La risposta di Mario
Botta al fenomeno
contemporaneo
definito da alcuni storici
“antidesign” - tra cui fu
un celebre esponente
il collettivo Gruppo
Memphis - fu il lancio de
La Seconda chair, prodotta
da Alias nel 1982.
La sedia, composta da acciaio e poliuretano, racchiude
in se elementi tipici del razionalismo, come la purezza
delle forme geometriche, che l’architetto franco-
svizzero descrive come “segni primari creati dalla mente
matematica dell’uomo”.
Sarebbe una sfida difficile persino per gli esperti
del design attribuire a La Seconda un periodo
storico, di fatto potrebbe definirsi un icona classico
dell’international style e al contempo - complice il
pieno ritorno dello stile “matte black”- adattarsi in un
qualunque contesto attuale.
Botta applica rigorosamente agli oggetti gli stessi
criteri con cui disegna le sue architetture, nelle
quali sono evidenti i contrasti tra forme tonde e
squadrate, tra pieni e vuoti, massa ed essenzialità, che
tuttavia non bastano per dare un nome al suo stile.
E’ lo stesso architetto a respingere qualsiasi etichetta,
una caratteristica che condivide con grandi maestri del
900 come Louis Khan e Frank Ghery, autori anch’essi
di opere che lasciarono un segno unico e riconoscibile
nella storia dell’architettura pur non rientrando in
alcuna categoria specifica.
To the contemporary phenomenon that some historians
defined as “antidesign” - a known exponent of which was
the Memphis Group - Mario Botta replied with the launch of
Seconda, the chair produced by Alias in 1982.
Made of steel and polyurethane, Seconda features typical
elements of rationalism, such the purity of its geometrical
forms, which the Franco-Swiss architect described as
“primary signs generated by man's mathematical mind”.
Even design experts would find it difficult to ascribe Seconda
to a particular period. As a matter of fact, while it could be
defined as a classic icon of international style, it can adapt
perfectly to any present-day context.
Botta rigorously applies to his objects the same criteria he
uses to design his architectural works: the contraposition
of round and square shapes, solid and void parts, mass and
essentiality, which is vividly present and yet does not suffice
to give a name to his style.
The architect himself rejects any label, a characteristic he
shares with great masters of the 18th century such as Louis
Khan and Frank Ghery, themselves authors of works that left
a unique and recognisable mark in the history of architecture
though they did not come under any particular category.
LA SECONDA
Mario Botta