vendute con un buon incasso, ancora fino al 1765. Il re Carlo costruì subito una
nuova fabbrica vicino a Madrid (Buon Retiro) ma benchè all’inizio si producesse
una porcellana simile alla precedente tuttavia questa un po’ alla volta perse il
suo smalto iniziale e verso il 1803 da una produzione tipicamente artistica si
passò a produrre articoli in pasta dura per uso comune. Terminava così la prima
“età dell’oro” quella compresa tra il 1743 e il 1759. Quando re Carlo partì
per la Spagna, Ferdinando IV, volle rinnovare la tradizione paterna facendo
sorgere una nuova manifattura a Napoli; nel 1780 si aprì così una nuova fase
per la manifattura che, nei quindici anni seguenti, sarà caratterizzata da una
maggiore intensità e qualità della produzione. Fu introdotta la produzione del
bisquit cioè la porcellana opaca, fino ad allora la porcellana era stata lucida.
Il marchio con la corona e la “N” di Napoli è datato da questo periodo. A
questo punto la Rivoluzione Francese si fece sentire minacciando direttamente
il Regno delle due Sicilie e causando guai seri alla fabbrica. Quando Giuseppe
Bonaparte instaurò un governo napoleonico e si fece incoronare re di Napoli,
la fabbrica cominciò una breve e triste decadenza. Quello che rimase di questo
enorme patrimonio, fu acquistato dalle manifatture di Doccia vicino a Firenze.
Nel 1896 la fabbrica Doccia (Ginori) si fuse con la fabbrica milanese Richard
e così si creò il nome della Richard-Ginori. Ci fu un periodo che sembrò
aver cancellato questa parte di storia italiana finchè nel 1925, prendendo
spunti e passione dai maestri di un tempo, fu fondata vicino a Milano una
fabbrica di porcellana dove alcuni tra i più dotati scultori diedero vita alla
moderna tradizione del Capodimonte. Gradualmente il Capodimonte, come lo
conosciamo oggi, si è sviluppato fino a rivaleggiare con le glorie del passato.
Si è evitato di copiare gli antichi Maestri ma si è continuata la tradizione che è
stata arricchita con l’originalità e il realismo e lo humour attuali. E’ nata così
attorno a questa fabbrica e a quest’area una scuola vera e propria. Sono sorte
altre ottime fabbriche dove hanno lavorato e lavorano scultori e modellatori
famosi. Sembra curioso ad alcuni il fatto che siano proprio aziende sorte nella
zona del milanese e del Veneto a portare avanti una tradizione nata a Napoli
infatti possiamo affermare che l’ottanta percento della produzione di figurine
Capodimonte viene prodotta ed esportata in tutto il mondo proprio dal Veneto. A
chiunque voglia collezionare queste statuine, ricordiamo che esistono fabbriche
non italiane che imitano il Capodimonte e a volte persino il marchio. Vi sono
importatori che addirittura fanno produrre statuine di bassa qualità in Paesi
dell’Estremo Oriente e le rivendono poi come un prodotto tipico italiano solo
per aver applicato il marchio “N”. E’ fondamentale dunque che il collezionista
controlli prima di acquistare una statuina il cartellino di garanzia e si assicuri
della provenienza della stessa. E’ importante che la produzione Capodimonte
non venga confusa con quelle statuine prodotte con un processo in cui si usa la
resina e un induritore chimico. Alla lavorazione interamente manuale e a due
tre cotture a temperatura di 1280 gradi si sostituisce un metodo di lavorazione
in cui la statuina si indurisce e si dipinge a freddo. Il risultato è una imitazione
della porcellana che non può essere confusa con la vera abilità artistica che
solo la vera porcellana può dare e non dovrebbe mai essere descritta e venduta
come porcellana di Capodimonte come fanno molti rivenditori impreparati.
s t o r i a d e l c a p o d i m o n t e