accuse e recriminazioni, si chiede perdono e
si giura amore.
Sono uno scrittore, la luce è quel che
ricordo dei giorni che vivo, e le voci. La luce che
esce dalle finestre delle case degli altri, quando
cammino per le strade affollate al pomeriggio o
deserte in piena notte, è sempre stata il mio
tormento, per non poter bussare ai portoni e
chiedere di entrare, di farmi raccontare che
succede, e se non succede niente, che luce è
quella?, di chi sta riposando o preparando una
festa?, di un marito annoiato o di un figlio che sta
per partire lontano? Non c’è un lavoro che potessi
sognare più bello di questo: essere mandato in
alcune città del mondo a bussare alla porta di
sconosciuti felici di farmi entrare, di rispondere
alle mie domande. “Mi chiamo Olya, sono russa di
nascita, New York è la mia città da tanto tempo, lo
sarà per sempre, questa casa che ho potuto
comprare dà sul parco-passeggiata chiamato
High Line, ho tolto le tende, è come uno
spettacolo che offro alla città che mi ha offerto
tanto”.
Scrivere storie vere, di persone vere, che
vivono come tutti in case più o meno normali,
pagate in contanti o con mutui trentennali,
scrivere dopo avere guardato in faccia uomini e
donne che un attimo prima non conoscevo,
questo ho fatto per Foscarini. La luce delle loro
case le racconta Gianluca Vassallo, che come me
viene da un’isola e ha questo male incurabile del
voler vedere tutto oltre il nostro mare, del volersi
consumare le scarpe nelle città enormi del
mondo. La luce non si può raccontare a parole, le
vite sì, questo ho provato a fare, sapendo che le
vite sono più potenti sempre delle parole, ma
questo ci resta per provare a non essere vissuti
invano, dopotutto, questo soltanto: raccontare
con parole e storie, per quel che è possibile, nel
caso qualcuno voglia togliere tempo alla vita vera
per leggerle.
Nelle case degli altri, la luce.
Foscarini — Vite
new beginnings; they hurl accusations and
recriminations as forgiveness, and vow their love.
I am a writer. Light is what I recall of the
days I have lived, and voices. The light that shines
from the windows of the homes of others, when
I walk down crowded streets in the afternoon or
deserted ones late at night, has always been a
torment for me - knowing I could not knock on
the doors and ask to enter, to listen to what is
happening, and if nothing is happening, to ask:
what kind of light is that? The light of someone
resting, or preparing for a celebration? The light
of a bored husband or a son about to set off on
a distant journey? I couldn’t dream of a better
job than this one: to be sent to various cities in
the world to knock on the doors of strangers who
are happy to welcome me inside, and to answer
my questions. “My name is Olya, I am Russian by
birth; New York has been my city for a long time,
it will always be my home. I have managed to buy
this house with a view of the walkway of the High
Line, and I have removed the curtains, as though
to offer a performance to the city that has given
me so much”.
To write true stories, about real people who
live, like everyone, in more or less normal houses,
paid for in cash or with a 30-year mortgage; to
write after having been face- to-face with men
and women I didn’t know just a moment ago: this
is what I have done for Foscarini. The light of
their homes has been photographed by Gianluca
Vassallo, who, like me, comes from an island
and has this incurable illness of wanting to see
everything beyond our sea, of wanting to wear
out his shoes in the enormous cities of the world.
Light cannot be told in words, but lives can, and
this is what I have set out to do, knowing that lives
are always more potent than words, but this is
what is left for us, to try not to have lived in vain,
after all, simply this: to narrate with words and
stories, as far as it is possible, in case someone
wants to take some time from real life in order to
read them.
Light, in the homes of others.
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