STORIE DI CASE
He didn’t like to stay at home alone. When he designed it, he had chosen the
furnishings for each room, studied every detail - the chairs, the tables, the
decorative touches - and imagined it full of friends.
Driving down the tree-shaded driveway in his coupe, he was happy
that Thomas and Camille were awaiting him. They had been his
guests for the week. Javier had invited them to spend a few days
relaxing with him, enjoying the swimming pool, visiting the nearby
countryside, falling asleep to the chirping of cicadas. In the mean-
time, he was completing the preparation of the exhibition he was
curating, sometimes going to the studio, other times working from
home. In the morning, when the sun was not too hot, he would perch
on one of the tables outside to work, and in the afternoon he’d move
over to one of the sofas in the living room.
“I stopped in the village to get a white melon,” he proclaimed as soon as he
returned, his blonde hair caressed by a ray of sunshine. “Did you two have
a good morning?”
“We took it easy,” replied Thomas. “We woke up late, had breakfast, and
stretched out outside to read.”
“What are you reading?” Javier asked.
“Crossroads by Franzen,” Thomas replied.
“I’m reading Pier Vittorio Tondelli, an Italian author,” Camille added. Then she
looked around as if it were the first time she had found herself here. “This
house reflects you. And it conveys a cosmopolitan feeling. It’s as if it could
be here or anywhere else. It seems suspended in time. I would never leave.”
Javier smiled. He was happy that his friends felt at ease in the spaces
he had designed with them also in mind.
Suspended in time
Non gli piaceva restare a casa da solo. Quando l’aveva progettata, aveva
scelto gli arredamenti di ogni stanza, studiato ogni dettaglio - le sedie, i
tavoli, i soprammobili - se l’era immaginata piena di amici.
Percorrendo a bordo della sua coupé il vialetto di ingresso, riparato
dall’ombra di qualche albero, si era sentito felice che Thomas e Camille
lo stessero aspettando. Erano suoi ospiti da una settimana. Javier li
aveva invitati a passare qualche giorno di relax da lui, sfruttando la
piscina, visitando le campagne intorno, addormentandosi con il frinire
delle cicale. Lui, nel frattempo, avrebbe ultimato l’allestimento
della mostra che stava curando. Ogni tanto andando in studio, altre
volte lavorando da casa. La mattina, quando non batteva il sole,
appoggiandosi a uno dei tavoli all’esterno, il pomeriggio spostandosi
su uno dei divani del living.
“Mi sono fermato in paese a prendere un melone bianco” aveva esordito
appena rientrato, i capelli biondi sfiorati da un raggio di sole, “voi avete
passato una buona mattinata?”
“Ce la siamo presa comodi” aveva risposto Thomas, “ci siamo svegliati tardi,
abbiamo fatto colazione e ci siamo sdraiati fuori a leggere”.
“Cosa state leggendo?” aveva chiesto Javier.
“Crossroads di Franzen” aveva detto Thomas.
“Io Pier Vittorio Tondelli, un autore italiano” aveva specificato Camille. Poi si
era guardata intorno, come fosse la prima volta che si trovava lì. “Questa casa
ti rispecchia. E trasmette una sensazione cosmopolita. É come se potesse
trovarsi qui e in qualsiasi altro posto. Sembra sospesa nel tempo. Non me ne
andrei mai”.
Javier aveva sorriso. Era felice che i suoi amici si trovassero a proprio
agio negli spazi che aveva progettato anche pensando a loro.
Sospesi nel tempo
Chapter N. 5
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