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And in that moment the air particles become incandescent,
a fi ery plasma is created that envelops the Shuttle for about
ten minutes. It becomes an incandescent ball which we,
the astronauts, see from inside.
cui lo Shuttle appoggia le ruote sulla pista, come un grande
aliante. Tutto avviene per l’attrito con l’atmosfera che rallen-
ta di colpo la corsa. E in quel momento le particelle d’aria
diventano incandescenti, si crea un plasma infuocato che
va ad avvolgere lo Shuttle per circa dieci minuti. Diventa
una palla incandescente che noi astronauti vediamo da den-
tro. Uno spettacolo che non è statico, ma dinamico: fi amme
dai colori più incredibili e intensi. Dal giallo, al viola,
al rosa, al rosso. Quel fuoco senza paragoni si apre, avvol-
gendo l’intera cabina e si richiude sui fi nestrini posteriori,
verso la coda incandescente dello Shuttle. Ogni volta è
impressionante.
ML: In che anno è entrato in servizio?
MC: Nel 1981, totalizzando 135 missioni in una tren-
tina d’anni, più o meno una al mese, se si considera che ha
smesso nel 2011, purtroppo con due grandi incidenti. Qual-
cuno se li ricorderà: quello del Challenger e del Columbia,
che è esattamente lo stesso Shuttle sul quale ho volato io.
ML: Quindi le parti di computer non sono moderne
come immaginiamo?
MC: Per niente, sono vecchissime, è tecnologia degli
anni 70.
ML: Nel suo libro in effetti parla di uno strumento
simile all’odierno navigatore delle automobili.
MC: Sì, ma molto più semplice. Nello Shuttle c’era un
po’ elettronica e tanta elettromeccanica. Pensate solo che i
computer dello Shuttle avevano 128k di memoria. Se uno
tira fuori un telefonino, oggi riusciamo a fare di più. Eppure
thing fantastic. The return is striking from the point of view
of senses and emotions. It means decelerating from nearly 28
thousand kilometers an hour to 350, which is the speed with
which the Shuttle puts its wheels on the runway, like a great
glider. Everything happens for the friction with the atmos-
phere that abruptly slows down the motion. And in that mo-
ment the air particles become incandescent, a fi ery plasma is
created that envelops the Shuttle for about ten minutes. It be-
comes an incandescent ball which we, the astronauts, see
from inside. A sight that is not static but dynamic: the most
intense and incredible coloured fl ames. From yellow, to pur-
ple, to pink, to red. That unparalleled fi re opens up and wraps
the entire cabin and closes up the rear windows, towards the
incandescent tail the Shuttle. It is amazing every single time.
ML: When did it go into service?
MC: In 1981, totalling 135 missions in thirty years,
approximately one a month, if you consider that it stopped in
2011, unfortunately it had two important accidents. Some-
one will remember: the Challenger one and the Columbia
one, that is exactly the same Shuttle in which I fl ew.
ML: So the computer parts are not as modern as we
imagine them to be?
MC: Not at all. They are extremely old. It is technolo-
gy from the 70’s.
ML: In fact in your book you talk about an instru-
ment similar to a current day car navigation device.
MC: Yes, but much simpler. In the Shuttle there was a
little bit of electronics and a lot of electro-mechanics. Just
con questo livello di tecnologia limitato, si è stati capaci di
fare grandi imprese.
ML: Cosa succede se ci ammala in orbita? È possibile?
MC: Può succedere e le chance aumentano, quando i
voli sono molto lunghi. Adesso si sta via per 4 o anche 6
mesi. Lo Shuttle aveva un’autonomia di 19 giorni, perché bi-
sognava portarsi dietro tutto, dai propellenti, l’aria, l’azoto,
l’ossigeno. Per prevenire le malattie, prima del volo, c’è un
periodo che viene chiamato quarantena, ma che per fortuna
dura solo 7 giorni. Una settimana prima del lancio, ci si isola
dal resto del mondo. Chi viene in contatto con te, deve sotto-
stare a dei controlli. Passare anche solo un raffreddore a uno
degli astronauti vuol dire rovinare la missione, perché si va
ad assommare al già notevole stress fi sico a cui si viene sot-
toposti in volo. Lassù si può arrivare a stare male, tanto che
si parla di “Mal di spazio”. E anche in quelle condizioni biso-
gna saper gestire un programma molto compresso. Le gior-
nate di lavoro sono molto lunghe e intense, si sta svegli per
16 ore, con 8 ore di pausa, tra sonno, alimentazione e igiene.
ML: E il sistema immunitario, come reagisce?
