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N. 14
glielo racconto, le prometto che parlerò a lungo, così pareggio il conto», aveva
risposto sorridendo. Dopo il liceo si era iscritto a Lettere, indirizzo Storia
dell’arte, perché da piccolo, quando gli regalavano un libro, gli piacevano molto
più le figure della storia, ma soprattutto perché era innamorato di una ragazza
iscritta a quei corsi. Era una ragazza mora, dalle forme sensuali ed era il suo
primo amore. E soprattutto assomigliava a sua nonna, Teresa la lusitana.
La nonna se n’era andata da questo mondo quando lui aveva sei o sette anni,
lontana dal Portogallo dove era nata e che, diciottenne, aveva lasciato per
sposare un ingegnere italiano, da cui aspettava un bambino, cioè sua madre.
Era morta giovane, non ancora cinquantenne: era una donna bella, malinco-
nica, con una testa piena di capelli scuri che portava raccolti in una grande
crocchia – così Ludo la ricordava e così appariva nelle foto che aveva conserva-
to di lei. Teresa non aveva mai imparato bene l’italiano, forse per questo
parlava poco e con timidezza, ma con lui bambino, quando erano soli, diven-
tava loquace. Nella sua sottile voce c’era sempre qualcosa di musicale,
e lui s’incantava ad ascoltarla. Gli raccontava delle storie del suo paese lontano,
e in ogni storia c’era una casa bianca, la casa della sua infanzia, custodita da
guardiani speciali: dei giovani cavalli agili e gentili, che lei amava accarezzare
e cavalcare. «Un giorno ti ci porterò» aveva detto, ma non c’era stato il tempo.
«Dopo la sua morte ne parlai a mia madre», continuò Ludovico,
«le chiesi dove fosse la casa bianca, in quale angolo di Portogallo e se
ci saremmo andati. Ma mia madre cadde dalle nuvole: con lei la nonna non
ne aveva mai parlato, e da come gliela stavo descrivendo sembrava una casa
da fiaba, probabilmente solo una fantasia nata dalla nostalgia. Per me invece
quella casa esisteva, era più vera del vero, più reale della realtà».
Anche perché, mi spiegò, nonna Teresa non lo aveva del tutto abbandonato:
con una certa regolarità gli appariva in sogno, bella com’era, con la sua ricca
chioma scura, e ancora più giovane di come la ricordava. Qualche volta
era sulla soglia di una meravigliosa casa bianca, qualche volta teneva le redini
a photographer, since he had studied something else. «If you feel like
listening I’ll tell you the story,» he said smiling. «I promise I will talk a long
time, that way we’ll be even.» After finishing high school he decided
to get a degree in Literature, with a major in Art History, because as a child
he had always liked the pictures in books more than the words. But mostly
because he was in love with a girl who studied Literature. She was dark-
haired, sensually formed, and was his first love. She looked like his grand-
mother, Teresa, from Lusitania. His grandmother had left this world when
he was seven or eight years old, far away from the Portugal where she
was born and where, at age eighteen, she left to marry an Italian engineer
with whom she was expecting a child – his mother. She died before even
turning fifty: a beautiful woman, melancholy, with dark curly hair that
she wore in a large bun. That’s how Ludo remembered her, and how
she appeared in the photos he had kept. Teresa never learned Italian very
well, perhaps that’s why she talked shyly and seldom, but when he was
a child and they were alone she became loquacious. In her soft voice
there was something musical, and he was enchanted by listening to it.
She told him stories of her distant homeland, and in every story there
was a white house, her childhood home, watched by special guardians:
gentle, agile young horses that she loved to caress and ride. «I’ll bring you
there one day,» she said. But that day never came. «After she died
I told my mother about it,» Ludovico continued. «I asked her where the
white house was, in what corner of Portugal, and if we could go. My mother
was taken by complete surprise: grandmother had never told her about
a white house, and she thought it sounded like a nostalgic fairy tale.
But for me that house existed, and was more real than real.» Also because
Teresa had not completely abandoned him. She appeared with a certain
regularity at night in his dreams, as beautiful as she was in life,
with her rich dark hair, and even younger than he remembered her.
The boy who dreamed of houses
Elisabetta Rasy