Artlight
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VENINI
VENINI
Gio Ponti
Gio Ponti (1891-1979), dopo aver conseguito la laurea al
Politecnico di Milano, aprì il suo primo studio nel 1927 con
l’architetto Emilio Lancia. Parallelamente alla carriera in
campo architettonico, di cui il grattacielo Pirelli (1956-1960)
a Milano è forse la più celebre testimonianza, Ponti esordì
nel ruolo di designer avviando, nel 1923, la collaborazione
con la manifattura ceramica Richard-Ginori, di cui rinnovò
radicalmente la produzione, che lo portò a vincere il
Grand Prix alla parigina Exposition des Arts Décoratifs.
Il sodalizio tra Gio Ponti e Paolo Venini risale agli anni
Venti, quando assieme diedero vita al gruppo del
Labirinto che, formatosi a Milano attorno alla figura
di Carla Visconti di Modrone, unì industrie d’arte ed
architetti (in quel momento Buzzi, Lancia, Morelli, Ponti).
Nel 1927 il gruppo presentò i propri lavori alla Biennale
delle Arti Decorative di Monza. Lo stesso Ponti, inoltre,
ricorse alla vetreria Venini in occasione dell’allestimento
della
Rotonda
alla
XVI
Biennale
di
Venezia
(1928) per la realizzazione di quattro grandi specchi. Nel 1931
egli iniziò la collaborazione con la “Luigi Fontana”, dall’anno
successivo “Fontana Arte”, di cui assumerà la direzione
artistica. Esordì nel ruolo di progettista per Venini nel
1946, anno in cui disegnò le iconiche sospensioni Gio
Ponti 99.80 e Gio Ponti 99.81. Tra il ‘46 e il ‘53 progettò
svariati oggetti, dalle celebri bottiglie Crinoline, alle
Morandiane, presentate alla mostra itinerante “Italy
at Work”, ad alcuni originali servizi da tavola. Nel 1957
Venini espose alla Triennale le coloratissime vetrate
ideate da Ponti, che si distinsero per il notevole effetto
decorativo. Negli anni sessanta, assieme all’artista e
designer Toni Zuccheri, Ponti disegnò per Venini le celebri
“Vetrate Grosse”. Convinto sostenitore della tradizione
artigianale italiana, che intendeva valorizzare alla luce del
design contemporaneo, Ponti appoggiò costantemente il
lavoro della vetreria Venini anche attraverso le pagine di
“Domus”, rivista che fondò nel 1928 e che divenne una
sorta di vetrina privilegiata per la produzione muranese.
After graduating from Milan Politecnico, Gio Ponti (1891-
1979) opened his first studio in 1927, in partnership with
the architect Emilio Lancia. Parallel to his career in the
architectural field, of which the Pirelli Tower (1956-1960)
is perhaps his most famous achievement, Ponti made his
debut in the world of design in 1923 when he assumed
the artistic direction of the Richard-Ginori porcelain
manufacturing company. While there, he introduced radical
innovations to the product line, leading to the Grand Prix
win at the Paris Exposition des Arts Décoratifs.
The partnership between Gio Ponti and Paolo Venini
dates to the 1920s, when they founded the Labirinto
group, formed in Milan around the figure of Carla Visconti
di Modrone, creating a bridge between the art industries
and architects (at that time, the architects were Buzzi,
Lancia, Morelli, Ponti). In 1927 the group presented their
works at the Monza Biennial International Exhibition of
Decorative Arts. Ponti himself, moreover, engaged the
Venini glassworks for the construction of four large mirrors
to be installed in the Rotonda at the XVI Venice Biennale
(1928). In 1931 he began his collaboration as artistic
director with “Luigi Fontana”, known from the following
year as “Fontana Arte”. He made his debut as designer
for Venini in 1946, the year in which he designed the iconic
Gio Ponti 99.80 and Gio Ponti 99.81 chandeliers. Between
‘46 and ‘53 he designed various objects, from the famous
Crinoline bottles, to the Morandiane, presented at the
“Italy at Work” traveling exhibition, and some tableware.
In 1957 Venini showed some brightly coloured Vetrate
(stained glass tiles) conceived by Ponti at the Triennale,
which stood out for their remarkable decorative effect.
In the 1960s, together with the artist and designer Toni
Zuccheri, Ponti designed the celebrated “Vetrate Grosse”
for Venini. A strong advocate of the Italian crafts tradition,
which he aimed to advance in the light of contemporary
design, Ponti constantly supported the work of the Venini
glassworks also through the pages of Domus, a magazine
he founded in 1928 and which became a sort of privileged
showcase for Murano production.
