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Corriere della Sera Sabato 10 Aprile 2021
LIBERITUTTI
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pleanno) fosse assalito dall’in-
quietudine e dai dubbi: forse
il futuro stava svoltando da
un’altra parte? Oggi Colombo
sarebbe probabilmente diven-
tato più cauto nell’uso dei ma-
teriali plastici — o nella ricer-
ca di una standardizzazione
eccessiva dell’abitare. Se fosse
ancora vivo, ci piacerebbe in-
vitarlo, novantunenne, a col-
laborare alla progettazione
del Padiglione Italia a Expo
Dubai, che stiamo ultimando
in questi mesi. Siamo convinti
che si divertirebbe moltissimo
a lavorare insieme al team di
progetto con materiali nuovi e
circolari — plastica riciclata,
bucce d’arancia, fondi di caffè.
Anche quei suoi progetti
che nel tempo si sono rivelati
antistorici, hanno tuttavia
avuto un ruolo fondamentale:
aiutarci a trovare la strada del
domani. Joe Colombo aveva
capito come il designer debba
essere un «agente mutageno»
capace di stimolare una rispo-
sta, o feedback, da parte della
società. La costruzione del fu-
turo del mondo artificiale —
alla stregua del mondo natu-
rale — procede per prove ed
errori. Entrambi sono utili e
necessari.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
buc
Abitare
Caro Joe, ci hai insegnato il futuro
L’omaggiodiduearchitetti,CarloRattieItaloRota,
aColombo,ildesignervisionarioscomparso50annifa
«Utopistapragmatico,lovorremmoconnoiaDubai»
di Carlo Ratti e Italo Rota
Chi sono
● Carlo Ratti,
architetto e
ingegnere,
dirige il
Senseable City
Lab al
Massachusetts
Institute of
Technology di
Boston ed è tra
i fondatori dello
studio CRA-
Carlo Ratti
Associati, con
sedi a Torino e
New York.
È tra i
protagonisti del
dibattito
sull’influenza
delle nuove
tecnologie in
campo urbano.
«I
l designer quin-
di non disegnerà
più solo con la
matita, ma cree-
rà con la collabo-
razione di tecnici, scienziati,
professori e dottori e, in un fu-
turo abbastanza immediato,
con un cervello elettronico».
La frase sembra scritta oggi,
ma risale agli anni Sessanta
del Novecento. Il suo autore? Il
designer Joe Colombo, di cui
ricorre quest’anno il cinquan-
tenario della scomparsa.
Joe Colombo occupa un
ruolo speciale nella genera-
zione dei designer italiani nati
all’inizio degli anni Trenta.
Mentre Alessandro Mendini
radicava il suo immaginario
nelle pieghe anticonformiste
della storia dell’arte, ed Enzo
Mari centrava la sua azione sul
ruolo sociale del progettista,
Colombo guardava soprattut-
to al futuro. Era un utopista
delle tecnologie e della mate-
ria. Ma di un tipo speciale: un
utopista pragmatico. In grado
di tradurre le sue visioni più
coraggiose in applicazioni
concrete, da far realizzare alle
aziende con cui collaborava,
come ci racconta Ignazia Fava-
ta nel bel Catalogo ragionato,
appena uscito da Silvana Edi-
toriale.
I mobili di Joe Colombo in-
carnano il futuro visto dai de-
cenni della Corsa allo Spazio.
Boby, il «mobile a torre», co-
me lo aveva chiamato lui stes-
so, oggetto «razionale, fun-
zionale e funzionante»: una
cassettiera colorata verticale
incernierata sul lato, che ha
catturato l’immaginario lavo-
rativo del secondo dopoguer-
ra. Oppure la Tube Chair, epi-
tome dell’anti-design: quattro
cilindri in plastica di dimen-
sioni variabili allungati per
terra, su cui stravaccarsi libe-
ramente.
