The world of Tecno
Siamo quelli
che osano,
dal 1953.
Chi siamo
Tecno.
Un nome, un aggettivo e un modo di
essere. È la parola che abbiamo scelto
per raccontare chi siamo.
Eravamo Tecno quando la tecnologia
era una scelta non scontata,
l’intelligenza analogica e il design lo
strumento che la iniettava nelle cose.
E siamo Tecno oggi. Quando rendere
il mondo smart vuol dire gestire dati,
progettare sistemi flessibili, arredi
responsive e ambienti a misura d’uomo.
Siamo italiani. Ma i nostri tavoli, mobili
contenitori, le nostre sedie, pareti
divisorie e scrivanie fanno sentire
a casa chi li usa in tutto il mondo.
Lavoriamo con architetti Pritzker Prize,
imprese multinazionali e di nicchia, musei,
istituzioni. Progettiamo partendo da
un’idea raccontata al telefono, da sketch
futuristici disegnati su un foglio, dai sogni
di manager. In collaborazione, sempre.
Ci definiscono un’azienda “di design”.
Perché per noi il design non è solo
forma ma sostanza: realizzare soluzioni
belle, durevoli, facili da usare e
ingegnose, mescolando il saper fare
produttivo artigianale e industriale con
il know-how tecnologico e accettando
oggi le responsabilità per il domani.
È l’essenza di chiamarci Tecno.
T come Tecno
«La T nacque così, di getto, uno schizzo
in piedi sullo scalone della Triennale del
’54, la Decima. La T, come la A, l’H, la U
e la V è una lettera assiale, simmetrica.
È anche una costruzione: base, sostegno,
copertura. La matrice geometrica mi
indusse subito a tradurre graficamente
il nuovo spirito della Tecno. Evitarne il
rigore delle angolazioni ricorrendo alle
curve. Solo la curva poteva dare il senso
della tecnica e dell’esattezza industriale,
mediate però in una libera espressività.
La curva pone l’alea della sua scelta.
Quale curva? Quali rapporti? Dall’idea
“Tecno” – l’idea di elementi uguali,
ripetibili, precisi, ma al tempo stesso
nuovi e liberi – la matita trovò subito
una curva unica da definire a compasso.
In alto, un grande arco superiore
(copertura), un semicerchio, cioè due
quarti di cerchio. Poi, analogamente,
due quarti uguali, ma rovesci (base) [...].
Oggi, ripensando allo spirito di quei
giorni, sono molto soddisfatto di aver
trovato un segno costruito, nato
e cresciuto bene».
Roberto Mango, da una lettera
a Giuliana Gramigna, 1990
Cosa
facciamo
Diamo un senso agli spazi.
Work:
Progettiamo uffici
Partitions:
Dividiamo spazi
Public seating:
Accogliamo persone
Icons:
Creiamo icone
Custom projects:
Disegniamo con te
p. 14–15
Work
Sede Wolf Oil, Anversa (Belgio)
p. 16–17
Public Seating
Stazione di London Bridge, progetto
di Grimshaw Architects, Londra (UK)
p. 18–19
Custom
Mediateca di Saint-Malo, progetto
di AS.Architecture Studio e Omla,
Saint-Malo (Francia)
Dove
andiamo
Il progetto migliore di Tecno sarà
sempre quello che verrà: guardare
avanti è parte di noi. Da sempre, infatti,
siamo convinti che il domani appartenga
a chi lo progetta oggi.
È la nostra interpretazione della parola
innovazione: dare un senso a quello
che accade intorno a noi – gli sviluppi
tecnologici, sociali, culturali e industriali
– e pensare a soluzioni possibili
ma soprattutto preferibili.
Progettare il futuro vuol dire investire
in creatività e ingegno. È il compito dei
nostri designer, ingegneri e sviluppatori
che negli anni hanno aiutato più di
500 architetti a realizzare i loro progetti,
ideato migliaia di soluzioni di arredo
e ottenuto 47 brevetti industriali.
