simodo, potrebbe essere interpretato come
un racconto, uno statement e un protocollo
per la mostra. È interessante sottolineare la
presenza di diverse porte, sia temporali che
geografiche, all’interno della mostra. La
prima (S.L.A.V.1, 2015) è un fondo di teatro
rappresentante l’entrata della galleria di To-
rino dove l’artista ha esposto per la prima
volta. La seconda, (Loyal Sauce B.C. - Noisy
Whitish A.D., 2016), una tenda lamellare in
PVC semitrasparente che evidenzia il pas-
saggio tra diverse temporalità ma anche tra
diversi luoghi.
Accanto al portale si erge (da solo) The Thin-
ker (2016), una riproduzione ingrandita di
una statua cucutena (5200 a.C. – 3500 a.C.,
Est Europa) che Alfredo Aceto ha scoperto
durante le sue indagini sul passato di Pripyat.
Dall’altra parte, adagiata al suolo, c’è la re-
plica di una finestra orizzontale proveniente
dall’abitazione di Sarah Winchester, cono-
sciuta come la casa dei misteri di San José
(California) la cui storia è assimilabile ad
una favola moderna (1881 – 1922).
Il dialogo che questi due lavori intrattengono,
fortificato dal portale che li separa, può es-
sere risolto solamente tramite un epico viag-
gio mentale attraverso il tempo — intrec-
ciando gli elementi della mostra come
farebbe un investigatore.
Ma ciò che conta nella pratica di Aceto non
è di certo la soluzione. Gli spostamenti tra
temporalità e luoghi che possono apparire
impermeabili di primo acchito è ciò che in-
teressa profondamente l’artista. Si tratta di
smantellare le sequenze temporali e le geo-
grafie che ci permetterebbero di leggere il
passato e di posare le fondamenta per il fu-
turo, conquistando cosi nuovi fantasmi, nuovi
alieni e nuovi cavalieri capaci di abbattere
le barriere di endemismi epistemologici. Mo-
desty or Surprise (2016), prodotto per la mo-
stra al Museo Pietro Canonica (Roma), rap-
presenta un altro tentativo di viaggio
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qui spinta all’estremo: gli orologi utilizzati
hanno a loro volta una storia — sono dise-
gnati da Aldo Rossi, e, più precisamente, sono
degli ingrandimenti del Momento inizial-
mente creato come orologio da polso. Lo scon-
tro tra il prodotto, la sua storia, ed il violento
intervento derivante dallo storico avveni-
mento offuscano la separazione tra l’autore,
il creatore e l’artista.
Addirittura nelle immagini che l’artista pro-
duce ci si può interrogare sulla natura del
suo intervento. Sovvertendo le classicità sti-
listiche, l’artista prende in prestito canoni
estetici da diversi contesti per poi farne qual-
cosa di altro. Il fumetto per Alfredo was a
little boy, Sophie was a charming woman,
Paola performed an act of magic, 2013, l’in-
cisione su zinco per le sue Re-Mental Lan-
dscapes, 2016, e, per la sua più recente serie
di disegni Untitled, 2017, il ricorrere ad un
utilizzo dell’acquarello quasi dilettantistico
– quasi ad evocare Jo in Wyoming (1946) di
Edward Hopper.
Evitando deliberatamente ogni tipo di essen-
zializzazione della sua pratica, le mostre di
Alfredo Aceto possono quasi sembrare delle
esposizioni collettive. L’inclusione di opere
create durante la sua infanzia genera una
contrapposizione con le produzioni più re-
centi, creando, ancora una volta, una distor-
sione temporale. Nel mentre si crea un le-
game tra le diverse narrazioni – quelle in cui
l’artista ha creduto, quelle in cui tuttora
crede, e quelle che si generano autonoma-
mente all’interno del suo lavoro. Questa stra-
tificazione di racconti appartenenti alla vita
dell’artista si sovrappone ad altre storie già
scritte, dando così forma ad un’irrisolta mi-
tologia.
Tornando alla sua mostra personale da Bu-
gada & Cargnel: Everyone Stands Alone at
the Heart of the World, Pierced by a Ray of
Sunlight, and Suddenly It’s Evening, il cui
titolo proviene dalla poesia di Salvatore Qua-