A svegliarla, non
sappiamo quanto più tardi,
fu un trillare metallico e lancinante
proveniente da qualche parte in
lontananza. Si scosse dal torpore e non
trovò più né il lago né la cicala. Iniziò
a muoversi sconclusionatamente da
una parte all’altra, più veloce che
poteva, come se si sentisse in ritardo
per qualcosa. Grandi sagome la
sovrastavano ingigantendo ancora di
più la sua sensazione di piccolezza
e smarrimento. Quel frastuono
diventava tremendo e sempre più alto,
i suoi passi sempre più frenetici.
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