È per continuare questa lunga storia di
successo, che il 5% del nostro fatturato
è dedicato alla Ricerca e Sviluppo.
p. 20
Sistema di scrivanie Beta, design:
Pierandrei Associati
p. 23
Tavolo Nomos, design: Norman Foster
Sedute Serie 148, design: Centro Progetti
Tecno
Lo spazio di lavoro
che verrà, secondo Tecno.
Connesso e condiviso:
Non avremo più il “nostro” ufficio
ma ogni ufficio sarà nostro
Sensori e tecnologie IO.T permettono
di riconoscere persone e dati: grazie
a una domotica avanzata elementi
d’arredo, strutture architettoniche,
serramenti e sistemi di illuminazione
sono automaticamente personalizzati
su misura di chi le utilizza. In questa
situazione fluida e in continuo divenire
il sistema multiprotocollo e open
source Dina, adattabile a qualsiasi altro
sistema già pre-esistente, trasforma
la complessità delle gestioni delle
postazioni in un ricordo.
Istantaneo:
Lavoreremo in micro-ambienti
plug and play
La flessibilità che richiede il lavoro
contemporaneo è tradotta in piccoli spazi
indipendenti e super accessoriati con
sistema domotico integrato. Utilizzabili
in modo immediato in qualunque luogo
e senza la necessità di alcun intervento
strutturale, come dei pod plug and play
personalizzabili. Da tutti e ovunque.
Flessibile:
Ogni spazio potrà essere messo
in discussione
Gli edifici immutabili sono un ricordo
del passato. La flessibilità non è una
moda passeggera ma una conseguenza
di una cultura del lavoro in mutazione
costante: che richiede upgrade
organizzativi, tecnologici e logistici,
accoglie un personale nomade, domanda
collaborazioni in remoto e momenti di
partecipazione collettiva. Siamo stati i
primi a introdurre interpareti (con la E22,
nel 1960), a progettare arredi modulari
(con Graphis, nel 1968) e sistemi dalla
configurabilità illimitata (Clavis, 2016).
Ecco perché nell’universo iperflessibile
ci sentiamo decisamente a nostro agio.
Responsive:
Saremo circondati di intelligenza
(non solo digitale)
Non è solo l’ IO.T a rendere gli spazi
adattabili alle esigenze, anche
momentanee, di chi li abita. Il buon
design ha un ruolo sempre più
importante: non solo per riscaldarci
il cuore con un’estetica senza tempo
ma per farci sentire a nostro agio
mentre usiamo oggetti analogici in
condivisione. È un compito che non
a caso ci ha portati a ottenere il nostro
quinto Compasso d’Oro con Vela, la
sedia perfetta per il co-working:
con un meccanismo invisibile ma facile
da raggiungere adegua la postura in
base al peso della persona che accoglie.
Dividere, per
fare spazio
Ci occupiamo di space planning da
sempre. E sappiamo che quando si parla
di spazi, la vera sfida è ideare prodotti
intelligenti come parti di un sistema
attivo. Realizzare ambienti versatili,
personalizzabili ma anche comprensibili
e fruibili da una grande varietà di
persone: la tribù multi-culturale,
internazionale, nomade contemporanea.
Sappiamo cosa le persone si aspettano
da uno spazio per sentirsi bene:
benessere acustico, luce naturale,
aria pulita e rispetto della privacy.
A guidarci è un approccio di ascolto attivo
attraverso le nostre sedi in tutto il mondo.
