lampadine nude, all’estremità di un’asta
o su applique formate da un tubolare
a L molto corto e collocate negli angoli.
Sulle scale, la passeggiata architetto-
nica è guidata dalle lampade da parete
Chalier, un ready-made adattato con dei
neon; gli spazi riservati al riposo ed alla
lettura sono illuminati semplicemente
da lampade appoggiate su dei tavoli.
Solo la grande lampada disegnata nel
1928 costituisce una vera creazione che
struttura il grande volume dello spazio
espositivo, valorizzando dolcemente i
dipinti cubisti e puristi, proteggendoli
dalla luce del sole che si leva sul muro
di fronte. La maison La Roche illustra
perfettamente il modo in cui l’architetto
utilizza i dispositivi elettrici per colma-
re, in modo molto misurato, le carenze
di luce naturale, per permettere a colui
che ci abita di muoversi senza pericolo e
di viverci senza ostentazione. Se la sala
da pranzo, luogo privilegiato per il rice-
vimento degli ospiti di La Roche, gode
di numerose fonti di luce, l’immenso
ingresso resta nella penombra: spazio
monocromo destinato ad abbagliare il
visitatore durante il giorno con la luce
che si diffonde dal pannello di vetro, l’il-
luminazione minimalista che accoglie
gli invitati deve produrre lo stesso effet-
to di contrasti luminosi la sera… Il dise-
gno delle luci, il loro posizionamento, la
loro forza si situano costantemente nel
punto di tensione tra l’ombra e la luce,
tra la necessità ed il comfort, tra la sem-
plicità ed il mistero… In questa abitazio-
ne unica, l’illuminazione segue la stessa
logica della tinteggiatura: esse sono en-
trambe parti integranti dell’architettura
e contribuiscono insieme, nella stessa
misura, a preservarne l’effetto di sorpre-
sa, a riservare il piacere della scoperta
a colui che la percorre nelle diverse ore
della giornata, in tutte le dimensioni
dello spazio e del tempo.
Anche prima di avere realizzato le sue
architetture, Le Corbusier progetta del-
le luci per gli interi degli appartamenti
dei suoi primi clienti.
Da allora in poi, non smetterà di dise-
gnare degli apparecchi di illuminazione
per accompagnare tutte le sue costru-
zioni, dall’umile Cabanon de Roquebru-
ne-Cap-Martin alle costruzioni del Ca-
pitole de Chandigarh. Egli userà delle
lampadine di vetro « sottile ed opale »
per il suo appartamento di rue Nunges-
ser et Coli. Per la maggior parte, egli
sarà ispirato da sistemi e oggetti esi-
stenti che poi adatta, trasforma, dipin-
ge. Tutti manterranno una forma sem-
plice, composta da materiali poveri, che
si adatterà perfettamente agli elementi
puliti della sua architettura senza 'con-
taminarla', senza decorarla.
Sono queste qualità che, attraverso un
metodo di riflessione condotto in co-
mune ed attraverso una messa in opera
scrupolosa, nemo e la Fondation le Cor-
busier desiderano trasmettere, rieditan-
do una selezione di lampade disegnate
da Le Corbusier per il suo appartamen-
to-studio di Parigi, la maison La Roche,
la Cité radieuse di Marsiglia, il Capitole
di Chandigarh.
lighting systems and lamps
designed for Villa La Roche, Paris
Le Corbusier, 1925
© ph. Olivier Martin-Gambier - FLC/ADAGP