processuale proprio come la forma più
ferma e costituisce un accesso alla
cultura classica immediata ma che
rimanda ai calchi recenti di Duchamp,
Jasper Johns ma pure di Robert Morris.
In questa direzione è indubbio che il
concetto di metamorfosi si allinei con il
processo che costituisce l’opera d’arte:
l’iter costruttivo dell’opera e
i cambiamenti progressivi che la
definiscono diventano l’oggetto primario
di interesse della speculazione artistica,
facendo sì che la metamorfosi della forma
diventi in qualche modo parallela alla
costituzione di un estetica nuova,
organica, e in quanto tale strettamente
legata alla percezione aptica del singolo.
Nel 1966 alla Fischbach Gallery di New
York Lucy Lippard presenta Eccentric
Abstraction con opere di Eva Hesse, Keith
Sonnier, Bruce Nauman, Louise Bourgeois
fra gli altri. L’installazione di lavori in spazi
aperti in natura accelera la loro
percezione fenomenica. La scultura
diventa essa stessa luogo e fa rilevare
sensi anche solo dalla semplice
giustapposizione. Lo stesso Carl Andre,
testimonial per eccellenza della ricerca
minimalista, definisce clastico il suo
approccio con la scultura, nel senso di
spezzato o anche formato da frammenti
di rocce preesistenti. Il termine rivela
la differenza fra forma predefinita chiusa
e forma che rivela, forma che comunica,
anche su sollecitazioni elementari come
il confronto di unità uguali e simili.
Proprio la valenza fenomenologica
ed esperienziale sembra suggellare
il successo di una conformazione ‘calda
e organica’ dell’oggetto, connotato in
senso antropologico e ancestrale dall’Arte
Povera, che è da intendersi quale
elemento residuale di un processo
aperto.
Occorre ricordare che Eva Hesse
ad Eccentric Abstraction aveva presentato
Hang-Up, una sorta di cornice vuota,
un filo di acciaio fissato in due punti sul
telaio che ricade in avanti, inerte:
l’incontro assurdo di due sentimenti
estremi come lei stessa osservava. “La
costruzione è veramente molto ingenua,
una cornice, chiaramente, e sta sul muro,
con un filo sottilissimo, solido ma
facilmente piegabile che ne viene fuori.
La cornice è fatta tutta di fettucce e di
corde, tutto questo assomiglia ad una
ingessatura, come quando uno si rompe
un braccio. È estremo ed è perciò che lo
amo e non lo amo. Talmente assurdo…
è la struttura più comica che io abbia mai
fatto e perciò è veramente buona.
Ha una sorta di profondità, di anima, di
assurdità, di vita, di senso, di emozione
o di intelletto che voglio ottenere”.
Di concerto nello stesso anno Robert
Smithson sottolinea il valore temporale
quale asset fondamentale per un arco
temporale in cui la materia stessa
si trasforma. L’artista pensa a processi
non resistenti che comportino la
sedimentazione reale della sostanza o ciò
che definisce nel 1966, polverizzazioni.
“Ossidazione, idratazione,
carbonizzazione e corruzione (i processi
principali di disgregazione di rocce e
minerali) sono quattro procedimenti che
Metamorphosis
072. 073.
Carl Andre, Equivalent Viii, 1966
Eva Hesse, hang Up, 1966
La forma come struttura del possibile: una storia.