a r C h e o l o g I e d e l F u T u r o
d I s T e F a n o s e r r e T T a
“Il faut confronter les idées vagues avec des images claires” recita una scritta sul muro
al fondo di un’inquadratura del film La Chinois (1967) di Jean-Luc Godard. Negli stessi anni un
altro cineasta tedesco, Harun Farocki, nel suo Inextinguishable fire (1969), cerca a sua volta
di rendere meno opaca l’immagine cinematografica. Il protagonista e autore del documentario
sperimentale, imitando il monotono linguaggio mediatico, legge una notizia discordante: “When
we show you pictures of napalm victims, you’ll shut your eyes. You’ll close your eyes to the
pictures. Then you'll close them to the memory. And then you'll close your eyes to the facts.”
Infine compie un gesto autolesionista: spegne una sigaretta sulla propria mano, e seccamente
aggiunge che il Napalm bruciando produce lo stesso calore, solo n volte più forte. Tanto Godard
che Farocki mettono al lavoro il gap prodotto dallo scontro tra due ordini – quello linguistico e
quello estetico. Viene rove-
sciata la logica implicita, così
come la neutralità presunta
dei messaggi mediatici. Così
queste sequenze acquistano
il carattere delle immagini
definite da Walter Benjamin
“dialettiche”.
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Nella società disciplinare,
tali immagini fungevano da
esempi calzanti di una dia-
lettica negativa in grado di
rendere visibile la 'fibra'
sfuggente del tessuto del potere, il quale si
diffondeva capillarmente attraverso le sue isti-
tuzioni e i suoi imperativi. Ma se il regime at-
tuale esclude qualsiasi negatività a priori, quali
strategie risultano ancora possibili?
L’epoca attuale vive di disturbi ben diversi, ri-
spetto a quella disciplinare - depressione cli-
nica, dislessia, sindrome da deficit d’atten-
Stefano Serretta
F I N A L I S T
zione/iperattività (ADHD),
per nominarne solo alcuni. Il
cambio paradigmatico dalla
società di controllo a quella
che Byung-Chul Han defini-
sce la società della stan-
chezza, implica anche una cronica assenza di
concentrazione, se non per quegli eventi ap-
partenenti alla logica dello spettacolo. Un au-
tismo diffuso, frettoloso, che rende sterili e
poco significativi i gesti, ci priva anche della
durata e della storia; paralizza la riflessione,
la relazione e la condivisione. Ciascuno diventa
il protagonista solitario nella propria battaglia
Bam,
2016, intervento su francobollo afghano
(1951), 3 x 2 cm, serie /
intervention on an Afghanistan postage
stamp (1951), 1¼” x ¾”, series
Courtesy of the artist