Fare sogni
possibili
— Q&A
La lunga carriera imprenditoriale
l’ha portato a conoscere da vicino il
comportamento dei materiali e delle
tecniche di lavorazione industriali.
Anche come designer, Luciano Marson
osa sempre, sfidando le leggi fisiche, e
trovando soluzioni che rendono i suoi
oggetti essenziali, ma al tempo stesso
sofisticati dal punto di vista tecnico. Il suo
approccio è sempre pratico, in linea con
il suo modo di essere. Per questo, forse,
gli piace definirsi il designer del pongo
perché ama modellare l’idea originaria
e darle forma in prima istanza con le
proprie mani, come un artigiano. “Non ho
dimestichezza con il disegno”, spiega,
“preferisco lavorare in falegnameria,
accostando pezzetti di legno o di altri
materiali, e pensandoli in scala.” In Pianca,
ha portato la sua visione molto concreta
del design, che si riassume in una frase:
“Io faccio sogni possibili”, dice, “se sei
sicuro che vuoi fare una cosa, devi farla.
Se invece hai tentennamenti lascia stare.”
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— Cosa la rende felice come progettista?
Fare innovazione. Fare qualcosa che gli
altri non fanno.
— Qual è la sua più grande paura?
Nessuna in particolare: cerco sempre di
impegnarmi per cose che posso fare e
obiettivi che posso raggiungere.
— Quali sono le tre qualità fondamentali
che deve avere un buon oggetto?
Deve essere funzionale, deve avere un
rapporto qualità-prezzo equilibrato e deve
portare innovazione.
— C’è un designer che ammira?
Achille Castiglioni: un grande designer,
progettista, allestitore e soprattutto
Uomo. Ricordo di essermi commosso
quando, in Triennale, in occasione di una
premiazione per il Compasso d’Oro, si
alzò per darmi la mano.
— Cosa avrebbe fatto se non avesse fatto
il designer?
Di certo non avrei fatto il contabile
(perché non mi piacciono i sedentari),
né l’insegnante (perché non mi piace
ripetermi).
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