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Parte 1.
Periodicamente torna alla mente la
preziosa osservazione di Enzo Mari raccolta
in una conversazione di qualche anno fa.
In quell’occasione passando in rassegna in
un percorso a ritroso quale fosse stato il
contributo dei vari imprenditori alla fortuna
del design italiano, Mari mi faceva notare
col suo radicale piglio come non fosse vero
che gli oggetti italiani fossero industriali ma
come fossero sempre stati “pensati come
industriali, ma prodotti artigianalmente”.
Questa sottile e demistificatoria
intuizione veniva a galla dopo che per
troppo tempo si era steso un velo di
Maya, si era calcata la mano su una realtà
industriale tutta visibile in apparenza,
un’illusione che velava la realtà delle
cose che stava invece ben nascosta da
tutt’altra parte.
Per decenni si era voluto tacitare
l’artigianato e lo si era fatto liquidandolo
prima di tutto come un problema di
meri numeri: se si trattava di grande o
media serie si stava nell’industria, se di
piccola serie ci si riferiva alla dimensione
artigianale. Era evidente che utilizzando
questo parametro l’artigianato usciva
polverizzato e largamente sconfitto come
una dimensione del tutto superata e fuori
dal tempo mentre la serie, la larga serie e le
quantità avrebbero finalmente aperto a più
larghi mercati.
Ma nessuno nel frattempo aveva
interesse a smontare la macchina della
produzione e ad andare a radiografare cosa
Part 1.
I am periodically reminded of the
valuable observation made by Enzo Mari
in a conversation from a few years ago.
During a discussion of the tangible
contributions of various entrepreneurs to
Italian design, Mari pointed out with his
radical outlook that Italian products had
always been “designed as industrial but
were actually hand-crafted”.
This subtle distinction clarified a
long-standing illusion about Italy’s industrial
process, while revealing a very important
element of Italian production long hidden
out of sight.
For decades, the desire had been
to “bury” the story of craftsmanship, by
passing it off mainly as a matter of size:
large or medium-sized production was
considered industrial, whereas small
production runs were referred to as craft.
It was evident that, using this parameter,
craftsmanship ended up being largely
obscured and relegated to being considered
an obsolete and outdated dimension, while
large-scale production would open the
door to bigger markets.
At the same time, there wasn’t real
interest in drilling down to what was really
happening in the production scene and
performing an X-ray of what was going
on in Italy in the intermediate passages of
production, to verify the actual contribution
of the machines versus the continuous
adaptation and qualitative checks
performed by a skilled worker (or modern
La Dimensione Nascosta
The hidden dimension
di / by Manolo De Giorgi
Mastery
078
Maestrie
Canna da soffi atura con la pasta vitrea — Blowing cane with the vitreous paste — �������
�� — Barra de soplado con la pasta vítrea — Canne de verrier avec la pâte de verre
— ページ ‒吹き竿と溶融されたガラス — Stab zum Glasblasen mit Glasmasse — Vetrofond, 2017
�� → p. 180
Traducciones → p. 189
Traductions → p. 199
�� → p. 209
Übersetzungen → p. 219