Metamorphosis
“Dare corpo alle idee per creare un mondo”
030. 031.
fosse lui a progettare qualcosa di nuovo
tra sedie, divani e poltrone: nacque così
la serie Dinamic presentata al Salone del
Mobile di Milano l’anno successivo.
All’epoca il giovane architetto era
certamente più noto per la sua attività di
disegnatore di fumetti e per aver fondato,
insieme ad altri alla metà degli anni
Ottanta, il movimento del Bolidismo
ispirato all’avanguardia futurista e al mito
della velocità24. In quello stesso 1986
aveva progettato una sedia per Memphis
in legno, acciaio e pelle25. La serie di
sedute concepite per Moroso risente di
queste convinzioni: in particolare la
poltroncina Numero 1, in pelle e tubolare
d’acciaio, sembra fatta per l’azione più
che per il riposo. Come avrebbero voluto
Branzi e Santachiara, essa riflette le
modalità di una società in moto perpetuo,
“sempre disposta ad alzarsi”, attiva e
re-attiva. A sottolineare i nuovi
raggiungimenti strutturali era lo stesso
Iosa Ghini che, presentando il suo
progetto/prodotto nel depliant
commerciale che ne accompagnava il
lancio sul mercato, ricordava come fosse
necessario “rompere il regno dell’angolo
e della linea retta e ritrovare, certi delle
possibilità neotecniche, la sinuosa curva,
la voluta, la spirale, le forme definibili da
equazioni complesse, da frattali” per
mutare “sintatticamente e
semiologicamente il prodotto seduta”26.
A monte di questa innovazione però – e
questa è la vera novità - vi era lo sviluppo
della tecnologia che aveva consentito la
realizzabilità di oggetti altrimenti destinati
a rimanere pura utopia.
Le stesse premesse dovrebbero essere
poste per spiegare la nascita, nel 1988,
di Saruyama, la “Montagna delle scimmie”
disegnata dal giapponese Toshiyuki Kita
vent’anni prima quale progetto per la tesi
di laurea. La seduta multipla ricorda, nella
caratterizzazione “organica” della sua
struttura, più una scultura che un oggetto
di design, pienamente rispondente, per il
ricorso alla linea curva e per l’espandersi
della forma nello spazio intorno a sé alle
poetiche “morbide” ancora trionfanti in
quegli anni. La sua morfologia concepita
per assolvere contemporaneamente
differenti modi di stare seduti, risponde
perfettamente all’idea di sedia come
mini-struttura abitabile, così come era
stata invocata dalle parole di Branzi e
Santachiara riportate in apertura.
Il 1988 registra per Moroso un altro
incontro notevole, quello con Ron Arad
allora già molto conosciuto per le
produzioni in piccole serie legate al suo
studio di design One Off Ltd che in quel
periodo aveva ancora sede al Covent
Garden di Londra27. Le convinzioni che
muovevano il designer di origini israeliane
erano ben riassunte nei due oggetti che
gli avevano dato la notorietà pochi anni
prima: la Rover Chair, ottenuta montando
su una struttura tubolare d’acciaio i sedili
delle auto Rover 2000 andate in
demolizione (1981) e il Concrete Stereo,
giradischi con struttura in cemento
armato, divenuto oggi un’icona del
Postmoderno (1983)28. Il design per lui
non era altro che “l’atto di imporre la
propria volontà su un materiale per dare
forma a una funzione” portando quel
materiale al limite delle sue potenzialità
espressive29. Acciaio, legno, plastica
Ron Arad fotografato
da Tom Vack, 1989
A destra misfits di Ron Arad,
2007, MoMA New York