Era da tempo che non poteva far
sinceramente giungere alla mente un pensiero tale,
semplice come la felicità più spontanea, senza prima
azionare freni inibitori. Fiorirono senza parole,
da ogni lato, splendide ninfee. E inseme a queste si
aprirono mute al mondo, come in uno sbadiglio, candide
margherite. I satiri biforcuti volando bassi facevano
luce a chi doveva far strada per ritirarsi nel proprio luogo,
e ogni essere vivente in quella stanza pareva averne uno.
Tutto si era sommessamente messo in moto per tirare
giù la saracinesca in quello splendido parco-giochi che
è il mondo. Le lucciole numerose si accendevano come
minuscoli abat-jour su ogni fi lo d’erba, in ogni cespuglio,
da dentro ogni fi ore, e facevano strade e sentieri per il
rientro di formiche lavoratrici, locuste divoratrici, cicale
spensierate, scarabei e api volanti. Chi con la schiena
piegata dal lavoro, chi satollo e con la pancia piena
fi no all’inverosimile, chi piccolo ma felice. Checché ne
faccia della sua vita, se la sprechi o se la goda, ogni
essere vivente ha una medesima natura inconfondibile
e come tale ha di diritto un posto in questo mondo. Un
posto dove tornare, dove sentirsi a casa, nell’intimità.
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