Marco Lodola non lo “conosco”, lo “sento”. Entrare nel suo studio è come entrare in una giostra, in un
caleidoscopio, in un fotogramma che si fa memoria e realtà insieme. Entrare ed esser di colpo dentro una
girandola di “girls”, mentre uno swing d’altri tempi ritmava la danza, è stato un attimo. Poi è arrivato Fred
Astaire che mi ha travolta in un tip tap mozzafiato. Ero vestita di giallo con la gonna che fluttuava fino
a fissarsi sul muro, farfalla felice colta in un palpito d’ala. E poi era la punta di una stella, stella di “pupe”
nuotatrici, Esther Williams e le sue ragazze, e disegnavamo tutte insieme fantasie e sogno nell’acqua
blu... Ero appena uscita dall’acqua, che mi sono trovata, capelli al vento, viola e verde, alta e imponente,
attraversata dalla luce, come una fata tecnologica, una fata sulla collina più alta del mondo, gigantesca
colorata in attesa di pinocchi e cenerentole... Ero il vetrino di un caleidoscopio. A ogni scatto, un’invenzione,
un gioco appassionante di figure da leggere, di evocazioni di una specie di felicità del fare, di malinconia della
memoria, della dolcezza di suoni sconosciuti. È come accogliere il peso del vivere col pudore dell’ironia, con
la tenerezza di uno sguardo “fratello”. Dentro mi cantava un che di euforico, di festoso: la felicità, forse, di
ritrovare l’appartenenza a una matrice comune, il paese dell’essere sentimento e cuore fanciullo. È per tutto
questo che io amo, I love, j’aime, ich liebe, ya lyublyu Marco Lodola.
Simona Marchini
CUBO LUMINOSO
Predappio 2010
CAVALLO
Parco Moretti,
Udine 2002
120