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Mastery
potuta estendere a tutti i nuovi materiali
che sarebbero comparsi sulla scena da
lì in avanti come se qualsiasi forma di
innovazione tecnica potesse venir sempre
interpretata “da ebanisti”.
Bastava saper sdoppiare determinati
passaggi della produzione perché si
compisse accanto a noi, al meglio, questa
o quella fase del progetto da agganciare
poi a quelle successive di una catena.
Una linea di produzione a corrente
alternata e segmentata che consentiva
però di passare dall’uno all’altro di questi
comparti di lavorazione quasi naturalmente.
Come in un montaggio cinematografico
si riuscivano ad accostare logiche tra loro
eterogenee in cui le relazioni e i legami
stretti erano costituiti grazie ad un principio
di qualità.
Parte 3.
Il carotaggio che abbiamo voluto
seguire a proposito del design di Foscarini
ruota attorno a tre strutture leggere della
produzione legate a tre modi di interpretare
la materia. Esse vanno esattamente
nella direzione del progetto moderno:
si lasciano condurre verso slittamenti
progressivi di una materia che si sposta
nelle sue modalità di impiego come se
nel nuovo secolo acquistasse significati
secondi. Intanto non è più la materia ma il
materiale e il materiale è una materia già
trasformata dalla ri-produzione industriale
che ci restituisce un prodotto di seconda
derivazione, un prodotto anche ibrido, un
prelavorato capace sempre di trasferirsi
in qualcos’altro. Nella sua condizione di
perenne trasformazione non è più la sua
massa ad identificarne la qualità ma le sue
possibilità di estensione e di versatilità
meglio se declinate nel principio di
resistenza+leggerezza+elasticità.
Crea, Vetrofond e FAPS sono le
tre aziende in questione e 7, 47 e 35 il
rispettivo numero dei loro addetti ai quali
combining contrasting features together,
where relationships and close ties were built
on the principle of quality.
Part 3.
Foscarini’s product development which
we wanted to analyse revolves around three
simple structures of the production process
linked to three distinct ways of interpreting
raw material. These go parallel with
processes for modern design in that they are
led by progressive transformations of raw
material, that shifts in its methods of use, as
if it gained significant second formats in the
new century. In actuality, it is no longer raw
material but semi-raw material, as it’s been
transformed by industrial re-processing,
resulting in a secondary product, a hybrid
or a pre-processed product that can be
transformed into something else. In this
condition of constant transformation, it is
no longer its mass that defines its quality
but the possibility of extension and its
versatility, especially when interpreted in
terms of “strength+lightweight+elasticity.”
The three companies in focus are
Crea, Vetrofond and FAPS with 7, 47, and
35 employees respectively, plus maximum
two owners per company. These companies
work with cement, glass and carbon
fibre - the materials that exemplify how
a new understanding of raw materials is
necessarily accompanied by a phase of
adoption and industrial repurposing in the
21st century. The type of conversion is not
the same as what happened in 1945 when
Iso went from boilers to motor scooters
or when Piaggio went from building the
shell-structures of bombers to scooters.
But it is still the result of reconsidering
the company’s methods of production
as a result of market disruptions, in
the current case over the last fifteen
years. It is a change in perspective while
maintaining specificity. If the framework
within which this transformation takes
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Maestrie