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VENINI
Artlight
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VENINI
Napoleone Martinuzzi
Gio Ponti
Scultore, designer e imprenditore muranese,Napoleone
Martinuzzi (1892-1977) si formò all’Accademia di Belle Arti di
Venezia. Discendente da un’antica famiglia di vetrai, coltivò
l’interesse per le arti plastiche attraverso la frequentazione
di laboratori di ceramisti, scultori e orafi veneziani, fino ad
approdare alla Scuola Libera del Nudo.
A partire dall’inizio degli anni Venti l’attività scultorea di
Martinuzzi si intersecò con la pratica dell’arte vetraria,
competenza che gli procurò l’incarico per la direzione
del Museo del Vetro di Murano (1922-1931). Nello stesso
decennio, il primo giugno 1925, fondò con Paolo Venini
la V.S.M. Venini e C., ricoprendo, fino al 1932, il ruolo di
direttore artistico e partecipando a tre edizioni della
Biennale di Venezia, tra cui quella del 1926, in occasione
della quale Venini presentò una grande fontana in vetro e un
grande lampadario a bracci da lui disegnati. Partecipò anche
all’esposizione monzese del 1927 e del 1930, contribuendo
con le sue creazioni all’affermazione di un gusto di transizione
dagli arts déco allo «stile Novecento», a lui più congeniale.
Grazie all’amicizia con il poeta Gabriele D’Annunzio, realizzò
su commissione alcune opere tra cui coloratissimi frutti,
canestri montati su colonne luminose e lampadari per
il Vittoriale degli Italiani. Al 1928 risale l’invenzione del
«pulegoso», vetro caratterizzato dall’inclusione di migliaia
di bolle d’aria. Con questo materiale di tonalità verde scuro
Martinuzzi realizzò un’anfora esposta alla Biennale del 1928,
un grande vaso e una coppa per il Vittoriale. Nello stesso
anno propose i suoi primi, spiritosi, animali di vetro, che
vinsero il Grand Prix all’Esposicion Internacional de Arte
Moderno di Barcellona, accompagnati dai suoi raffinati vetri
in forma di piante grasse.
Nel 1932 lasciò la Venini e fondò una propria azienda per
poi dedicarsi esclusivamente alla scultura in marmo. Nel
opoguerra Martinuzzi collaborò con diverse personalità
dell’ambiente vetrario muranese, realizzando opere di
grande pregio, esprimendo la sua più genuina vocazione di
scultore.
Murano sculptor, designer, and entrepreneur, Napoleone
Martinuzzi (1892-1977) got his training at the Academy of
Fine Arts in Venice. Heir to a long line of master glassmakers,
he cultivated his interest in the plastic arts by frequenting the
workshops of Venetian potters, sculptors, and goldsmiths,
rising up as far as the School of Nude Figure Drawing.
Starting in the early 1920s, Martinuzzi’s sculptoral activity
overlapped into the practice of glassmaking, a skill that helped
him to secure the position of director of the Murano Museo
del Vetro (1922-1931). In that same decade, on 1 June 1925,
together with Paolo Venini he founded V.S.M. (Vetri Soffiati
Muranesi) Venini e C., filling, until 1932, the role of artistic
director and participating in three Venice Biennali, including
the 1926 edition, when Venini presented a large glass fountain
and a large chandelier the arms of which he designed.He also
took part in the Monza expositions of 1927 and 1930, with his
creations contributing to the rising popularity of an aesthetic
that was shifting from art deco to the “Novecento style”, which
was more to his liking. Thanks to his friendship with the poet
Gabriele D’Annunzio, he created some works on commission
including brightly coloured fruits, baskets mounted on light
columns, and chandeliers for the “Vittoriale degli Italiani”. The
invention of the “pulegoso” glass characterised by its thousands
of tiny air bubbles, dates back to 1928 With this dark green
material, Martinuzzi created an amphora exhibited at the 1928
Biennale, a large vase and a cup for the Vittoriale.
That same year he proposed his first, droll glass animals, which
won the Grand Prix at the Esposicion Internacional de Arte
Moderno in Barcelona, accompanied by his refined pieces in
the form of succulent plants. In 1932 he left Venini to start his
own company, and then devoted himself exclusively to the
sculpting of marble.
After the war, Martinuzzi partnered with various personalities
of the Murano glass industry creating works of great value,
expressing his most genuine talent as a sculptor.
