CORTONA DESIGN
2013
lo ho un cavallo a dondolo di Lodola. Lo ha regalato
lui a mia figlia quando è nata.
Un cavallo a dondolo pieno di neon e faccine
colorate che se attacchi la spina si illumina tutto
come l’insegna di un luna park. L’idea che la mia
Teresina giochi con un’opera d’arte è strepitosa.
Non so se mi spiego, anche io ho avuto una fortuna
del genere da bambino, sono nato nel centro
di Roma e giocavo a nascondino tra le colonne
di Bernini a San Pietro e facevo piccole sculture
invece che col pongo con la cera morbida dei
candelieri della basilica. Il mio amico Marco Lodola
concepisce e realizza giocattoloni costosi, che non
servono a niente, ma che illuminano, e non è mica
poco. Illuminano una stanza, una piazza, una via,
la sala di un museo. Cosa dovrebbe fare un’opera
d’arte se non illuminare? Lascio ai critici che hanno
studiato di entrare nel dettaglio, mi piace sempre
ascoltare quello che hanno da dire, ma il più delle
volte purtroppo io dimentico presto e torno a
giocare a nascondino inconsapevole di essere tra
le colonne del Bernini. Si sa che quando si entra in
una stanza con una grande opera d’arte questa fa
luce, a volte così forte che fa sparire quello che c’è
intorno, ed è proprio l’effetto che fa l’arte, fa luce,
illumina gli spazi e riceve luce dagli occhi di chi la
guarda. Lodola è in bilico tra l’arte e l’insegna di
negozio tra il monumento e il giochino per neonati,
il sonaglino per fare addormentare i pargoli e il faro
per i vecchi marinai alla deriva. Ma poi scusatemi
ma a me la parola arte mi fa uno strano effetto in
bocca, come una cravatta stretta intorno ad un
collo quasi come un cappio. È una di quelle parole
che per dirla ci vuole la patente e io non ho neanche
il foglio rosa. Diciamo che a me Lodola mi piace e
spero che diventi il più grande artista del nuovo
millennio, non tanto perchè in famiglia abbiamo
un suo cavallo illuminato ma proprio perchè la sua
è roba che abbellisce, che illumina, e che si abbina
molto bene con le belle facce e con gli ambienti
veri. Mi spiego. In un ambiente squallido una
scultura di Lodola sembra l’insegna di qualcosa,
un pezzo di modernariato, insomma siccome
tende ad illuminare ciò che ha intorno ha il potere
di evidenziare certe brutture mentre per esempio
in un prato o in una bella piazza dalle proporzioni
umane un pezzo di Lodola rende tutto ancora più
sensato.
L’altro giorno passeggiavo sotto i portici del Vasari
ad Arezzo e me la passavo proprio bene lì sotto,
all’interno di quello spazio progettato per l’uomo,
come se la città fosse la vera casa dove stare,
insomma ci siamo capiti.
Lì sotto una scultura di Lodola ci starebbe bene,
capito?
In Time Square non la vedresti nemmeno, a meno
che non ne facesse una più grande della pubblicità
Sony. Ma quello è un concetto di spazio in cui
l’uomo è progettato per sentirsi piccolo piccolo
di fronte a delle multinazionali che lo illuminano
e ai palazzoni che lo schiacciano, mentre il Vasari
aveva in mente un uomo che si sentisse a suo agio
nel mondo, anche se poi non è mai così. Credo che
Marco Lodola abbia la stessa idea in testa, magari
mi sbaglio, non ne abbiamo mai parlato.
Lorenzo Jovanotti
METAFORE
Specchiera
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