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Setting the Elegance
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Galleria degli Ospiti, Giambattista Tiepolo
— Museo Diocesano Udine
C’è una sorta di risonanza magica nell’incontro
con la Bellezza, ed è tangibile, visibile.
Ci cattura all’improvviso, quando non la cerchi,
quando non l’aspetti ti attraversa come una cometa
attraversa il cielo, illuminante per sinergia o per
contrappunto. A volte le relazioni sono le più
inusuali, tra i luoghi che la contengono e gli oggetti
che la rappresentano. L’azienda Moroso ha spesso
scelto i musei come il luogo in cui far rivivere
il proprio lavoro: una riscrittura contemporanea
e durevole nel tempo, dentro ciò che il tempo non
ha cancellato. Dipinti, sculture, acrobazie artistiche.
Epigrafi. I musei sono vivi se li sai sorprendere.
Il racconto inizia a Lione, in un giugno pieno
di sole del 2013, insieme a Maximilien Durand,
brillante direttore del Museo dei Tessuti e delle
Arti Decorative, e con una mostra, a cura di Patrizia
Moroso e Marco Viola, dal titolo suggestivo:
Lo sguardo laterale (21 giugno/1 settembre 2013).
Protagonista: un semplice numero d’inventario,
49489.6, e una buona idea. Capitato per caso come
a volte succede –sono gli oggetti che arrivano a te–
quel numero, che è il codice di un disegno elaborato
a metà Settecento, è stato scelto da Moroso,
con l’aiuto di Giulio Ridolfo, per un ressettaggio
di eleganza. Setting the Elegance, appunto.
L’idea per Moroso in quell’estate di suite francese,
–e di amici al lavoro–, fu quella di creare una nuova
collezione con una nuova pelle. E fu Rubelli,
la famosa azienda veneziana di tessuti, che rigenerò
quella texture, fresca di colombe e fiori, spuntata
dall’archivio del museo di Lione.
Due anni dopo, eccoci a Udine, insieme
a Patrizia Moroso, Giulio Ridolfo, Marco Viola,
per continuare l’atmosfera dorata dell’Europa
“dei lumi”. Siamo al Museo Diocesano e alle Gallerie
del Tiepolo, nella dimora dei patriarchi Delfino,
arrivati da Venezia nel Settecento. I Delfino avevano
chiamato a sé, per celebrare iconograficamente
il loro potere, l’artista del momento: il loro
concittadino Giambattista Tiepolo, che nel palazzo
ora sede del museo affrescò stanze e soffitti, tra cui
l’indimenticabile Galleria degli Ospiti (1727-1729).
C’è una sorta di risonanza magica, dunque,
nell’incontro con la Bellezza, ed è qui, con le creature
dipinte dal Tiepolo che si manifesta con forza.
In questo spazio Patrizia Moroso fa dialogare
le proprie creature di design contemporaneo con
l’arte europea classica e chiude il viaggio iniziato
a Lione.
Il Museo Diocesano a Udine è una sede dalle
prospettive incantate, dove il colore rosso della Sala
del Trono inanella 2000 anni di storia religiosa nei
116 ritratti dei patriarchi di Aquileia. Qui le curve
si concretizzano in poesia architettonica, e mi
riferisco alla scala “a bovolo”, cioè a chiocciola, con
cui si apre questa sezione del catalogo, realizzata
da Domenico Rossi, l’artista allievo di Baldassare
Longhena. Se alzate gli occhi, a incorniciare
al soffitto minuti bestiari e vegetazione esotica,
ci sono le grottesche cinquecentesche di Giovanni
da Udine, l’amico di Raffaello, sepolto con lui a
Roma al Pantheon; nelle stanze vicine brillano gli
azzurri e i gialli intensi della celebrazione patriarcale
più tarda. Siamo in un’onda piena di luce per
intrecciare il mondo Moroso a quello della pennellata
impertinente del Tiepolo, con i cieli color delle
nuvole, e le anime rosa degli abitanti degli affreschi.
Da Lione a Udine, –e sempre nel Settecento per
coerenza filologica–, siamo in un viaggio con
personaggi del Mito, cani levrieri, allegorie.
Frivole giovani ragazze. Nani e zucche.
Bambini dentro la rievocazione dei loro sacrifici.
Una vecchia Sara senza denti che ascolta: diventerà
madre a oltre novant’anni. L’arcangelo Gabriele,
in versione pop. Sudditi che canticchiano ai sovrani
la ribellione nel gomitolo di un sorriso.
Sono i vezzi del Tiepolo.
Egli è uno degli artisti italiani che meglio si legge
con gli occhi dell’oggi: contaminazioni che piacciono
al mondo Moroso. (Leggete le poesie del caraibico
Derek Walcott.) Qui, nel Museo Diocesano, cadono
nello sguardo laterale le relazioni più inusuali con
le vestizioni dei prodotti Moroso, dentro
la seduzione dei tessuti di Raf Simons per Kvadrat
e del ricco jacquard targato Rubelli.
Non c’è nulla di certo se il dialogo lo realizza
lo still-life di Patrizia. Tutto scivola in un nuovo
racconto, con gli elementi sacri che bucano
il racconto laico, come gli omaggi ai patriarchi
attraverso la Bibbia. A volte le relazioni sono
le più inusuali, tra i luoghi che le contengono e gli
oggetti che le rappresentano. Lione come Udine,
Francia dentro l’Italia, nei pensieri del design
contemporaneo. Un messaggio che esplode,
portatore di Bellezza, raccoglitore di esperienze e di
novità. Un cortocircuito con il nervo del coraggio. —
Viaggio dentro la Bellezza