Lenta a tal punto che il suo arrestarsi di colpo
fu
impercettibile.
Incominciò a percepirlo come un’eco e senza
che avesse il tempo di
girarsi in quella direzione lo sentì crescere veloce
come
un
calpestare
ritmico
insopportabile
che
si
avvicinava.
Tremarono
i
fi li
d’erba. Quel terremoto l’aveva ormai raggiunta,
si trovava in mezzo
al frastuono. Frastuono di mille coppie di
zampette di formica che
marciavano obbedienti e serrate ai suoi lati. Semplicemente
non pensò. Nauseata
da quel rumore, non importava dare un perché logico a quell’esercito di formiche operaie, con tanto di elmetto, che lungo quella strada
probabilmente si dirigevano laboriose al luogo di lavoro, dietro agli schiamazzi deliranti del capofi la. Si fece piccola piccola e aspettò
che riprendessero la strada lasciandola lì. Quella mattina, diversamente dal solito, non sarebbe andata con loro, ovunque esse stessero
andando. Pallido come un fantasma, il senso di colpa sparì assieme all’ultima formica, con una eco fastidiosa di strascico.
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