Authors biographical notes
Napoleone Martinuzzi
Scultore, designer e imprenditore muranese,Napoleone
Martinuzzi (1892-1977) si formò all’Accademia di Belle
Arti di Venezia. Discendente da un’antica famiglia di
vetrai, coltivò l’interesse per le arti plastiche attraverso la
frequentazione di laboratori di ceramisti, scultori e orafi
veneziani, fino ad approdare alla Scuola Libera del Nudo.
A partire dall’inizio degli anni Venti l’attività scultorea di
Martinuzzi si intersecò con la pratica dell’arte vetraria,
competenza che gli procurò l’incarico per la direzione del
Museo del Vetro di Murano (1922-1931). Nello stesso
decennio, il primo giugno 1925, fondò con Paolo Venini
la V.S.M. Venini e C., ricoprendo, fino al 1932, il ruolo
di direttore artistico e partecipando a tre edizioni della
Biennale di Venezia, tra cui quella del 1926, in occasione
della quale Venini presentò una grande fontana in
vetro e un grande lampadario a bracci da lui disegnati.
Partecipò anche all’esposizione monzese del 1927 e del
1930, contribuendo con le sue creazioni all’affermazione
di un gusto di transizione dagli arts déco allo «stile
Novecento», a lui più congeniale.
Grazie all’amicizia con il poeta Gabriele D’Annunzio,
realizzò su commissione alcune opere tra cui coloratissimi
frutti, canestri montati su colonne luminose e lampadari
per il Vittoriale degli Italiani. Al 1928 risale l’invenzione
del «pulegoso», vetro caratterizzato dall’inclusione di
migliaia di bolle d’aria. Con questo materiale di tonalità
verde scuro Martinuzzi realizzò un’anfora esposta alla
Biennale del 1928, un grande vaso e una coppa per il
Vittoriale. Nello stesso anno propose i suoi primi, spiritosi,
animali di vetro, che vinsero il Grand Prix all’Esposicion
Internacional
de
Arte
Moderno
di
Barcellona,
accompagnati dai suoi raffinati vetri in forma di piante
grasse.
Nel 1932 lasciò la Venini e fondò una propria azienda per
poi dedicarsi esclusivamente alla scultura in marmo. Nel
opoguerra Martinuzzi collaborò con diverse personalità
dell’ambiente vetrario muranese, realizzando opere di
grande pregio, esprimendo la sua più genuina vocazione
di scultore.
Murano sculptor, designer, and entrepreneur, Napoleone
Martinuzzi (1892-1977) got his training at the Academy
of Fine Arts in Venice. Heir to a long line of master
glassmakers, he cultivated his interest in the plastic
arts by frequenting the workshops of Venetian potters,
sculptors, and goldsmiths, rising up as far as the School of
Nude Figure Drawing.
Starting in the early 1920s, Martinuzzi’s sculptoral activity
overlapped into the practice of glassmaking, a skill that
helped him to secure the position of director of the Murano
Museo del Vetro (1922-1931). In that same decade, on 1
June 1925, together with Paolo Venini he founded V.S.M.
(Vetri Soffiati Muranesi) Venini e C., filling, until 1932, the
role of artistic director and participating in three Venice
Biennali, including the 1926 edition, when Venini presented
a large glass fountain and a large chandelier the arms
of which he designed.He also took part in the Monza
expositions of 1927 and 1930, with his
creations contributing to the rising popularity of an
aesthetic that was shifting from art deco to the
“Novecento style”, which was more to his liking. Thanks
to his friendship with the poet Gabriele D’Annunzio, he
created some works on commission including brightly
coloured fruits, baskets mounted on light columns, and
chandeliers for the “Vittoriale degli Italiani”. The invention
of the “pulegoso” glass characterised by its thousands of
tiny air bubbles, dates back to 1928 With this dark green
material, Martinuzzi created an amphora exhibited at the
1928 Biennale, a large vase and a cup for the Vittoriale.
That same year he proposed his first, droll glass animals,
which won the Grand Prix at the Esposicion Internacional
de Arte Moderno in Barcelona, accompanied by his refined
pieces in the form of succulent plants. In 1932 he left
Venini to start his own company, and then devoted himself
exclusively to the sculpting of marble.
After the war, Martinuzzi partnered with various
personalities of the Murano glass industry creating works
of great value, expressing his most genuine talent as
a sculptor.
Authors biographical notes