CA’ LODOLA
Ca’ d’oro, Biennale di Venezia, Venezia 2011
HELLO GOODBYE
Arsenale, Biennale di Venezia 2019
Caro Marco,
oggi dovevo finire il testo per il catalogo della
Biennale, uno di quei lavori che uno rimanda e
medita e lima e ponza poi ti arriva addosso la
domenica sera dell’ultimo giorno e non l’hai fatto.
Come ricorderai era questo il motivo per cui ho
sospeso il tuo gentile invito a scrivere di te…
E sai perché non l’ho finito? Perché ho passato la
domenica a leggere Baudelaire e infatti non mi
pento né ho crisi di coscienza.
Cercavo qualcosa che ho trovato, e ho trovato
anche robe che non cercavo. Uno magari si
dimentica della grandezza di Baudelaire e lascia il
libro nello scaffale per mesi.
Poi guardi e trovi tutto, soprattutto quel che non
cercavi: te stesso, le tue miserie, le tue paure, le tue
aspirazioni, il ridere, il fumare, lo sputtanamento
della vita, il vizio, il pentimento, l’abisso (non vado
avanti se no non finisco neanche questo breve
messaggio).
Ma una frase mi è piaciuta: dal primo dei Razzi, e te
la regalo qui.
“Amore è gusto di prostituzione. Non c’è anzi
piacere nobile che non possa esser ricondotto alla
prostituzione.
In uno spettacolo, in un ballo, ognuno gode di tutti.
Che cos’è l’arte? Prostituzione”.
È fantastico anche il seguito, ma non posso
continuare. Però la tua arte è generosa come
l’amore, è incosciente come l’amore e fa “godere”.
Ne sono orgogliosa come se l’avessi scritta io.
L’altro giorno sono andata a visitare un collezionista
di Faenza, simpatico, generoso, pieno di cose.
Di quelle che stanno tra il divano e la tele, sopra
il telefono: quelle collezioni amate e vissute, di
famiglia, di odore di casa, di cucina. C’erano tre
opere tue. Che saltano agli occhi e li fanno ballare e
le riconosci subito. Per un artista è importante, per
un tuo amico anche, per un critico vuol dire che ce
l’hai fatta?
Non lo so, vuol dire che entri nelle case e dai luce
e colore e speranza come diceva Marinetti. Sì,
Marinetti in persona.
E fai pensare che l’arte è anche bella (poi il significato
di bello lo discutiamo nel prossimo catalogo) che
è vita che è vera, e compagnia, è uno scatto di
ballerina, è un cerchio, è quel che piace.
Infine.
“Il piacere di trovarsi tra la folla è un’espressione
misteriosa del godimento della moltiplicazione
del numero”. Qui finisce Baudelaire (con l’inchino
nostro).
Sembra che anticipi il futurismo - che è un bel
legame tra un artista e un critico o come si dice - la
folla, la pop art, l’arte nostra moltiplicata.
E quindi?
Questa eclisse di luce onora me e penso anche il mio
socio in Biennale Luca Beatrice, perché hai capito
quanto sia importante per tutti questa avventura.
È stata davvero un’avventura, siamo a metà,
esattamente.
Come una lunetta di primavera che occhieggia,
gialla, chiara.
L’idea di fare buio prima della luce ci onora, perché
saremo tutti lì sul palcoscenico, come vecchie
ballerine, o no, come prostitute, come spettatori di
uno spettacolo vero, che vuol dire che ci mette in
gioco tutti, e tutti rischiamo.
(Le critiche? I nemici?).
Ma abbiamo Baudelaire dalla nostra.
Beatrice Buscaroli
136