The existence of a school for glass decora-
tion was already documented on Murano
in 1280: in 1295, the glassmasters from
Murano, in a move to protect their own
prized art, formally requested that the
Signoria forever banish from the Republic
any Master of the Guild who should emi-
grate to other countries to teach the se-
crets and techniques of glasswork.
The triumph of glass
between skill
and innovation
In the XIVth century, other inventions ap-
pear hand in hand with the history of
glass. In 1301, the “Giustizieri” of the
Republic, who were responsible for the
Guilds, gave the Venetian crystal-workers
the concession to produce “reading-
stones” (a sort of magnifying-glass) out of
glass instead of rock crystal, which they
had been using before.
When the “rolls for the eyes”, the precur-
sors to modern eye-glasses substituted the
stones, the demand for glass lenses sky-
rocketed.
In the early decades of the century, the at-
tempt by Venetians to produce glass mir-
rors by making plate glass in the Nordic
manner failed miserably. At the same
time, glass was commonly used to make
jewelry and pendants: in particular glass
imitations of the paternostri, hollow beads
in amber or rock-crystal used to make
necklaces, hair ornaments and rosaries,
became popular. Trade in conterie (glass
beads), mozoli (goblets), fiale (bottles)
and the round glass pieces for windows
which would later take the name of rui,
became increasingly important to the
Republic.
Towards the middle of the century, as the
plague raged through Italy taking two-
thirds of the Venetian population with it,
the basic conditions for the hiring of work-
ers in the furnace on a yearly basis were
defined and recorded in the registries of
the mayor, the Podestà: daily wages, hir-
ing bonus and cash advance would remain
unchanged until the fall of the Republic.
Glasswork was held in high institutional
esteem by the Most Serene Republic of
Venice: this is reflected by an important
decree passed by the government on
December 22 1376. It ruled that if a no-
bleman married the daughter of a glass-
master, the title of nobility could still be
passed down to their children.
The rising star
of the Barovier family
In the early 1400’s, about 15 furnaces
were active on Murano. The out-of-date
statute of the Guild was rewritten: the old
Capitularis dated 1271 was replaced by
the new Mariegola, approved in October
1441. One of its principal dispositions was
the obligatory membership in the Scuola
required to exercise the profession of
glassmaster in the Republic.
In quei tempi a fare vetro si procedeva
mescolando uguali quantità di cenere ve-
getale e sabbia silicea o quarzo in polve-
re: alla miscela ottenuta, fusa in un forno
detto calchera, si aggiungeva vetro smi-
nuzzato e manganese, il risultato veniva
riposto nel forno di fusione dentro le pae-
le, una in ogni bocca, ovvero cavità d’en-
trata del forno.
L’attività delle fornaci, tenute accese dallo
stizzador, proseguiva giorno e notte, orga-
nizzata in turni di dodici ore. Nei secoli
successivi questa figura professionale andò
caratterizzandosi sempre più nei termini di
un “ruolo di fiducia”, affidato tradizional-
mente a lavoranti non muranesi, spesso
friulani, tanto che lo stizzador soleva an-
che essere chiamato “el furlan de note”.
Murano si consacra
capitale dell’arte vetraria
Per salvaguardare la sicurezza nella città
di Rivoalto, dove le case erano per gran
parte costruite in legno, l’8 novembre
1291 un decreto del Maggior Consiglio
della Repubblica ordinò la distruzione di
tutte le fornaci esistenti in loco. L’isola di
Murano, che ospitava già diversi laborato-
ri, divenne in tal modo il cuore della pro-
duzione vetraria lagunare.
Fin dagli anni ottanta dello stesso secolo,
in territorio muranese si attesta l’esistenza
di una scuola di decorazione del vetro: nel
1295 i vetrai muranesi con l’intento di sal-
vaguardare la propria ricercata arte, chie-
sero formalmente alla Signoria di bandire
per sempre dalla Repubblica, i Maestri
dell’Arte che fossero emigrati all’estero,
dove si recavano a diffondere le tecniche e
i segreti della lavorazione.
Il vetro protagonista tra
maestria e innovazione
Con il XIV secolo, la storia del vetro s’in-
treccia a quella di altre innovazioni. Nel
1301, i Giustizieri della Repubblica, su-
pervisori ai quali erano sottoposte le Arti,
concessero ai cristallai veneziani di produr-
re “pietre per leggere” (una sorta di lenti
d’ingrandimento) con il vetro, anziché con
il cristallo di rocca, come era avvenuto fi-
no ad allora.
Quando i “rotoli da occhi”, antenati dei
nostri moderni occhiali, sostituirono l’uso
delle pietre, la richiesta di lenti in vetro
crebbe a dismisura.
I primi decenni del secolo videro anche un
tentativo, peraltro fallito, di realizzare in
Laguna specchi in vetro facendo lastra alla
maniera nordica.
Nello stesso torno di anni, l’uso del vetro
divenne comune anche nella produzione di
gioielli e monili: in particolare si diffusero
imitazioni vitree dei paternostri, grani fo-
rati in ambra o cristallo di rocca, che for-
mavano collane, coroncine e rosari. Nella
Repubblica assunse sempre maggiore rile-
vanza il commercio delle conterie (perle di
vetro), di mozoli (bicchieri), di fiale (bot-
tiglie) e vetri tondi per finestre che nei se-
coli successivi saranno conosciuti con il no-
me di rui.
Verso la metà del secolo, mentre la peste
che attraversava la penisola italica riduce-
va di due terzi la popolazione veneziana,
vennero definiti e riportati nei registri po-
destarili i principali elementi che caratte-
rizzano gli atti di assunzione dei lavoran-
ti nelle fornaci relativamente ad un’intera
annata lavorativa e che rimarranno inva-
riati fino alla caduta della Repubblica: sa-
lario giornaliero, premio d’ingaggio e an-
ticipo.
L’evento più significativo per capire come
l’attività vetraria riscuotesse nella
Serenissima un alto riconoscimento istitu-
zionale si legge in una delibera governati-
va datata 22 dicembre 1376, dove si at-
testa che il matrimonio di un patrizio con
la figlia di un vetraio non ostacola la tra-
smissione della nobiltà ai figli.
L’astro nascente
dei Barovier
All’inizio del 1400, a Murano erano attive
circa 15 vetrerie. Lo statuto dell’Arte or-
mai inadeguato viene rinnovato: il vecchio
Capitolare del 1271 è sostituito dalla nuo-
va Mariegola, approvata nell’ottobre del
1441. Tra le disposizioni più importanti ri-
maneva l’obbligo di iscriversi alla Scuola
per esercitare nella Repubblica il mestiere
di vetraio.
Nel 1442 Angelo Barovier, l’artista che le-
gherà indissolubilmente il suo nome alla
lavorazione del vetro muranese, ottenne
la licenza per aprire una propria vetreria.
Egli sarà l’ideatore di un nuovo tipo di ve-
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Coppa Barovier, XV secolo
Murano, Museo Vetrario
Coppa Barovier, XV century
Murano, Glass Museum