Ma quello che forse ancora
oggi ispira di più il nostro la-
voro è l’Unità arredativa glo-
bale. Ovvero una capsula abi-
tativa — ancora una volta in
plastica, il materiale per lui
più versatile e affascinante —
capace di supportare ogni
aspetto della vita umana. Ispi-
rata tanto alle missioni Apollo
della Nasa quanto alle ricer-
che dell’architettura metabo-
nostra pratica professionale.
Non tanto per gli esiti formali,
probabilmente
superati,
quanto per il modo in cui ci
racconta il ruolo del designer.
Ovvero come un professioni-
sta capace di confrontarsi con
i grandi temi della contempo-
❞
Progetto radicale
Amava le tecnologie e i
nuovi materiali. La sua
capsula abitativa sembra
arrivare dallo spazio
Chi era
● Joe Colombo
(1930 – 1971)
è stato un
designer
italiano. Figlio
di un
industriale, nei
primi anni ‘50 è
entrato nel
gruppo di
pittura
nucleare con
Enrico Baj. Ha
studiato
all’Accademia
di Brera e, nel
1961,
abbandonata
la professione
di artista, ha
aperto uno
studio di
design. Nel
1967 ha vinto il
Compasso
d’Oro per la
lampada
Spider. Nel
1968 ha
ottenuto il
Design
International
Award a
Chicago e, di
nuovo, nel
1970 ha vinto il
Compasso
d’Oro per un
condizionatore
d’aria.
● Il libro Joe
Colombo
Designer.
Catalogo
ragionato
1962-2020, di
Sivana
Editoriale, a
cura di Ignazia
Favata, ha 304
pagine con 730
immagini e
costa 85 euro
❞
Affinità
Sfida della sostenibilità:
si divertirebbe nel team
del Padiglione Italia che
siamo creando all’Expo
lica e cellulare, sembrava es-
sere atterrata sulla terra diret-
tamente dalla stazione spazia-
le orbitante. Venne celebrata,
come molti altri progetti radi-
cali di quegli anni, nella mo-
stra «Italy – the New Domestic
Landscape» al MoMA di New
York nel 1972.
Ancora oggi, il suo lavoro è
di grande attualità e ispira la
raneità, portandoli alle loro
estreme conseguenze. Si dice
che una volta, in viaggio negli
Stati Uniti insieme a Gae Au-
lenti, la terrorizzò con una
previsione audace: in futuro,
tutti avrebbero portato il tele-
fono in tasca.
Pare che alla fine della sua
giovane vita (morì il giorno
del suo quarantunesimo com-
Rilassato Joe
Colombo sulla
poltrona Elda
(1965). Accanto,
l’Unità arredativa
globale (1971)
Lo speciale Design, gratis il 13 aprile con il «Corriere»
Passione e funzionalità, i sentimenti dell’abitare
I
l cuore che campeggia tra
suggestioni dalla natura,
oggetti e tanto colore. Profusi
a piene mani, come una cascata
di affetto. Così si aprirà il nostro
Design, lo speciale gratuito in
uscita martedì 13, con il giornale,
svelando già dalla cover (l’opera
«Back to living in full color»
creata in esclusiva dalla designer
Paula Cademartori ) i temi forti
della casa 2021: emozione e
ottimismo, amore per la natura e
soprattutto per gli arredi che ci
aiutano a stare bene nel nostro
spazio personale. «Abbiamo
trovato il tempo di mettere a
fuoco questi sentimenti, che ci
hanno infuso la linfa per
ripartire. Con energia e
ottimismo», ci racconta Paula,
industrial designer tra moda e
arredo: lei stessa nell’ultimo
anno, valorizzando la sua duplice
formazione, ha creato dei tappeti,
e una linea di oggetti multiuso in
materiale riciclato dai rifiuti.
