010
Foscarini
— Design stories.
UN NUOVO
MAESTRO.
testo di / text by
Beppe Finessi
011
30 years
of Orbital
Sono volati d’un fiato questi
trent’anni di collaborazione tra Ferruccio
Laviani e Foscarini, un sodalizio
costruito sul piacere di un dialogo felice,
scandito da alcuni episodi distillati nel
tempo, che in termini numerici hanno
voluto dire 11 progetti in 6 lustri:
un rapporto “numerico” che ben
racconta della ponderata azione
che caratterizza questa relazione.
Indicativamente, un progetto ogni 1000
giorni. Un lavoro fatto senza fretta,
senza pressioni, senza insistenze.
E sempre sostenuto da una parola
chiave che rima con agilità, con levità,
con contemporaneità, e che è una parola
realmente importante: libertà.
Libertà creativa che Foscarini ha
cercato, e inseguito, e trovato in un
giovane progettista, Ferruccio Laviani,
appena uscito dallo studio di Michele
De Lucchi, dove era andato a imparare
il mestiere da un “giovane” maestro,
e dove aveva potuto respirare gli ultimi
sapori dell’eroica stagione di Memphis,
quella dove la “fantasia” era salita
“al potere”, ed era diventata l’unica
regola da onorare, grazie alla visione
potentissima del gigante Ettore Sottsass.
Foscarini aveva scelto già allora di
essere “un’azienda senza fabbrica”,
garantendosi la collaborazione di alcune
decine di sceltissimi fornitori (dotati
di capacità artigianali d’altri tempi o di
aggiornamenti tecnologici e modelli
produttivi impensabili per una singola
azienda) che, tutti insieme, l’avrebbero
svincolata dal rimanere legata a
definiti(vi) ambiti, in particolare al
mondo del vetro soffiato di Murano.
Così da poter sviluppare progetti con
autori eclettici, capaci di posizioni
eccentriche e di aperture eterogenee,
ed ha trovato proprio in Ferruccio Laviani
il migliore rappresentante possibile di
quella “diversa tradizione” italiana che
vede nel genio creativo un progettista
difficilmente inquadrabile, classificabile,
alle volte anche “indisciplinato”, mai
ripetitivo e riconoscibile una volta per
tutte, e sempre proteso verso inusuali
traiettorie.
Così, insieme, Laviani e Foscarini, hanno
realizzato in questi 30 anni 11 lampade,
modelli che ogni volta hanno stabilito un
punto di arrivo significativo per entrambi.
Lampade come Orbital, un oggetto come
raramente si era visto prima (d’altra
parte “quello che mi agita nell’atto
creativo è il desiderio […] di dar vita a un
oggetto che non c’è”), evidentemente
diverso da tutto quello che c’era già
stato (“faccio cose sempre diverse
perché mi sento sempre diverso”),
figlio di un altro approccio figurativo.
Una lampada che sembra aver
introiettato la lezione di Memphis di
cui sopra, per poi superarla con un
progetto che sembra avere ulteriori,
e nuove, coordinate di riferimento,
scritte (leggi disegnate) da chi ha
guardato con ammirazione allo stupore