transitare liberamente dentro tutti i
territori senza alcuna preclusione con
rimandi aperti a tutte le direzioni.
Complessa, incrociata, pluridirezionale
è la logica di una tensione creativa che
compie delle scelte e si riappropria di un
rinnovato concetto di forma. Forma,
appunto, non come indicazione di un
modello, ma contrassegno per un
approccio conoscitivo, di un sistema di
idee. In questa accezione, significativa e
singolare è la riflessione mutata ed
attualizzata del concetto di metamorfosi
che la cultura Barocca aveva formulato
viene rinverdita da Deleuze Guattari che
ne coglie a piene mani la potenzialità per
la teorizzazione di una forma aperta,
dinamica, che si serve in modo trasversale
della Storia. Di particolare interesse per la
riflessione sul metamorfico e la sensibilità
contemporanea, risulta il concetto
di ‘accidentÈ di Giordano Bruno,
che concepisce un universo privo
di distinzioni gerarchiche, tutto infinito
perché privo di ogni margine ma non
totalmente infinito perché composto
da mondi finiti. La materia è il principio
di unità della molteplicità delle forme
particolari esteriori che “sole si cangiano
e si annullano ancora, perché non sono
cose ma de le cose, non sono sustanze
ma accidenti e circostanze e non si tratta
di mutazione che cerca altro essere, ma
altro modo di essere”. Trovo affascinante
come sia legittimata l’arbitrarietà dello
sguardo e come il relativismo venga nel
contempo ridotto a fenomeno apparente
e non di sostanza. Dello stesso avviso
Tommaso Campanella che invece insiste
nella capacità sensistica
dell’interpretazione della realtà,
anticipando il valore tattile della
superficie dell’oggetto e sensuale
dell’immagine virtuale. “Ora io trovo che
li sensi son certi più che ogni altra
conoscenza nostra, tanto d’intelletto,
come di discorso, come di memoria,
poiché ogni lor notizia dal senso nasce, e
quando sono incerte queste conoscenze,
col senso s’accertano, e correggonsi, et
esse non sono altro che senso indebolito
o lontano o strano”. Molteplicità di valore
nell’interpretazione, attenzione al dato
fenomenico quale atto noetico, ma
soprattutto concezione corpuscolare e
vitalistica della realtà attraverso la forma
come ribadiva Leibniz con la formulazione
del concetto di monade, quasi un
anticipazione della scoperta della cellula.
Per il filosofo non è la funzione
raziocinante che definisce l’essere umano
ma è l’uomo nel suo complesso, con le
sue relazioni nel mondo e fra intelletto
e corpo. La gradualità, che sembra essere
La forma come struttura del possibile: una storia.
Metamorphosis
080. 081.
Jan Dibbets, horizon, 1973
Barry Le Va, Extensions, 1971