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artistica dell’azienda. La Bilia è in catalogo
ancora oggi ed è un best seller.
GAE AULENTI
Alla soglia degli anni Ottanta, FontanaArte
è all’apice della sua iconicità.
Gae Aulenti, chiamata alla direzione
artistica dell’azienda, raccoglie l’attualità
espressiva dell’archivio ereditato da
Ponti, Chiesa e Ingrand, portando
l’utilizzo del vetro a un livello altissimo
di interpretazione artistica e industriale.
Se recupera il rapporto con la storia, si
pone anche nella condizione di scriverne
una nuova. Nel suo modo di operare si
respira una grandiosa dimensione creativa
e il dialogo ravvicinato con gli artisti più
sperimentali del proprio tempo. Dichiara
esplicitamente che per poter declinare
un linguaggio potente e significativo è
necessario coinvolgere progettisti di “alta
cultura progettuale”. Li definisce così.
Intuisce che il progetto di design non può
basarsi su un paesaggio piatto e superficiale
e che per animarlo deve ricorrere ad
autori con un grande immaginario e una
chiara formazione disciplinare; chiama
infatti Renzo Piano, Piero Castiglioni e i
giovanissimi Franco Raggi e Daniela Puppa
e con loro stabilisce un programma di
progetti da mettere in produzione. Emerge
così tutta la forza degli anni Ottanta: un
periodo in cui la cultura estetica Italiana
genera un’ondata creativa con un’eco
globale. I progetti e gli interni più ricercati
di quegli anni, sono abitati da oggetti di
FontanaArte. Nelle poche foto di interni
che si scorgono del sofisticatissimo
progetto che Rem Koolhaas realizza a
Fukuoka, quando Arata Isozaki lo chiama
a ragionare in termini di superblocco
residenziale alla fine degli anni Ottanta, si
scorge il tavolo con le ruote di Aulenti.
Un oggetto con un’idea di contemporaneità
capace di parlare a tutte le latitudini.
Ancora oggi.
ICONE
Guardando i molti progetti che abitano
queste pagine ci si accorge della potente
influenza estetica del design, quando
è liberato da ogni astratta mitologia
commerciale.
Pensiamo alle scene del film Le Mépris di
Jean-Luc Godard, abitato dalle persone, i
luoghi e gli oggetti più influenti del proprio
tempo: la bellezza di Brigitte Bardot
e Michel Piccoli, il mito di Fritz Lang,
l’unicità di Villa Malaparte a Capri e la
magnifica semplicità della lampada 1853 di
Max Ingrand.
In una scena di dialogo tra i due
protagonisti appare la “Fontana”, come
viene iconicamente chiamata oggi. La
telecamera, nel seguire lo scambio di
battute si sposta da un personaggio
all’altro, separati soltanto dalla presenza
della lampada che si comporta come la rete
of the company. Bilia is still a
bestseller in the catalogue.
GAE AULENTI
FontanaArte had reached the
peak of its iconicity at the
dawn of the Eighties.
Invited to assume artistic
direction of the company,
Gae Aulenti recognised the
contemporary expressivity
of the archive inherited from
Ponti, Chiesa, and Ingrand
and elevated the use of glass
to a very high level of artistic
and industrial interpretation.
While re-establishing bonds
with history, she also put
herself in the position to
write a new story. Her
method of operation was
scented with heady creativity
and intense dialogue with
the most daring artists of
her time. She explicitly
stated that a powerful and
meaningful language could
only be expressed through
collaboration with designers
of “high design culture”.
Her intuition told her that
a design project cannot
emerge from a superficial,
lacklustre landscape. To
animate it she must seek out
creators of great imagination
and clear discipline. She thus
summoned Renzo Piano,
Piero Castiglioni, and the
very young Franco Raggi and
Daniela Puppa, developing a
programme of projects to put
into production.
Thus emerged the full force
of the 1980s in Italy: a period
in which Italian aesthetic
culture generated a creative
wave that rippled across
the globe. The most refined
architecture and interiors of
that period were inhabited
by FontanaArte objects. In
the few photos of interiors
we have from the highly
sophisticated building
designed by Rem Koolhaas in
Fukuoka, invited there in the
late Eighties by Arata Isozaki
to orient his thinking to high-
density urban housing, we
may note Aulenti’s wheeled
table, an object speaking
a contemporary language
understood at all latitudes,
even today.
ICONS
Reviewing the many projects
that inhabit these pages, we
note the powerful aesthetic
influence of design when
it is freed of all abstract
commercial mythology.
Scenes from Jean-Luc
Godard’s film Le Mépris
(Contempt) are brought to
mind. They are filled with
the most influential people,
places, and objects of his
time: the beauty of Brigitte
Bardot and Michel Piccoli,
Fritz Lang’s rendition of
Homerian myth, the uniquely
outstanding Villa Malaparte
on Capri, and the magnificent
simplicity of the 1853 lamp by
Max Ingrand.
In a dialogue scene between
the two protagonists, we see
the “Fontana” lamp, as it is
iconically called today. As it
moves from one character
to the other, following their
exchange, the camera passes
back and forth across the
lamp, which acts like a net