MC: Si indebolisce, ci sono variazioni del ritmo car-
diaco, perdita di calcio, qualcosa di simile al processo di
osteoporosi. E, se non si fa ginnastica, i muscoli si atrofi zza-
no. Diciamo che chi va nello spazio vive un processo di in-
vecchiamento precoce. Ma una della ragioni di queste mis-
sioni è nello studio delle mutazioni del fi sico legate all’età.
Ci sono 27 malattie croniche riconosciute, legate alla seden-
tarietà e all’invecchiamento, che sarà uno dei grandi proble-
mi della società del futuro.
ML: Come ci si adatta all’assenza di gravità e che
sensazioni dà?
MC: Innanzitutto le reazioni sono soggettive e impreve-
dibili. Non c’è modo di sapere come ci si comporterà in orbita.
Il fatto che uno abbia fatto il pilota in condizioni estreme non
signifi ca nulla. Ci sono persone che, anche solo sedute su un
aereo a terra, stavano male e che nello spazio sono state benis-
simo e viceversa, piloti esperti che in orbita soffrono parecchio.
Il range dei sintomi è molto allargato. Nella norma servono 2-3
giorni di adattamento. Quando si arriva in orbita c’è assenza di
peso. Quindi i nostri liquidi, che in buona parte stanno nelle
zone inferiori del corpo, vengono redistribuiti verso la parte su-
periore. Ci si ritrova subito la faccia gonfi a, si cambia aspetto di
minuto in minuto. Il corpo umano è comunque incredibile, per-
ché riesce ad adattarsi alle condizioni più estreme.
ML: E che reazioni si provano?
think that the Shuttle’s computers had 128k of memory.
Nowadays, if you get out your mobile phone we can do a lot
more. And yet with this level of limited technology they
were able to do great endeavours.
ML: What happens if you get ill in orbit? Can it happen?
MC: It can happen and the chances increase when the
fl ights are very long. Now you stay away for 4 or even 6
months. The Shuttle had an autonomy of 19 days, because
you had to bring everything with you, including the propel-
lants, the air, the nitrogen, the oxygen. To prevent illness, be-
fore the fl ight, there is a period that is called quarantine, but
that fortunately lasts only 7 days. A week before the launch
you are isolated from the rest of the world. Who comes into
contact with you must undergo controls. Giving even just a
cold to an astronaut means ruining the mission, because you
add to the already considerable amount of physical stress to
which you are subjected to in fl ight. Up there you can get ill,
so much so that we speak about “Space sickness”. And also
in those conditions you need to know how to manage a very
compacted programme. The working days are very long and
intense, you stay awake for 16 hours, with 8 hours break in-
cluding sleeping, eating and personal hygiene.
ML: How does the immune system react in space?
MC: It weakens, there are variations in heart beat,
calcium loss, something similar to to the process of osteopo-
rosis. And, if you don’t do gymnastics your muscles waste
away. Let’s say that those who go to space experience a pre-
cocious ageing process. But one of the reasons of these mis-
sions is to study the physical changes connected to age.
There are 27 recognised chronic diseases, connected to sed-
entary lifestyle and to ageing, that will be one of the biggest
social problems of the future.
ML: How do you adapt to the absence of gravity and
what does it feel like?
MC: First of all the reactions are subjective and unpre-
dictable. There is no way of knowing how we will behave or
react in orbit. The fact that someone has been a pilot in ex-
treme conditions doesn’t mean anything. There are people
who, even just seated on a plane on the ground don’t feel well
and in space have felt fi ne and vice versa, expert pilots who
suffer a great deal in orbit. There is a wide range of symp-
toms. As a rule 2-3 days are needed in order to adapt. When
you arrive in orbit there is an absence of weight. Therefore
our liquids, that are mainly in the lower part of the body, are
redistributed towards the upper part. You fi nd yourself with a
MAURIZIO CHELI
scalpiti e non vedi l’ora di uscire per poter respirare.
ML: Nella fase del rientro che temperature si raggiun-
gono sulla superfi cie dello Shuttle?
MC: Sui 1600 gradi, è un vero e proprio impatto,
qualcosa di fantastico. Il rientro stupisce dal punto di vista
dei sensi e delle emozioni. Signifi ca decelerare da quasi
28 mila chilometri all’ora fi no ai 350, che è la velocità con
and go to the bathroom: it is a little sealed camp-site. No-one
smells anything until the moment of landing. As soon as the
porthole is opened, and you smell fresh air you pace up and
down, eager to get out and breathe.
ML: In the return phase what temperatures are reached
on the surface of the Shuttle?
MC: Around 1,600 degrees, it is a real impact, some-
13.10.2016
rendez-vous Δ4