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con il lavoro
artistico vero e pro-
prio, condotto in studio e in
strada, con il susseguirsi di piccoli
e grandi progetti, di continui viaggi e rela-
zioni umane con altri artisti.
La forza del trio è la coesione: cresciuti in-
sieme condividendo le esperienze e gli spazi
della vita quotidiana, la creazione artistica
si è indirizzata naturalmente verso l’espres-
sione a sei mani. Un raro caso in cui l’arte si
è integrata alla vita, e viceversa. Tra i com-
ponenti vi è una sorta di simbiosi creativa
che avviene per intuizione, senza un cano-
vaccio prestabilito, e che li porta a intervenire
a turno sulle opere, ciascuno ap-
portando la pro-
pria dose di im-
maginazione e improvvisazione,
convergendo sempre a un’unità stilistica sor-
prendente, pur nel susseguirsi di stratifica-
zioni, ripensamenti e rifacimenti.
Quello che attrae delle opere di Canemorto
è l’incontenibile energia espressiva, un im-
peto di immediatezza ‘selvaggia’ che travolge
per la sua esuberanza e rifugge stereotipi e
compiacimenti per indirizzarsi verso la pro-
vocazione, la distonia, la violenza espressiva.
Da un lato per lo stile drammatico e disar-
monico, che si serve di pennellate nervose e
ritmi convulsi; dall’altro per il soggetto, scene
oniriche e surreali dove figure antropomorfe
indossano grandi maschere tribali dalla ca-
ratterizzazione decisa e marcata e si contor-
cono in tutta la lunghezza del loro corpo get-
tando sguardi allucinati, lanciando grida o
placandosi in un metafisico silenzio.
Un’arte scorretta, maleducata, che ricerca
l’antiestetica attraverso la violenza del colore,
la crudezza della forma, l'incisività del segno.
Le opere, gestuali ed energiche, rimandano
a modelli novecenteschi, in particolare al-
l’espressionismo tedesco, e assorbono al loro
interno i caratteri dell’art brut e dell’arte abo-
rigena, l’iconografia mitologica, l’interesse
umanista per l’anatomia, il tratto grezzo delle
incisioni rupestri. Un bacino di influenze sac-
cheggiato da una pittura spregiudicata e vi-
scerale, spontanea e visionaria, che sembra
scaturire da disposizioni
istintive.
Una visionarietà e
una sovversione che prima di appro-
dare alla tela si sono formate sulla strada,
nell’ambito del graffitismo che è rottura dei
canoni e creazione del dissenso allo stadio
più puro. La voglia di irrompere nel muro di
indifferenza dei passanti, di dare un signifi-
cato a un edificio reso invisibile dallo scor-
rere del tempo, il brivido dell’illegalità e del
rischio, l’accettazione dell’effimero, la furia
agonistica, la velocità e l’approssimazione
dell’esecuzione, sono tutti fattori senza i
quali la potente pittura di Canemorto non
sarebbe tale.
Toys,
2016, Veduta della personale
presso Viafarini, Milano /
Solo exhibition view, Viafarini,
Milan
Courtesy of the artists e /
and Section80, Milan.
Foto / Photo: Jacopo Farina