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Mastery
si aggiungono i loro proprietari, uno o due
al massimo per azienda. Cemento, vetro
e fibra di carbonio i materiali che aprono
il capitolo di come nel XXI secolo un
nuovo senso del materiale si accompagni
ad una necessaria fase di riconversione
e di riposizionamento industriale. Non
siamo nel 1945 e il tipo di riconversione
non è quella della Iso che passa dalle
caldaie alle motorette e neppure quella
della Piaggio che passa dalle strutture a
guscio dei bombardieri allo scooter, ma
è comunque una via per riconsiderare il
modo di produrre dell’azienda nato dai
sovvertimenti di mercato degli ultimi
quindici anni. È un cambio di prospettiva
pur rimanendo nella propria specificità.
Se anche il quadro viene modificato per
operare questa trasformazione, il tema
dell’artigianato industriale si ripropone
attraverso un medesimo tipo di conduttore
e di figura classica del design italiano.
È la stessa figura spuria dell’operaio-
artigiano, del padrone-progettista, del
produttore-editore a ripresentarsi sulla
scena. È il modo italiano di inventare
una sorta di solutore di problemi a tutto
campo che sta tra tecnica e forma, tra
dettaglio e prestazione, tra sottofornitura
di qualità e concentrazione di svariate
lavorazioni in un’unica persona. Sono
figure-perno, centrali per la nostra storia
come il Natale Cappellaro operaio della
Olivetti, prima montatore delle macchine
place also changes, the theme of industrial
craftsmanship once again becomes a key
element of Italian design.
We see a fictional figure of the worker/
craftsman, the proprietor/designer, the
manufacturer/edition-maker that reappears
on the scene. This very much represents the
Italian way of inventing a sort of all-around
problem-solver in a single person that lies
between technique and form, detail and
performance, quality sub-contracting and
concentration of various processing stages.
Examples of these pivotal figures central
to our history include Natale Cappellaro,
a worker at Olivetti who was initially an
assembler of MP1 typewriters and then
designer of the revolutionary multi-
operation calculators; or engineer Carlo
Barassi who during the Second World War
started with foam pads to protect the tanks
on bombers, then went on to the new seats
in elastomers for cars, and then the Arflex
domestic padding; or Enrico Garbarino who
let Ettore Sottsass convince him to venture
into the production of “false” laminate
surfaces, by coupling some pressed
melamine resins to a sheet of plywood
or chipboard, with which he invented the
Abet Print. In casting the limelight on Crea,
Vetrofond and FAPS, Foscarini proves that
it believes in this narrative.
Crea was founded by Giovanni
Piccinelli. He started out as a cement
layer and, after working for a while in
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Maestrie