Gio Ponti (1891-1979), dopo aver conseguito la laurea al
Politecnico di Milano, aprì il suo primo studio nel 1927 con
l’architetto Emilio Lancia. Parallelamente alla carriera in
campo architettonico, di cui il grattacielo Pirelli (1956-1960)
a Milano è forse la più celebre testimonianza, Ponti esordì
nel ruolo di designer avviando, nel 1923, la collaborazione
con la manifattura ceramica Richard-Ginori, di cui rinnovò
radicalmente la produzione, che lo portò a vincere il
Grand Prix alla parigina Exposition des Arts Décoratifs.
Il sodalizio tra Gio Ponti e Paolo Venini risale agli anni Venti,
quando assieme diedero vita al gruppo del Labirinto che,
formatosi a Milano attorno alla figura di Carla Visconti di
Modrone, unì industrie d’arte ed architetti (in quel momento
Buzzi, Lancia, Morelli, Ponti). Nel 1927 il gruppo presentò i
propri lavori alla Biennale delle Arti Decorative di Monza. Lo
stesso Ponti, inoltre, ricorse alla vetreria Venini in occasione
dell’allestimento della Rotonda alla XVI Biennale di Venezia
(1928) per la realizzazione di quattro grandi specchi. Nel 1931
egli iniziò la collaborazione con la “Luigi Fontana”, dall’anno
successivo “Fontana Arte”, di cui assumerà la direzione
artistica. Esordì nel ruolo di progettista per Venini nel 1946,
anno in cui disegnò le iconiche sospensioni Gio Ponti 99.80 e
Gio Ponti 99.81. Tra il ‘46 e il ‘53 progettò svariati oggetti, dalle
celebri bottiglie Crinoline, alle Morandiane, presentate alla
mostra itinerante “Italy at Work”, ad alcuni originali servizi da
tavola. Nel 1957 Venini espose alla Triennale le coloratissime
vetrate ideate da Ponti, che si distinsero per il notevole
effetto decorativo. Negli anni sessanta, assieme all’artista e
designer Toni Zuccheri, Ponti disegnò per Venini le celebri
“Vetrate Grosse”. Convinto sostenitore della tradizione
artigianale italiana, che intendeva valorizzare alla luce del
design contemporaneo, Ponti appoggiò costantemente
il lavoro della vetreria Venini anche attraverso le pagine di
“Domus”, rivista che fondò nel 1928 e che divenne una
sorta di vetrina privilegiata per la produzione muranese.
After graduating from Milan Politecnico, Gio Ponti (1891-1979)
opened his first studio in 1927, in partnership with the architect
Emilio Lancia.Parallel to his career in the architectural field, of
which the Pirelli Tower (1956-1960) is perhaps his most famous
achievement, Ponti made his debut in the world of design in
1923 when he assumed the artistic direction of the Richard-
Ginori porcelain manufacturing company. While there, he
introduced radical innovations to the product line, leading to
the Grand Prix win at the Paris Exposition des Arts Décoratifs.
The partnership between Gio Ponti and Paolo Venini dates to
the 1920s, when they founded the Labirinto group, formed in
Milan around the figure of Carla Visconti di Modrone, creating
a bridge between the art industries and architects (at that time,
the architects were Buzzi, Lancia, Morelli, Ponti).
In 1927 the group presented their works at the Monza Biennial
International Exhibition of Decorative Arts. Ponti himself,
moreover, engaged the Venini glassworks for the construction
of four large mirrors to be installed in the Rotonda at the XVI
Venice Biennale (1928).
In 1931 he began his collaboration as artistic director with
“Luigi Fontana”, known from the following year as “Fontana
Arte”. He made his debut as designer for Venini in 1946, the year
in which he designed the iconic Gio Ponti 99.80 and Gio Ponti
99.81 chandeliers. Between ‘46 and ‘53 he designed various
objects, from the famous Crinoline bottles, to the Morandiane,
presented at the “Italy at Work” traveling exhibition, and some
tableware. In 1957 Venini showed some brightly coloured
Vetrate (stained glass tiles) conceived by Ponti at the Triennale,
which stood out for their remarkable decorative effect. In the
1960s, together with the artist and designer Toni Zuccheri,
Ponti designed the celebrated “Vetrate Grosse” for Venini.
A strong advocate of the Italian crafts tradition, which he
aimed to advance in the light of contemporary design, Ponti
constantly supported the work of the Venini glassworks also
through the pages of Domus, a magazine he founded in 1928
and which became a sort of privileged showcase for Murano
production.
Authors biographical notes
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