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La casa è quello spazio che risponde a parametri funzionali generali che poi diventa
luogo dell’abitante: trasformandolo in un ambiente codificato su caratteristiche perso-
nali, e sottraendolo all’anonimato di un semplice layout in pianta.
Tacchini esplora e si sofferma su questa fase di evoluzione della casa, e affronta i vari
ambienti con progetti di arredo fatti di ricerca, per materiali e tecnologia, ma anche
dialogo etico tra storia e presente del design. In questa crescita esperienziale, Tacchini
affronta oggi l’ambiente del dining: partendo immediatamente dallo spirito di convivia-
lità, come concetto che anima tutto il progetto, lasciandone una profonda traccia. Non
solo, si svolge lungo tutta la casa un fil rouge che narra di una storia dell’abitare che trat-
tiene tutta la filosofia Tacchini: riconoscendo oggetti e design, diversi per contenuto e
forma, ma coinvolti in una sorta di costante rispondenza. Quindi, il dining come natu-
rale svolgimento della zona living: naturalmente per lo scorrere del tempo dell’abitare,
ma anche per modalità e scenografia. In tal senso, la forma organica del tavolo Orpheus
empatizza immediatamente con lo spazio e con i suoi visitatori: rivelando la forma del
design negli occhi di chi lo guarda, e la matericità delle superfici nella trama delle stesse.
Così come le consolle, sempre di Lorenzo Bini: che ridisegnano gli angoli di una stanza,
o la linearità di una parete, senza soluzione di continuità, quasi integrandosi geometri-
camente. Perché i progetti di Tacchini non sono invadenti, piuttosto li riconosci dal
soffio con cui avvolgono lo spazio e dal racconto che portano con sé: che parla dei valori
di un progetto, ma anche delle persone che lo hanno disegnato e realizzato. Il tema della
sedia diventa così occasione per raccontare e reinterpretare la storia, andando a cercare
nelle ultime decadi del novecento, momenti di istantanea iconicità di Tobia Scarpa:
come le sedie Dialogo e Sempronia, che ci insegnano come la definizione di “classico” si
accompagni a uno status di perenne “contemporaneità”.
Oppure, in un dialogo tra presente e passato, segno formale e competenza tecnica
diventano i canoni estetici nell’attuale interpretazione del concetto di tavolo: il T-Table,
ancora di Tobia Scarpa. Questo progetto si fonda sull’essenzialità della definizione del
tavolo stesso, un piano con quattro gambe che si risolve proprio nell’asciuttezza del
nodo tra questi componenti, e nella scoperta di potere smontarlo in ogni suo elemento:
smaterializzando così la forma, e valorizzando ancor di più il pensiero.
Roma Nuvola sofa by Jonas Wagell