Negli anni Sessanta abbiamo inventato
i sistemi di arredo modularmente
componibili che hanno permesso lo
sviluppo dell’open-space. E, quando
questo approccio era al suo apice,
abbiamo ideato sistemi divisori di ultima
generazione, convinti che dividere lo
spazio in modo intelligente significhi
ampliarlo e aprirlo a nuove tipologie
di connessione tra le persone.
p. 28
W80
Sede Petronas, progetto di 967 Architetti
Associati, Torino (Italia)
p. 31
W80
Spazi co-working Common Grounds (USA)
p. 32–33
W80
Sede Furla, Milano (Italia)
Perché le nostre pareti
divisorie moltiplicano
lo spazio?
Sono sottilissime:
Con solo 22mm di altezza del profilo
permettono di avere il contatto visivo
e il passaggio della luce come in un
open space.
Sono progettate per il benessere
acustico:
Abbattono fino a 56 decibel
l’inquinamento acustico, rendendo
quindi possibile sfruttare ogni
centimetro di superficie calpestabile.
Sono personalizzabili:
Intorno ai profili è possibile costruire
qualsiasi tipo di parete, trasparente
o cieca, attrezzata o meno.
Sono ultra flessibili:
Nascono per uffici in continua
trasformazione e sono facilissime
da montare, smontare e riconfigurare.
p. 34–35
W80
Sede Petronas, progetto di 967 Architetti
Associati, Torino (Italia)
Mettetevi
comodi
Fare sentire a casa le persone nelle
aree ad alto traffico è il compito
del buon design. È ergonomia (le sedute
devono essere comode), durabilità
(bisogna poterle pulire, mantenere,
riconfigurare), sicurezza (nessuna borsa
caduta rovinosamente dovrà scalfirle).
Ma il buon design dell’accoglienza è
soprattutto psicologia. È calcolare quale
distanza tenere tra i sedili per rispettare
le diverse culture, realizzare soluzioni
funzionali ma piene di calore umano,
aiutare le persone a sviluppare un
ricordo positivo dell’esperienza vissuta.
In Tecno prendiamo questa
responsabilità molto sul serio.
Non è un caso che, dal 1982, abbiamo
realizzato sale d’attesa per 17 aeroporti
internazionali, per le stazioni ferroviarie
di 11 nazioni e per innumerevoli grandi
corporation. Facendo sentire a casa
milioni di persone in attesa.
p. 37
RS
SNCF Ferrovie francesi
p. 38–39
RS
Railway Network Ferrovie Britanniche
p. 40
RS
Aeroporto di Schiphol,
Amsterdam (Paesi Bassi)
Dal 1982 a oggi, abbiamo
fatto compagnia a molte
persone.
Aeroporti:
Agadir-Al Massira, Agadir, Marocco
El Prat, Barcellona, Spagna
Ezeiza, Buenos Aires, Argentina
Fiumicino, Roma, Italia
Fontanarossa, Catania, Italia
Hamad International, Doha, Qatar
Linate, Milano, Italia
Malaga, Spagna
Manila International, Filippine
Marco Polo, Venezia, Italia
Mohammed V, Casablanca, Marocco
Nadi International, Isole Fiji
Nelson Mandela International,
Praia, Capo Verde
ONDA Regional Network, Marocco
Rabat-Salé, Rabat, Marocco
Schiphol, Amsterdam, Paesi Bassi
Stansted, Londra, UK
Tangeri-Ibn Battuta, Tangeri, Marocco
Tarbes-Lourdes-Pirenei,
Lourdes, Francia
Ferrovie:
Amtrak Washington D.C., USA
ArRiyadh New Mobility Consortium
(ANM) Line 3, Riyadh, Arabia Saudita
Duisburg Underground Station,
Duisburg, Germania
Grandi Stazioni, Italia
Irish Rail Dublin Heuston Station,
Dublino, Irlanda
Lusail LRT Metro Project, Doha, Qatar
Network Rail, UK
OBB, Austria
Renfe, Spagna
SNCB, Belgio
SNCF, Francia
Staten Island Ferry Terminal,
New York, USA
Trenord, Italia
p. 42–43
RS2
Stazione Gare de Lorient, Lorient (Francia)
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