avvicinamento del fronte militare che nel
1917 si attestava sul fiume Piave. Solo
dopo la fine della guerra riprenderanno la
loro attività veneziana.
La via di salvezza per la vetraria murane-
se all’inizio del XX secolo fu il felice con-
nubio tra la sua produzione e la creatività
dei grandi artisti, pittori e designers espo-
nenti di spicco delle tendenze artististiche
emergenti.
Alla Biennale del 1912 la F.lli Toso espose
oggetti assolutamenti innovativi, creati dal
designer Hans Stoltenberg Lerche, mentre
l’anno seguente due noti pittori, Vittorio
Zecchin e Teodoro Wolf-Ferrari creavano
per la Artisti Barovier una collezione di
pezzi pregevoli realizzati da Giuseppe
Barovier con la tecnica delle murrine.
Da questo momento in poi il vetro di
Murano diventa espressione artistica di per
se stessa, finendo di rappresentare esclusi-
vamente un oggetto di pregio, in virtù del-
la fattura artigianale e della raffinata tec-
nica di lavorazione e incarnando il gesto e
il messaggio dell’artista creatore di cia-
scun pezzo.
Il vetro del Novecento,
opera d’arte complice
dell’illuminazione
Nel 1921 vide la luce una nuova vetreria
la cui filosofia e il cui operato diedero una
svolta decisiva alla realtà del vetro. Il ve-
neziano Giacomo Cappellin con il lombar-
do Paolo Venini e altri soci rilevarono la ve-
treria di Andrea Rioda, nella quale chiama-
rono a lavorare il maestro Giovanni
Seguso e il pittore Vittorio Zecchin, in qua-
lità di direttore artistico. In un dopoguerra
dove andava affermandosi sempre più si-
gnificativamente il disegno industriale, con
le sue linee semplici e funzionali, sosti-
tuendosi progressivamente al gusto del
Modern Style, la Cappellin e Venini seppe
adeguarsi alle nuove tendenze pur restan-
do fedele alla propria tradizione artigiana-
le: tracciava così le linee guida del nuovo
stile vetrario muranese.
La crisi economica mondiale del 1929 non
risparmiò il settore vetrario, facendo fallire
molte fornaci. Dopo la rinata decorazione
dalle linee scattanti che per opera degli
“Art Decò” aveva caratterizzato gli anni
Venti, il decennio successivo vide l’affer-
mazione dello stile Novecento, legato al
forte realismo plastico delle figure ispirate
all’arte italiana del XV secolo. Le più inte-
ressanti creazioni furono il frutto della col-
laborazione del disegnatore Guido
Balsamo Stella e dell’incisore boemo
Franz Pelzel con il laboratorio SALIR, le
fondamentali opere di Ercole Barovier,
Flavio Poli e Carlo Scarpa, dei maestri-de-
signers Alfredo Barbini, Archimede Seguso
e Luciano Vistosi, le realizzazioni in vetro
pulegoso di Napoleone Martinuzzi dalle
forme arcaiche e solenni.
Gli ultimi decenni del XX secolo hanno vi-
sto l’affiancamento di soluzioni nuove e
provocatoriamente moderne al patrimonio
tecnologico della vetraria muranese; all’in-
terno del processo creativo è diventata abi-
tuale la figura del designer, anche se in
molte vetrerie il ruolo ideativo è ancora af-
fidato al maestro d’arte.
Oggi l’arte muranese del vetro si presta ad
ascoltare le esigenze contemporanee del-
l’arredamento e dell’illuminazione, ma nu-
tre parallelamente una generazione di “ar-
tisti puri” che scelgono l’antichità e la ver-
satilità di questo materiale per plasmare il
proprio messaggio in opera d’arte.
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Coppa Marina Gemmata,
Ercole Barovier, 1936
Venezia, Collezione A. Barovier
“Marina Gemmata” vessel,
Ercole Barovier, 1936
Venice, A. Barovier Collection
Vaso a filo verticale,
Archimede Seguso, 1962
Murano, Museo Vetrario
Vessel with vertical threads,
Archimede Seguso, 1962
Murano, Glass Museum