Come la casa e le nostre
aspettative a riguardo siano
cambiate lo sintetizza l’editoriale
di Francesco Zurlo, e lo
raccontano, nella sezione Primo
piano, 4 testimonial del design,
dell’architettura, dell’arte e
dell’alto artigianato: ciascuno ci
ha svelato sentimenti e progetti
scaturiti da quest’anno
complesso ma sfidante. Che
rimarranno un valore. I
personaggi e i prodotti eccellenti
delle imprese made in Italy:
Alberto Alessi racconta aneddoti
e visioni dei 100 anni del suo
marchio e degli oggetti che li
hanno scanditi, mentre Carlo
Molteni rievoca con trasporto
l’architetto Aldo Rossi e la
relazione privilegiata che ebbe
con la sua azienda. A proposito di
relazioni, Giovanni Anzani, uno
dei tre ceo di Poliform, presenta,
attraverso Marco Spinelli, la
strategia a lungo termine che
introdurrà tutti i «cugini giovani»
nell’impresa di famiglia.
Malgrado l’anno inaspettato e
l’assenza delle fiere, designer e
aziende rilanciano idee nuove per
una casa funzionale, ma ancora
più vicina alle nostre passioni:
molti gli approfondimenti e,
inoltre, un’ampia rassegna di
arredi novità. E poi racconti di
innovazione e successi di
mercato. Si conclude con le storie
di progettisti internazionali: il
graphic designer Stefan
Sagmeister, l’editore Benedikt
Taschen, lo stilista Kenzo,
scomparso nel 2020, e l’asta dei
suoi arredi. Con l’«ultima parola»
del maestro dell’architettura
Ricardo Bofill, intervistato da
Stefano Bucci. Personaggi che ci
indicano come creatività e
visione siano valori su cui
continuare a puntare in futuro.
Silvia Nani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Progetti dirompenti
Da sinistra, la seduta configurabile
Tube Chair (1969) riprodotta oggi
da Cappellini; la lampada da tavolo
Acrilica realizzata da Oluce, del
1962; il letto Cabrio-let con
«baldacchino» pieghevole per
Sormani, del 1970; e la cucina su
ruote Mini Kitchen prodotta da
Boffi, del 1963
La cover Il l nostro speciale Design, in uscita il 13 aprile, ha
in copertina un disegno esclusivo di Paula Cademartori:
56 pagine con reportage, interviste ai personaggi, storie
di imprese, novità prodotto e approfondimenti
cover Il l nostro
● Italo Rota,
architetto, è a
capo dello
studio di
progettazione
Italo Rota
Building Office
ed è direttore
scientifico della
NABA, Nuova
accademia di
Belle Arti di
Milano. Ha
realizzato
progetti in tutto
il mondo, dal
Museo del
Novecento a
Milano, alla
sede della
Columbia
University a
New York.
Tra i servizi
Storie di creativi e aziende
già ripartiti, i cento anni di
Alessi, l’asta della casa di
Kenzo, intervista a Bofill
«Любой предмет начинается с мечты,
фантазии. Или, цитируя одного из моих
любимых писателей Делмора Шварца,
«сны порождают обязательства». Обяза-
тельства дизайнера — воплотить образ
в материалах, при этом не жертвуя функ-
цией объекта. Если предмет мебели вызы-
вает чувства, которые были у меня, когда
я над ним работал, значит, все получи-
лось. Стол Lotus — это история о природе
и свободе. Мне хотелось, чтобы строгие
формы показали свою «мягкую» сторону,
поэтому я использовал металл и камень
в сочетании с нежным тактильным тексти-
лем. Отличительная особенность стола —
внушительные ножки, декорированные
кожей, и столешница — мраморная, бру-
тальная, снизу она неожиданно оказы-
вается теплой благодаря той же обивке.
Мне важно, чтобы предмет мебели мож-
но было персонализировать, «жонглируя»
материалами, финишами, аксессуара-
ми. Стол, например, по вашему желанию
может быть украшен традиционной вы-
шивкой, выполненной вручную. Выбор —
это свобода, а этот год показал нам всем,
как она важна. Италия первой в Европе
ввела режим строгой изоляции, и вид опу-
стевшего города произвел на меня силь-
нейшее впечатление. Моя жена — врач,
она была на передовой, пока я сидел
дома с нашей трехлетней дочерью, ста-
раясь сохранять спокойствие за нас всех.
