STORIE DI CASE
Chapter N. 1
Sara was still sleeping. Gazing at her from the corridor, her delicate body
outstretched upon the sheets, she looked like a snowflake that had just
landed upon the surface of a lake.
Leaving the room, Luca made his way to the living room without
making any noise. There was no need to turn on any lamps: from
the immense windows that opened onto the garden, the day began
to dawn, called to awaken by the chirping of robins and blackcaps.
He opened the fridge, poured himself a glass of orange juice and sat
on one of the two twin armchairs, surrounded by the silence of the
house. He had never happened to be in that room at such an unusual
hour, shortly after half past five in the morning.
In that light, the living room seemed different to him. He looked at it as if he
had never seen it before. First he set his gaze on the small marble table, then
he shifted it to the painting that covered almost entirely one of the walnut
panels on the wall, recalling the London gallery where he had bought it the
previous summer.
He lingered there for a few more minutes, sitting in the armchair, with his
glass in his hand, forgetting everything, until out of the corner of his eye he
saw a movement to his left.
Unaware of being observed, less than three meters away, separated
only by the few millimeters of the glass of the window, a young roe
deer grazed on the tenderest shoots of grass.
Suddenly the animal raised its head, startled by a sudden noise,
turned towards Luca, looked at him for a split second, and then ran
away. Sara’s shadow popped out, barefoot, upon the opposite wall
of the room.
Sara’s shadow
Sara dormiva ancora. A osservarlo dal corridoio, il suo corpo diafano, adagiato
sulle lenzuola, sembrava un fiocco di neve appena posato sulla superficie di
un lago.
Uscito dalla camera, Luca si era diretto verso il salotto senza far rumore.
Non c’era stato bisogno di accendere nessuna lampada: dalle immense
vetrate che si aprivano sul giardino il giorno iniziava ad albeggiare,
chiamato a destarsi dai cinguettii di pettirossi e capinere.
Aveva aperto il frigo, si era versato un bicchiere di succo d’arancia
e si era seduto su una delle due poltroncine gemelle, circondato dal
silenzio della casa. Non gli era mai capitato di trovarsi in quella stanza
in un’ora così insolita, poco dopo le cinque e mezza del mattino.
Sotto quella luce il salotto gli era sembrato diverso. Lo aveva osservato come
non lo avesse mai visto. Prima aveva posato lo sguardo sul piccolo tavolo in
marmo, poi lo aveva spostato sul quadro che copriva quasi interamente uno
dei pannelli in noce della parete, ricordandosi della galleria di Londra in cui
lo aveva acquistato l’estate precedente.
Era rimasto qualche altro minuto lì, seduto sulla poltrona, con il bicchiere
in mano, dimentico di tutto, fino a quando con la coda dell’occhio aveva
percepito un movimento alla sua sinistra.
Inconsapevole di essere osservato, a meno di tre metri di distanza,
separato solo dai pochi millimetri della vetrata, un giovane capriolo
stava brucando i germogli più teneri d’erba.
Improvvisamente l’animale aveva alzato la testa, come destato da
un rumore improvviso, si era voltato verso di lui, lo aveva osservato
per una frazione di secondo ed era fuggito via. L’ombra di Sara era
spuntata a piedi nudi sulla parete opposta della camera.
L’ombra di Sara
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