IN CONVERSAZIONE
CON JOZEPH.
Intervista a Jozeph Forakis
per il 30° Anniversario
della lampada Havana.
1993—2023.
testo di / text by
Matteo Pirola
Come è nato l’incontro con Foscarini?
JF: “Il contatto è avvenuto tramite
Rodolfo Dordoni, che già lavorava con
Foscarini affiancando l’azienda nella
promozione e selezione di prodotto di
giovani talenti. Foscarini era una giovane
e interessante azienda veneziana,
specializzata nel vetro soffiato di
Murano, che non aveva ancora compiuto
10 anni di vita. Io studiavo alla Domus
Academy e per una collaborazione
esterna per una azienda che cercava
giovani talent, per tramite di Gordon
Guillaumier che era un mio compagno
di corso, è stato selezionato un gruppo
di allievi a cui sono state chieste delle
idee innovative per un prodotto di
illuminazione per una nuova azienda
di design, ancora non dichiarata.
Facemmo una prima riunione e fui
subito molto eccitato all’idea di questa
collaborazione anche se il periodo
era molto impegnato visto che stavo
sviluppando il mio progetto di tesi finale.
Accettai la sfida e mi misi subito al
lavoro e dopo qualche settimana tornai
nello studio di Dordoni con moltissimi
disegni in formato A3. Erano tanti fogli
con tanti schizzi piccoli e grandi, di varie
ricerche formali e luminose, senza un
ordine precostituito, un po’ come uno
“stream of consciousness”. Insieme
individuammo subito una “forma”
interessante e sviluppabile che era già
una silhouette verticale allungata con
delle righe di sezione. Era il 1992 e io
non avevo un computer per sviluppare
il disegno dell’oggetto. Allora presi un
rotolo di carta da disegno e, già deciso
che la dimensione doveva essere quella
di un grande oggetto ambientale, feci
direttamente un disegno in scala 1:1.
Tracciai una riga verticale e definii
l’ingombro orizzontale, poi con la
dimensione del mio braccio, come
fosse un compasso, disegnai una riga
curvilinea che univa i 2 punti esterni,
e che segnava un quarto della forma.
Poi piegai il foglio in 2 e poi ancora
in 4. Disegnai, ricalcandole, anche le
altre linee curve che derivavano dal
movimento e dall’apertura del mio
braccio. Infine spiegai il foglio e così
ottenni il primo disegno realistico, al
quale poi lavorai facendo le sfumature
e ombreggiature che rappresentavano
la qualità luminosa. Osservai questo
primo disegno per un po’ di tempo finché
capii che c’erano delle cose che non
mi convincevano e quindi ho ripetuto
l’operazione di disegno aggiustando
le dimensioni, le aperture e le divisioni
delle parti. Feci più di venti disegni in
scala reale, ognuno più raffinato e con
piccole varianti, che appesi nella stanza
dove vivevo, foderando tutte le pareti.
Arrivai poi ad avere 4 disegni che mi
convincevano di più e per i quali non
ero più sicuro se c’era qualcos’altro
da cambiare.
Ma uno di questi era il mio preferito.
Tornai da Dordoni con questa selezione
e Rodolfo, guardandoli attentamente,
in pochi istanti ne indicò uno, che era
lo stesso che avrei scelto io.
Passò qualche tempo e un giorno mi
telefonò confermandomi l’interesse
dell’azienda a procedere e finalmente
mi svelò il nome di Foscarini.
Dopo poco andammo a Murano insieme
per vedere il primo prototipo della
lampada.
Mi ero appena laureato alla Domus
Academy e questo fu il mio primo
progetto realizzato come autore.”
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Foscarini
— Design stories.
30 years
of Havana