Il presepe laico di Marco Lodola, che quest’anno
illumina
Firenze
dalle
finestre
degli
Uffizi,
si
inserisce
perfettamente
nella
tradizione
dell’Occidente: fin dal primo esempio, allestito da
San Francesco a Greccio 797 anni fa, esso è infatti
un’attualizzazione della narrazione evangelica,
una fusione dell’oggi e adesso con il tempo della
Buona Novella, e quindi un incontro con il nostro
quotidiano comune con l’evento unico ed eccelso
della nascita di Gesù. Così ad esempio, in un’opera
del Rinascimento come il Trittico Portinari di
Hugo van der Goes agli Uffizi, tra i pastori astanti
si vedono anche i volti di gente vera del tempo, e i
pastori in adorazione sono addirittura uomini mal
rasati, vestiti poveramente, con i denti rovinati…
Nel presepe del maestro Lodola la tradizione
popolare sfocia in un’interpretazione veramente
pop, rock e rap, con personalità che hanno segnato
la storia della televisione e della radiofonia
nazionale. Le figure illuminate dall’interno sono
autori e interpreti diversissimi tra di loro come
Bono, Bocelli, Bowie e Bobby Solo, Laura Pausini,
Mina, Dolcenera e molti altri, celeberrimi: insieme
evocano un concerto esclusivo di luci e colori
che ricorda necessariamente le scenografie del
Roxy Bar, e soprattutto il bagliore familiare degli
schermi televisivi in ogni casa. Ma soprattutto
stimola la fantasia e l’immaginazione per creare
mentalmente il concerto che potrebbe risultare
da questo sorprendente consesso, suscitare le
emozioni associative di ricordi legati ai personaggi,
e portare la luce – fenomeno che non è mai
terrestre, nemmeno nella sua eccezione più laica o
scientifica – nel cuore di tutti.
Eike Schmidt