117
In questo senso la scultura, una volta ottenuta
la propria speciale giurisdizione può dirsi mo-
numento, ma anche uno spazio 'in assenza di
legge', un vuoto normativo materializzato in
un grande blocco marmoreo, molto più peri-
coloso e contundente per il potere costituito
di un sanpietrino lanciato a una manifesta-
zione. Moscardini chiama in causa tradizioni
ormai dimenticate nell’Europa di oggi: dal-
l’inviolabile diritto all'asilo proprio dell’antica
Grecia, alla tutela di tutti i fedeli nello spazio
antistante alla chiesa, il sagrato.
Non si tratta di provocazione, ma di semplice
spostamento: “Io isolo il sagrato (e la sua giu-
risdizione) e lo sposto nel parco” dichiara l’ar-
tista nella sua proposta alla commissione.
L'artista pone concretamente le basi per lo
sviluppo di Asylia: ricerca collaborazione con
l’UNHCR, Alto Commissariato ONU per i Ri-
fugiati, e propone di offrire la piattaforma a
una rete di realtà locali impegnate a sostegno
dei diritti umani, per verificarne l’effettiva
funzionalità.
Il progetto, mai davvero realizzato, è un’oc-
casione di ragionamento sullo statuto di cit-
tadinanza, sul potenziale di accoglienza del
tessuto urbano, e sulla capacità di confron-
tarsi con uno spazio utopico ‘spostato’ nella
realtà attraverso lo strumento del diritto.
Il confronto col fallimento non è solo parte
della pratica di Moscardini dal punto di vista
della realizzazione dei progetti. È anche un
interesse di ricerca specifico, che la guida at-
traverso discipline molto diverse come la sto-
ria, l’urbanistica o il diritto, alla ricerca di un
equilibrio tra afflato utopistico e ineluttabilità
del tempo. È il caso di 1xUnknown, uno dei
suoi progetti più noti e ancora in fieri. Dal
2012 l’artista documenta l’esistenza precaria
dei bunker del Vallo Atlantico. Progettato dal
Terzo Reich tra il 1940 e il 1944 e mai com-
pletato, il Vallo consiste in un sistema di for-
tificazioni che si estendono lungo la costa
atlantica dell’Europa, come linea difensiva
contro l’attacco delle forze americane.
Una linea di difesa che non si è mai davvero
resa utile, uno sforzo umano colossale vanifi-
cato in una notte (quella del D Day), frutto
di un errore di valutazione madornale da
parte degli strateghi tedeschi, che ancora oggi
si staglia ottusamente orgoglioso come un
monumento e allo stesso tempo decadente
come una rovina, trasformato a tal punto da
entrare a far parte del paesaggio. A Quiber-
ville, Heuqueville, Bihen- Saint Firmin – luo-
ghi della costa settentrionale francese dove
si trovano le rovine dei bunker – l’artista in-
quadra con una telecamera fissa questi ele-
menti architettonici, privi di funzione, che si
ergono da pareti rocciose, o giacciono collas-
sati sulla spiaggia, e li proietta in una instal-
lazione che si costituisce come un archivio,
una testimonianza di come il processo di tra-
sformazione degli elementi colpisca tutti, pro-
getti umani e formazioni naturali, rendendoli,
infine, assimilabili.
To San Rocco with Love (2014) è un lavoro
‘finito’ ma temporaneo, che passa dal progetto
alla realizzazione, alla sua conclusione e de-
molizione. Qui l’idea è realizzata e poi sman-
tellata, conservata solo nel ricordo di chi l’ha
fruita in prima persona. Una chiesa sconsa-
crata e ormai in rovina, dedicata a San Rocco,
viene resa temporaneamente accessibile
giorno e notte, grazie a una scalinata protetta
e al tempo stesso ingabbiata da una rete me-