Non
si
contano
le
sue
collaborazioni
e
contaminazioni con scrittori, musicisti, personaggi
del mondo della cultura e dello spettacolo, quali
Aldo Busi, Timoria, Max Pezzali, Jovanotti, Red
Ronnie, e le mostre e installazioni realizzate in
luoghi eccellenti, dalla città proibita di Pechino
al Teatro Ariston di Sanremo. Partito dalla
rivisitazione dei popists, dalla rilettura di piatte
icone provenienti dal repertorio dei mass media,
ha scoperto il perspex, un materiale trasparente
che gli ha dato la possibilità dapprima di sagomare
liberamente i suoi soggetti, ritagliando silhouette
stilizzate che si incastrano, si dilatano, si ripetono
con schemi seriali in una fantasmagoria pirotecnica
di colori brillanti uniformi, senza gradazioni né
profondità; poi, di costruire strutture “scatolate” in
lamiera e plexiglas all’interno delle quali corrono
tubi al neon, led, fasci di energia che illuminano
dall’interno le forme e le animano con effetti
cromatici sgargianti. I tempi proposti, dapprima
abbastanza circoscritti e ripetuti (la danza, per
esempio, intesa come mantra vitale), si ampliano
poi in relazione alle occasioni, alle richieste della
committenza (marchi per produzioni commerciali,
arredi ecc.) e soprattutto alla volontà di “rivestire”
gli spazi del vivere comune con immagini moderne,
vivaci, piene di colore e di calore: il suo, egli afferma,
è un programma di cosmesi urbana, che vuole
decorare, rendere più bella la città con ornamenti
luminosi, schiettamente comunicativi, che vivano
in mezzo alla gente, irradino positività, scaccino il
buio, il freddo, il disagio, l’alienazione. Con questi
presupposti, Lodola ha ideato per Pavia, nella
ricorrenza dei duecento anni dell’invenzione della
pila e in concomitanza con la mostra “8 minuti
dal sole”, la scultura L’uomo illuminato. Omaggio
a Volta (collocata nel 1999 nell’atrio del Castello,
poi trasferita nei giardini e lì purtroppo distrutta
dai vandali); poi le due grandi statue Narciso e
Boccadoro, che accolgono con la loro bellezza i
viaggiatori provenienti dalla stazione ferroviaria
(2008), ed il grande Tedoforo, sulla rotatoria di Porta
Garibaldi, recante quella grande fiamma gialla che
rimanda alla prospicente caserma della Guardia di
Finanza. Ancora, nel 2014, coerentemente con il
suo approccio ludico all’arte ma con un’attenzione
sempre maggiore all’importanza della luce e alla
sua qualità magica di diffondersi, di riflettersi, di
uscire da ogni costrizione, di eludere i confini, ha
rivestito il severo ponte della Libertà, struttura
razionalista
inaugurata
nel
1936,
profilando
e sottolineando le arcate e i piloni con luci
fluorescenti viola e fucsia che all’imbrunire, anche
riflettendosi nell’acqua, animano e riscattano dal
grigiore un manufatto altrimenti anonimo: è il
Ponticino, divenuto grazie a quest’opera pop, non
esente da quel tanto di kitsch che si accompagna
a rivisitazioni estetiche scanzonate, un elemento
certamente distintivo e qualificante dell’immagine
urbana contemporanea. Insieme con la luce,
un altro leitmotiv della ricerca di Marco Lodola
sono la musica e la possibilità di rappresentare la
polifonia, le scale tonali e le armonie attraverso
l’ampio spettro dei colori e delle loro infinite
combinazioni, cosi come avevano sperimentato il
lituano Ciurlionis, Kandinskij e Klee: nell’ambito di
quelle “sinestesie” tra i duri ritmi rock e le imponenti
sculture luminose egli ha trovato un’affinità
artistica, una corrispondenza d’intenti e progetti
con la pittura musicale di Giovanna Fra, così che, nel
2016, i due artisti lavorano in sintonia e realizzano
insieme mostre e performances, come la recente
Tempus-time alla Reggia di Caserta (2018).
Susanna Zatti
REGGIA DI CASERTA
Caserta 2018
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