the decorator Angelo Fuga, renowned for
his engraving on glass and mirrors.
Despite these recent successes and many
other positive signals, the Murano
glasshouses remained conservative,
whereas the rest of Europe’s glass producers
chose to use the latest technical innova-
tions which were radically transforming
other industrial fields: new melting kilns,
innovative raw materials, mechanized pro-
duction techniques.
The conservatism of the Venetian furnaces
was comforted by the commercial success
of these beautiful hand-crafted works of
art from Murano, the result of consolidat-
ed techniques, created for a clientele with
a markedly classic taste.
The XXth century:
under the aegis of design
The Paris Exposition in 1900 once again re-
vealed the gap between the production of
the artistic glasshouses of Murano, disci-
ples of a conservative production policy
with an eye to tourism, and the pro-
gressive orientation of the competi-
tion.
The entrenchment in this position
combined with the lack of an ade-
quate commercial network inevitably
refueled a crisis which was thought to
have been avoided: when World War I
broke out, the few furnaces left in the
Lagoon - among them Fratelli Toso, Artisti
Barovier and La Compagnia di Venezia -
were forced to transfer their businesses to
escape the military front which was closing
in on them, stopping at the nearby river
Piave in 1917. Only after the end of the
war were they able to return to Venice.
The road to salvation for Murano glass at
the beginning of the XXth century proved to
be the fortunate encounter between glass
production and the creativity of great artists,
painters and designers, leaders in the new
emergent tendencies of art.
At the 1912 Biennale, Fratelli Toso exhibit-
ed highly innovative pieces created by the
designer Hans Stoltenberg Lerche, and the
following year two famous painters, Vittorio
Zecchin and Teodoro Wolf-Ferrari created a
collection of remarkable pieces for Artisti
Barovier, crafted by Giuseppe Barovier in the
“murrine” technique.
From this moment Murano glass became
an expression of art in itself: its hand-craft-
ing and refined techniques made it an ex-
clusive object of value, incarnating the
gesture and the message of the artist-cre-
ator of each piece.
Twentieth century glass,
a work of art
with the help of lighting
The year 1921 witnessed the birth of a
new glasshouse whose work and philoso-
phy revolutionized the world of glass. The
Venetian Giacomo Cappellin and the
Milanese Paolo Venini joined other part-
ners to buy Andrea Rioda’s furnace, for
nizio del secolo aveva visto la luce uno
stabilimento dove si svolgevano le lavora-
zioni relative al vetro a canna e alle con-
terie.
Nel 1861, il sindaco di Murano, che si era
preso a cuore il progetto di raccolta e con-
servazione dei vetri e dei pezzi antichi che
costituivano la memoria dell’arte murane-
se, con l’apporto fondamentale dell’Abate
Vincenzo Zanetti, studioso di storia del ve-
tro, diede vita al Museo dell’Arte Vetraria.
L’anno seguente nasceva anche la Scuola
di Disegno per vetrai.
L’istituzione del Museo nell’isola di
Murano, fu l’inizio del piccolo miracolo
che sfociò nella rinascita del settore. Alcuni
maestri tra cui Toso, Fuga e Barovier, affa-
scinati dalle suggestioni che gli antichi
pezzi pregiati raccolti nel Museo evocava-
no, si adoperarono per riprodurli. Il risulta-
to fu la magnificente Ia Esposizione
Vetraria inaugurata nel 1864 ed illumina-
ta da un lampadario fatto di 356 pezzi e
di 60 luci su quattro piani d’altezza.
Un altro protagonista della rinascita artisti-
ca e culturale del manufatto muranese nel-
la seconda metà del secolo XIX, fu l’avvo-
cato Antonio Salviati, giunto a Murano
proprio in quegli anni. Salviati fondò a
Venezia un laboratorio di mosaico e nel
1866 una vetreria a Murano nella quale
chiamò a lavorare i migliori maestri rima-
sti in attività.
Sulla spinta del nuovo entusiasmo e con
l’aiuto di capitali inglesi, dall’intrapren-
denza commerciale di Salviati nacque la
prima azienda specializzata nella produ-
zione di vetri artistici, quella che sarebbe
diventata The Venice and Murano Glass
and Mosaic Company.
Il successo dell’artigianato
e il conservatorismo
muranese
L’Ottocento fu anche il secolo in cui risorse
la figura del maestro d’arte-padrone di for-
nace, che operava spesso affiancato da ar-
tisti del calibro di Isidoro Seguso e
Giuseppe Barovier, in grado di riprodurre
alla perfezione i più bei vetri soffiati dei
secoli precedenti.
Al tempo della IIa Esposizione Muranese
nel 1869, gli addetti presenti nel settore
vetrario si aggiravano intorno alle 3500
unità, la maggior parte dei quali operava
nella produzione delle conterie. Qualche
anno dopo, nel 1871, il vetraio Vincenzo
Moretti riusciva a riprodurre le “murrine”
romane, che entrarono nel repertorio mu-
ranese delle lavorazioni, insieme alle recu-
perate tecniche degli smalti a fuoco e del-
le decorazioni a foglia d’oro graffita.
Nell’ultimo ventennio del secolo le ditte
più importanti nel settore erano quella di
Salviati e Barovier, la “Compagnia di
Venezia e Murano” costituita dagli ex-soci
del Salviati e gestita dalle famiglie Moretti
e Seguso, la “Fratelli Toso” leader nei sof-
fiati tradizionali, la “Francesco Ferro e
Figlio” che si distingueva nella produzione
di forme classiche in calcedonio e paste vi-
tree opache, il decoratore Angelo Fuga per
i vetri e gli specchi incisi.
A dispetto di questi nuovi successi e dei
numerosi segnali positivi, le vetrerie mura-
nesi mantennero un atteggiamento con-
servatore, in controtendendenza con il re-
sto della produzione vetraria europea che
aveva scelto di avvalersi delle innovazioni
tecniche grazie alle quali altri settori indu-
striali andavano trasformandosi radical-
mente: nuovi forni fusori, innovative ma-
terie prime, tecniche produttive meccaniz-
zate.
Il successo commerciale delle opere arti-
gianali muranesi rafforzò invece ulterior-
mente il conservatorismo delle fornaci la-
gunari che legarono il loro nome a manu-
fatti bellissimi, frutto di tecniche consoli-
date e realizzati per un pubblico dal gusto
spiccatamente classico.
Il XX secolo:
nel segno del design
Durante l’Esposizione di Parigi del 1900,
una volta di più venne messo in luce il di-
vario tra la produzione delle vetrerie arti-
stiche muranesi, discepole di una politica
produttiva conservatrice, legata all’aspetto
prettamente turistico e l’atteggiamento
progressista delle concorrenti.
L’insistenza su queste posizioni, nonché la
mancanza di una rete commerciale ade-
guata, fece inevitabilmente riaprire la crisi
che sembrava scongiurata: con lo scoppio
della Prima Guerra Mondiale le poche ve-
trerie rimaste attive in Laguna, tra le qua-
li la Fratelli Toso, la Artisti Barovier e la
Compagnia di Venezia, furono costrette a
trasferire la propria attività per sfuggire al-
20
Piatto di murrine a spirale,
Vincenzo Moretti 1879 - 1883
Murano, Museo Vetrario
Plate made with spiral-pattern “murrine”,
Vincenzo Moretti 1879 - 1883
Murano, Glass Museum