In un incavo ai piedi dell’albero circondato da orchidee scarlatte e raffi nate, si
celavano nella luce gialla, fi oca e tremolante, centinaia di crisalidi appese in alto.
Una nel gruppo di quelle centrali scricchiolò più forte e ne uscirono due ali frastagliate di colori
iridati e dai rifl essi indicibili, che un pò
incerte inizialmente presero a star sospese per aria. Il guscio vuoto
versava ancora una polvere platino scintillante, che ad ogni movimento
della farfalla si disperdeva su ogni cosa.
Per lei che assisteva dalla bocca dell’antro fu una visione ineffabile,
il sentimento del sublime iniziò a scaldare ogni parte del suo corpo e
sarebbe rimasta lì, di pietra, a guardare ancora quello spettacolo di
bellezza soave anche ore dopo che la farfalla se ne fosse volata via.
Ed in effetti questa l’aveva appena sorpassata, per tuffarsi leggera in
quel mondo che le apparteneva e che solo con la sua presenza e
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il rifl ettere prismatico delle sue
ali battenti costringeva a essere
migliore.
Nel seguire i volteggi della
piccola creatura alzò gli occhi per
quanto poté e non riuscì a vedere la
fi ne di quegli alberi slanciati fi no
all’inverosimile.
Da lassù iniziarono a cadere
planando dolcemente miriadi di
foglie arricciolate.
Una se la sentì scivolare sotto, e mentre ancora si chiedeva che cosa stesse succedendo si trovava già sdraiata
sulla foglia a svolazzare a mezz’aria sospinta dal vento.