Una
minuscola
estranea
viaggiatrice in
un mondo conosciuto: un infi mo ingranaggio caricato
a molla che si
muove nell’intrico del maestoso meccanismo della Natura. Al suo
p a s s a g g i o
sbocciavano fi ori tanto diafani da essere trasparenti, bocche di primule
aperte
come
calici broccati segnavano la strada. Si snodavano alberi sontuosi dalle
foglie robuste,
l’aria azzurra e tersa il mare candido in cui tutto si immergeva. Solcò di millimetrici spostamenti una cunetta erbosa, levigò
di passi il dorso di
una pietra azzurro marina, tornì la parete di un mogano, si lasciò scivolare
dentro a soffi ci letti
di innumerevoli petali di pervinca. Da lì dentro, come attraverso una
lente azzurra e viola,
l’immensa qualità della vita le riempì gli occhi di entusiasmo e stupore, e
lavò l’onta della sua
crepa di rammarico, sciogliendo i cattivi ricordi di una
abitudinarietà di piombo e grigiore.
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