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Cabana.
I fratelli Campana ritratti insieme al loro
contenitore ricoperto di lunghissimi fili
di rafia, annodati a mano che ricadono
dall’alto fino a terra.
Cabana.
The Campana brothers portrayed together
with their container covered with very long
hand-knotted raffia threads that fall from the
top to the ground.
Scrigno.
Dettaglio dell’esterno del prezioso contenitore dei
fratelli Campana. Un mosaico di schegge di metacrilato
specchiato applicate a mano.
Detail of the exterior of the precious container of the
Campana brothers. A mosaic of mirrored methacrylate
splinters applied by hand.
identificandomi nel suo testo Da cosa nasce cosa. Il
materiale è sempre una sfida, una passione, per creare
ibridi e straniamento, mescolando un materiale freddo e uno
caldo, come nella Vermelha che contrappone struttura in
metallo e corda”. Nel lavoro dei Campana c’è spesso anche
una ispirazione al surrealismo: penso a Corallo, che è una
seduta smaterializzata, una nuvola di acciaio inossidabile
curvato a mano, o alla Blue Velvet. “Non so se siamo
designer. All’inizio le persone non lo pensavano, e questo mi
scoraggiava, oggi dopo quarant’anni non lo so chi sono, ma
amo la libertà di creare, di non poter essere confinato in una
scatola”, dice Humberto. La collezione che Edra produce dei
fratelli Campana è composta da pezzi unici. La conoscenza
tecnica dell’azienda e la manualità dei suoi artigiani riescono
ad assicurare la libertà creativa degli
autori garantendo sempre il comfort
e la qualità che un arredo chiede.
La materia è il punto di partenza
anche del lavoro di Jacopo Foggini,
“inventore” torinese – come lui
stesso ama definirsi – autore da
più di quindici anni per Edra. Nel
suo caso, una grande passione:
il
policarbonato.
Un
polimero
inizialmente in granuli che associato
all’acqua esce in forma di filo e di
lingua da un estrusore meccanico. E
si solidifica in forme modellate dalla
mano dell’autore. Anche l’intento
di Foggini è mettere sotto una luce
nuova un materiale conosciuto per
altre destinazioni, di solito relegato
all’industria e utilizzato, per esempio,
per i fanali delle auto.
Il
suo
lavoro
mi
ha
sempre
ammaliata, ma non avevo mai
indagato su come arrivasse a un
risultato così unico e particolare. Margherita, Gina, Gilda B.,
Alice, Ella, Ester…: sedie, poltrone e poltroncine dai nomi
femminili, che appaiono come solidi e delicati fiori o preziosi
ricami.Tutto nasce dalla passione che Foggini ha fin da
bambino per il policarbonato: “L’ho scoperto da mio papà,
che aveva un’azienda che trasformava le materie plastiche
del settore automobilistico. L’idea è stata quella di prendere
il policarbonato – che era sotto gli occhi di tutti ma nessuno
lo utilizzava in maniera nobile – e dargli un’anima diversa.
Ho costruito la mia prima macchina in verticale invece che in
orizzontale, per cui usciva veramente una goccia ogni dieci
minuti. Da lì è nata la seconda macchina, poi le altre che ho
progettato insieme a costruttori di estrusori, modificandole in
base alle mie esigenze”.
cosa (“One thing leads to another”). The material is always a
challenge, a passion, to create hybrids and estrangement,
mixing a cold material with a warm one, as in Vermelha,
which contrasts metal structure and rope.” There is also
often an inspiration from surrealism in the Campanas’ work:
I am thinking of Corallo, which is a dematerialised seat, a
cloud of hand-curved stainless steel, or in the style of Blue
Velvet. “I don’t know if we are designers. At the beginning
people didn’t think so, and that discouraged me. Today, after
40 years, I don’t know who I am, but I love the freedom to
create, to not be confined in a box,” says Humberto.
Raw material is also the starting point for Jacopo Foggini’s
work. He is an “inventor” from Turin, as he likes to call
himself, who has been an artist at Edra for more than 15
years. In his case, his great passion
is polycarbonate. This thermoplastic
resin is initially in the form of granules
and is then extruded mechanically
into wire and slabs, to be “tamed” by
the artist’s hand. Foggini’s intention
was also to focus on a material
known for other intended purposes,
usually relegated to industry and
used, for example, for car headlights.
His work had always captivated me
but I had never investigated and
looked into how it culminated into
such a unique and special result.
Margherita, Gina, Gilda B., Alice,
Ella, Ester...: chairs, armchairs and
small armchairs with women’ names,
which look like solid, delicate flowers
or precious embroidery. It all stems
from Foggini’s childhood passion for
polycarbonate. “I discovered it from
my dad, who had a company that
processed automotive plastics. The
idea was to take polycarbonate - a material which everyone
knew but nobody was using in a noble manner - and give it
a different soul. I built my first machine - that didn’t work -
vertically instead of horizontally, so a drop really only came
out every 10 minutes. After that, I built a second machine,
then the other machines which I designed together with
extruder manufacturers, modifying them according to my
needs,” he says.
I learn that he, like Campana, also creates by producing in
his own workshop in Milan: “I build the machine myself, so
that it to help me create what I have in mind, then I produce.
It is a work of the highest craftsmanship. The designs are
unique inventions that look like nothing else: they are the
result of working together with Valerio Mazzei and Leonardo
Edra Magazine n°2
FOCUS