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Visionnaire reflects on an idea of living that goes beyond the functional concept of architectural
space, through the sublimation of the life that takes place inside. Space, on its own, is
uninhabitable; it is the things we choose to bring into our lives that give it the value of “home,”
the place to which we constantly return. From this viewpoint, designing one’s home means
ordering the space to match our emotions and our gestures, gradually developing unique
places that feel as sacred as spiritual monuments.
In Visionnaire’s research, the home is a temple made of individual (or collective) memory and
daily ceremonies. The rooms of this dwelling-sanctuary are narrated through six thematic
chapters on living: the winter garden, the atrium, the convivium, the daytime oasis, the alcove
and the boudoir. Symbolic places that release intense emotions and associative memories, in
the simple act of habitation.
Visionnaire riflette su un’idea dell’abitare che supera il concetto funzionale di spazio
architettonico, attraverso la sublimazione della vita che si svolge al suo interno. Lo spazio è di
per sé inabitabile, sono le cose che scegliamo di portare nella nostra vita ad attribuirgli il valore
di “casa”, verso cui eternamente tornare. In quest’ottica, disegnare la propria casa significa
ordinare lo spazio a partire dalle proprie emozioni e dai gesti del nostro corpo, delineando
progressivamente dei luoghi unici, sacri come monumenti psichici.
Nella ricerca di Visionnaire la casa è un tempio fatto di memoria individuale (o collettiva) e
cerimonie quotidiane. Gli ambienti di questa casa-santuario sono raccontati attraverso sei
capitoli tematici sull’abitare: il giardino d’inverno, l’atrio, il convivio, l’oasi del giorno, l’alcova e il
boudoir, luoghi simbolo che - abitandoli - suscitano emozioni intense e memorie associative.
T H E H O M E I S A T E M P L E
L A C A S A È U N T E M P I O
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