Si alzò deciso il canto di una cicala lì nei pressi. Appena si fu avvicinata all’anfratto lungo il lago
dove la piccola cicala sembrava sdraiata lì su teneri cuscini di petali biondo-rosati a guardare il soffi tto da tempo immemore,
si fermò ad ascoltare il canto dell’ozio.
Navigò con lo sguardo leggero di fronte a sé, lo distese
su quelle superfi ci trasparenti, si fece cullare da quelle
forme, attraversò ad occhi chiusi quelle linee fresche e
morbide. Portata per bocca da tutti, per secoli e secoli,
a causa della sua irriducibilità all’effi cienza, la cicala
viveva libera, e senza obblighi aveva tempo per guardare
il cielo.
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