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T’Journal 8
sì che il Design Italiano sia stato, e sia
ancora, così importante nel mondo.
Perché nell’incontro necessario delle
due figure principali del processo
produttivo, il PROGETTISTA e
L’IMPRENDITORE, si è incontrata
una NUOVA GENER AZIONE di
giovani coetanei con un orizzonte ampio
e lontano, che hanno messo insieme,
ognuno dalla sua parte, tutti gli ideali,
gli sforzi, i fallimenti e le soddisfazioni,
di questa nuova professione.
Perché MILANO non è solo una città
isolata ma è un intero territorio, il
distretto industriale della BRIANZA,
fatto di una rete ricchissima di talenti ed
esperienze e in cui sono confluiti anche
tanti attori internazionali, interessati
a lavorare in questo campo aperto
al progetto del futuro e al progresso
della società. Perché provenendo
dall’ARCHITETTUR A, la “madre di
tutte le arti”, il pensiero dei designer si
è sviluppato attraverso gli INTERNI,
in quella dimensione spaziale ottimale
in cui un corpo si incontra con
l’oggetto e con l’edificio. Perché oltre
all’architettura, solida disciplina da un
lato, c’è spesso stata anche un’altra di
disciplina, più fluida e effervescente,
a guidare lo sviluppo delle sensibilità
e le ricerche verso nuove strade che
indagassero la contemporaneità:
l’ARTE CONTEMPOR ANEA. La forte
presenza della componente “artistica”
nella storia del design italiano ha anche
fatto in modo che ogni autore avesse un
proprio linguaggio, molto ben definito
e riconoscibile. Perché, oltre all’arte
come grande modalità di orientamento
nella contemporaneità, nel successo del
Design Italiano non è mai mancata la
RICERCA, estetica e/o tecnica, spesso
proposta e auspicata dai progettisti,
accolta e sostenuta dagli imprenditori,
ben sapendo che solo con la ricerca
si ottiene sviluppo. Infine perché
in tutta questa attività progettuale
e produttiva, non si è mai messa in
secondo piano l’importanza teorica di
un atto pratico, il piacere della scoperta
e della realizzazione di una idea nuova,
la stimolante realizzazione di desideri
più che la semplice soddisfazione di
bisogni. questo si chiama CULTUR A e
quando la cultura è fatta non solo dagli
intellettuali ma anche dagli industriali,
e infine dal cittadino comune che
ne gode quotidianamente e a lungo
termine, è sicuro che una società cresce
non solo economicamente ma anche
spiritualmente.
Rêveries
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sviluppo tra arti applicate e industria
moderna, insieme all’esposizione
culturale e commerciale, hanno dato
a tutti gli operatori produttivi della
Brianza, prima più artigiani e poi
più imprenditori, un grande punto di
riferimento e di continuo slancio che ha
accompagnato con alti e bassi, tutto
un secolo fino al 2014, quando proprio
la Villa Reale di Monza è tornata
ad essere sede di riferimento con la
presenza della Collezione Permanente
del Design Italiano. La città di Milano
dunque, è solo il luogo di riferimento
dove si è concentrata nel corso degli
anni la testa di tutto questo operare, che
però ha sempre visto il corpo dinamico
e soprattutto le mani sapienti, distribuiti
puntualmente tra la città e il lago Lario.
qui, alla scoperta di quegli eventi che
fanno della città la capitale di questo
sistema riconosciamo nella Società
Umanitaria, fondata nel 1893, il primo
importante punto di partenza di questa
lunga storia. La Società Umanitaria era
un ente filantropico, costituito su lascito
di Prospero Moisé Loria, benefattore
milanese che volle istituire una “casa
del lavoro”, dedita alla formazione
professionale e alla promozione sociale e
culturale dei giovani e poveri lavoratori
dell’industria. questo Ente è stato
anche, insieme al Comune di Milano e
al Comune di Monza, tra i fondatori di
quella Università delle Arti Decorative
stabilita nella Villa Reale di Monza.