Этот опыт снова показал, как важен дом:
он оказывается крепостью, источником
ресурсов, все окружающие предметы мо-
гут придать сил, если они — воплощенная
мечта». www.longhi.it
О столе Lotus, новинке итальянского бренда
Longhi из коллекции Sartoria, рассказывает его
автор — дизайнер Джузеппе Яспарра.
Другая новинка Longhi из коллекции Sartoria — стол Keope по дизайну Джузеппе Вигано. Столешница
может состоять из двух или трех секций, выполненных из разных видов мрамора. Ножки декорированы
вставками из кожи или дерева — эбенового, ореха каналетто или сикомора на выбор.
Свобода выбора
ДЕТАЛИ СТОЛОВЫЕ
2 ELLEDECORATION.RU
ELLEDECORATION.RU 3
Sartoria Collection
vero Modern Chic firmato LONGHI
Design nel segno dell’eleganza e del vero Made in Italy. È il punto di forza di Longhi,
azienda italiana di profilo internazionale che da sessant’anni esplora l’universo
domestico spaziando dal living al dining, dal complemento a porte e sistemi scorrevoli,
anticipando e interpretando le tendenze dell’abitare contemporaneo “Modern Chic”.
L’ulteriore conferma? Dall’ultima creazione, Sartoria Collection, con pezzi di design
che fondono la semplicità volumetrica delle forme con la sensualità dei materiali: una
produzione tipologicamente completa, coerente con l’estetica del brand. Un progetto
globale, declinabile a ogni latitudine e in ogni situazione architettonica. Sartoria punta
all’essenziale senza trascurare l’artigianalità e la cura del dettaglio, tutti i prodotti sono
curati come un abito su misura. Il divano Riverside, disegnato da Giuseppe Iasparra,
Titolino dida
Retatia aperion exerspe modi omnia intur,
sequia et et est laut voluptisci doloreh
enditaq uatempost ommoditis explit re
plaudias natent, odi ditrse.
Eleganza e made in Italy:
sono i punti di forza delle
collezioni di design by Longhi,
brand italiano dal profilo
internazionale che da 60
anni arricchisce la casa con
creazioni sofisticate e su misura
ha una linea destrutturata, proporzioni basse e non eccessivamente profonde che
invitano a una seduta più rilassata e informale, anche grazie alle ampie cuscinature
in piuma d’oca. Complementi e tavolini arricchiscono il sofà di inedite funzionalità.
Riverside è perfettamente a suo agio in tutti i contesti di pregio grazie all’eleganza
e semplicità delle sue linee. Nel tavolo Lotus, invece, l’innovazione tecnologica si
accosta al prestigio del ricamo a mano “Marlène”.
Intimo, ricercato e rigoroso, il divano Atar
di Giuseppe Viganò ha un design singolare:
i tratti distintivi della tradizione vengono
reinterpretati in chiave contemporanea, le
forme ridisegnate e le proporzioni asciugate.
Il carattere e il sapore dei pezzi sono
esaltati da un gioco di contrapposizioni
sorprendenti e da ambientazioni in contesti
architettonici volutamente essenziali, e
di gusto spiccatamente attuale. Questa
è l’atmosfera della collezione Sartoria:
ambienti sofisticati e ricchi di charme
contraddistinti
da
materiali
raffinati,
marmi pregiati e forme pulite, evocano
sensazioni che trovano una sintesi ideale
nel mood “Modern Chic”, che riassume in
maniera eccellente la filosofia progettuale
del brand.
Titolino dida
Retatia aperion exerspe modi omnia intur,
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Titolino dida
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enditaq uatempost ommoditis explit re
plaudias natent, odi ditrse.
fill, intervistato da
ci. Personaggi che ci
me creatività e
siano valori su cui
a puntare in futuro.
Silvia Nani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LONGHI
JOE COLOMBO
Elda, 1963
Longhi
463_SPECIALE_AZIENDE_19990413.indd 220
06/04/20 14:19
WORLDWIDE
COMMUNICATION
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