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Sobrio e, per quanto possa concedere
la vita, anche lineare, il percorso di
Scacchetti: maestro di competenze
espresse in quattro decenni di vita
accademica
e
professionale,
nella
quale
manifesta,
fin
dagli
esordi
milanesi, solide radici etiche. La sua
responsabile disciplina di condotta,
sempre perseguita e mai tradita, è
stata riconosciuta ed apprezzata anche
altrove, in altri mercati, in altre culture.
“Il disegno mi ha sempre affascinato,
soprattutto quello a mano, di getto,
l’appunto, l’annotazione, lo schizzo di
progetto. Credo esista un filo conduttore
diretto tra pensiero e mano quando
schizziamo. Fare, e fare in termini
concreti: disegno sì, ma disegno solo
come “promessa” di realizzare, come
previsione, come pro-getto.” Pervaso
da tale sorta di frenesia del fare,
Scacchetti si misura con diverse scale
di progetto, dai piani urbanistici alle
architetture, dagli interni al custom
made fino al design.
Più che autore, Scacchetti si sentiva
interprete: “traduco quello che i luoghi
mi danno in una mia lingua. Non credo
alle invenzioni ma in un lento e paziente
lavoro di traduzione; e per tradurre
bisogna conoscere, leggere e rileggere
i luoghi, entrarci, sprofondarci, perdersi,
e alla fine ci s’innamora e si diventa
tutt’uno con essi; Shanghai, Lecce,
Roma, Baku, Chisinau, il Kazakstan,
la Russia, il Giappone, la Francia o
la campagna irlandese. E’ ovvio che
tra le mie ondivaghe patrie generative
di progetto, una e una sola è fissa e
Sober and, as much as life can permit,
linear too, Scacchetti’s path: master of
expertise expressed in four decades of
academic and professional life, in which
he manifested, since the beginning
in Milano, strong ethical roots. His
responsible
discipline
of
conduct,
always pursued and never betrayed,
has been recognized and appreciated
even elsewhere, in other markets, in
other cultures.
“The drawing has always fascinated me,
especially the one by hand, straight
off, the note, the sketch of a project. I
believe there is a direct common thread
between thought and hand when we
sketch. To do, and to do in concrete
terms: yes drawing, but drawing only as
“promise” of realization, as prediction,
as project”. Permeated by such sort of
frenzy to create, Scacchetti measures
himself with different scales of project,
from city plans to architectures, from
the interiors to the custom made until
the design.
More than an author, Scacchetti felt
like an interpreter: “I translate what the
places give me in my own language. I
don’t believe in inventions but in a slow
and patient work of translation; and to
translate you need to know, read and
reread the places, enter in them, sink
into them, get lost in them, and in the
end you fall in love and become one
with them; Shanghai, Lecce, Roma,
Baku,
Chisinau,
Kazakstan,
Russia,
Japan, France or the Irish countryside.
It is obvious that among my variable
homelands generative of project, one
LUCA SCACCHETTI