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Ritratti — volume 1
Calore — Lo cerchiamo sempre, nelle
camerette tinta pastello della nostra giovinezza,
nei sicuri abbracci di un genitore, nelle giornate
terse senza foglie e nelle lenzuola di qualche
anonima stanza d’albergo.
Il calore non si vede, non lascia tracce, ma
si sente. Non indossa divise, non timbra mai
biglietti e si nasconde ovunque. In troppi lo
hanno inseguito per dargli volto e nome; alcuni
di loro rischiando anche la vita.
Di ritorno tutti hanno solo confermato di aver
visto impronte sulla neve o qualche bagliore
in lontananza, nient’altro. Un giorno Ettore
Sottsass scrisse: “Volevo capire, volevo
imparare, volevo disperatamente sapere se
c’è un modo – o se non c’è – di disegnare una
stanza dove si possa trattenere l’esistenza.
Tenere l’esistenza almeno per il fondo della
camicia. Anche soltanto per un po’. “ Forse
pensava anche ad una stanza per il calore.
Warmth — We seek it always, in the pastel
colours of the bedrooms of our youth, in the
safe embrace of a parent, in clear leafless days,
between the sheets of some anonymous hotel
room.
Warmth is not seen, leaves no trace, but can be
felt. It wears no uniform, never validates tickets
and hides everywhere. Many have pursued it to
try to give it a face and a name; some have even
risked their lives.
On the way back, they have all simply confirmed
that they saw footprints in the snow, or some
glow in the distance, nothing more. One day
Ettore Sottsass wrote: “I wanted to understand,
I wanted to learn, I desperately wanted to know
if there is a way – or not – to design a room
where existence can be detained. To hang on to
existence, at least by its shirttails. Even just for
a while.” Maybe he was also thinking about a
room for warmth.
Calore
text by Marco Minuz
Thiene, Ritratto della forma