Oltre a questa prima istituzione, che
al pari delle più note corporazioni e
associazioni europee del tempo (Arts
& Crafts in Inghilterra, Werkbund in
Germania, Secessioni e Werkstatte
in Austria) hanno creato la base per
la cultura del progetto e del prodotto
legato alla società moderna, a Milano,
lungo poi tutto il novecento si sono
succeduti innumerevoli altri luoghi,
enti ed eventi, che hanno strutturato un
intero sistema complesso. Del 1917 è la
apertura de La Rinascente, primo grande
negozio multimerceologico dedicato
all’abbigliamento e all’arredamento,
con lo scopo di offrire un commercio
di qualità ma democratico; del 1920
la Fiera Campionaria, istituzione
promozionale e commerciale più
grande e importante d’Italia, che ogni
anno esponeva i migliori risultati della
produzione delle piccole e medie imprese
private. Milano è la città in cui nello
stesso anno, 1928, vengono fondate
Domus e Casabella: i due pilastri, a
volte contrapposti, della cultura italiana
dell’architettura e del design. Negli anni
’30 si strutturano le prime aziende che
usano il design, una nuova disciplina
ancora in evoluzione sperimentale,
per sviluppare l’evoluzione delle “arti
applicate” nella nuova disciplina
che vede il “disegno artistico per
l’industria”. Del 1933 è l’inaugurazione
della V Triennale delle Arti Decorative
e Industriali Moderne, che vede prima
la trasformazione da evento biennale a
evento triennale e poi il trasferimento
dalla sede di Monza alla nuova sede del
Palazzo dell’Arte di Milano. Proprio qui,
lungo poi tutto il secolo, si sono
ritrovati tutti i più importanti interpreti
del design italiano e internazionale
(è del 2007 la definitiva apertura del
Triennale Design Museum).
Dopo un periodo buio, letteralmente
“nero”, che ha portato il paese
alla seconda guerra mondiale, nel 1947
si vede finalmente una nuova luce,
con la lenta rinascita della società e la
riapertura delle Triennali, con la VIII
Triennale, che aveva proprio come tema
e obiettivo la ricostruzione della città e
della società, attraverso l’architettura
moderna e il design.
Dopo un decennio di ripresa di
coscienza, finalmente la società è
pronta al risorgimento dalle ceneri, e
nel 1954 avvengono le prime operazioni
ufficiali di avviamento del cosiddetto
“buon design” italiano. Di questo
anno mirabile, sono: l’istituzione
del Compasso d’Oro, istituito e
sostenuto da La Rinascente come
massimo riconoscimento al progetto,
al prodotto, e nato per individuare
l’“estetica del prodotto” e incentivare
il nascente “disegno industriale”
italiano; la X Triennale, nella quale
vennero organizzati un primo convegno
considerato il manifesto del design
italiano e la “Mostra Internazionale
dell’Industrial Design”, prima mostra
ufficiale che considerava il disegno
industriale come le altre arti esposte.
Del 1956 la nascita dell’ADI
(Associazione Disegno Industriale)
caratterizzata non solo dalla presenza dei
designer, architetti e grafici, ma di tutti
gli operatori del sistema, quali imprese,
giornalisti, scuole, ricercatori, con lo
scopo di avvicinare tutte le componenti
progettuali e produttive del mondo del
design, contribuendo a dare una spinta
innovativa alla cultura del design.
Ed in chiusura di questo decennio, che
poi apre alla conquista del mondo, è
del 1961 l’inaugurazione di un evento
fieristico che con il tempo ha valicato i
confini del commercio e si è fatto cultura
di massa, invadendo tutta la città con
migliaia di eventi aperti al pubblico,
stabilendo la definitiva consacrazione
di quello che ancora oggi è considerato
il più importante evento mondiale del
design: il Salone del Mobile.
MODERNO
Per Moderno intendiamo principalmente
un periodo, che gli storici
dell’architettura riconoscono con un
Movimento, che va dai primi anni ’20,
subito dopo le avanguardie alla fine
degli anni ’80, quando lentamente si
definisce il Post-Moderno. Diciamo
pure che in questo periodo, tanto la
prima metà è stata tormentata, con
le turbolente avanguardie, la nascita
dei regimi e ben due guerre mondiali,
quanto la seconda metà è stata un
crescendo di nuove energie positive che
hanno dato vita al cosiddetto “miracolo
italiano” e al “boom economico”.
Proprio in mezzo a questo lungo periodo
della modernità, troviamo quell’apice
temporale riconoscibile nel decennio
degli anni ’50, che per il design significa
ufficializzazione, riconoscimento,
definizione, finalmente, di tutti gli
strumenti migliori per operare nel più
significativo dei modi.
Ma “moderno”, che etimologicamente
definisce certo una temporalità che
guarda al presente distaccandosi
dall’antico, si riferisce anche alla
definizione di un “modo”, una modalità,
un metodo trasmissibile (e certo sempre
migliorabile) che determina il passaggio
tra una fase artistica, sperimentale,
artigianale, ad una fase scientifica,
ripetibile, applicabile. Il tutto grazie
al “saper fare”, alla “tecnica” ovvero
«quel tipo di razionalità che prevede
che sia razionale solo ed unicamente
raggiungere il massimo degli scopi con
l’impiego minimo di mezzi» (Umberto
Galimberti). questa definizione
applicata al design vuole anche che si
ottenga il raggiungimento del miglior
linguaggio estetico contemporaneo, per
un maggior numero di persone.
PERCHé
Ora, per concludere, visto Chi: i
Maestri, individuato Dove: Milano, e
definito quando: il Moderno, cerchiamo
in sintesi di riassumere qualche Perché:
quali magiche coincidenze hanno fatto