07 • IL MOSAICO NEL RINASCIMENTO
Nel Rinascimento il mosaico non è più mezzo creativo autonomo ma diventa virtuosismo: l’unico interesse è per l’apparente
eternità del materiale musivo per rendere immortale l’opera pittorica, tanto che il Ghirlandaio considera il mosaico come vera
pittura per l’eternità e il Vasari loda i mosaicisti che imitano la pittura al punto di ingannare lo spettatore.
In questo periodo numerosi artisti forniscono cartoni da tradurre in mosaico: Ghirlandaio, Mantegna, Tintoretto e Veronese.
La maggiore opera musiva del Rinascimento è nella chiesa di San Marco a Venezia: si tratta di un ex voto del doge Foscari e
comprende opere di Andrea del Castagno e Jacopo Bellini .
Nel XIV secolo il mosaico viene utilizzato anche come supporto di opere scultoree da Arnolfo di Cambio, in cui il mosaico dà
maggior risalto ai bassorilievi. (foto 07: Duomo di Orvieto)
08 • IL MOSAICO NEL BAROCCO
Dal periodo manierista fino al periodo del Rococò si diffonde una tecnica di mosaico ripresa dalla Roma Imperiale con mosaico
in ciottoli o altri elementi naturali, quali conchiglie, rocce spugnose, stalattiti e pietre semipreziose. Queste fantasiose
realizzazioni ebbero origine a Firenze per mano di grandi artisti e si diffusero presto in tutta Europa.
In epoca barocca il mosaico diventa quindi un’arte definitivamente subordinata all’architettura e alla pittura spesso utilizzato
come rivestimento pavimentale o soprattutto sulle facciate dei palazzi.
Si estende anche alle suppellettili, soprattutto con l’inserimento di pietre dure o con il recupero di mosaici antichi, che vengono
trasformati in piani di tavoli o inseriti in decorazioni pavimentali.
Roma è al primo posto per la decorazione musiva, come fonte di committenze per la scuola musiva locale. Nel 1727 viene
istituito lo Studio del Mosaico Vaticano, che promuove la ricerca nella produzione delle paste vitree. Si arrivò a produrre
fino a 15.300 tinte differenti di smalti opachi. I risultati più significativi si hanno nella produzione dello smalto, con la filatura
della pasta vitrea in bacchette per ottenere tessere minutissime, anche inferiori al millimetro con colori sfumati, dette
“malmischiati”.
Nascono i “mosaici minuti”, per imitare e sostituire opere pittoriche, con grande raffinatezza e virtuosismo; verranno in seguito
impiegati anche nella decorazione di suppellettili e gioielli. (foto 08: Villa Il Pozzino, Firenze)
09 • IL MOSAICO NELL’OTTOCENTO
Nel periodo neoclassico il mosaico, sebbene fosse stata un’importante forma d’arte della classicità, venne quasi completamente
dismesso a causa dell’influenza delle arti “maggiori” come la pittura, scultura e l’architettura.
Fu solo nel periodo romantico che tornarono in auge tecniche artistiche riprese dal mondo medievale, tra le quali le vetrate,
l’intaglio e, appunto, il mosaico. Tra i mosaici neo-medievali, dall’arcaicizzante fondo oro ma dal vivido disegno tipicamente
ottocentesco, spiccano le opere per la ristrutturazione e il “ripristino” di chiese e cattedrali.
Nell’Ottocento si elaborano tecniche più rapide e meno costose: nasce il metodo per ribaltamento che consiste nel realizzare
il mosaico su un foglio di carta, a rovescio, per poi collocarlo in situ. I vantaggi economici, cioè i tempi più brevi di lavorazione
e i costi minori, permettono la realizzazione di facciate o di grandi superfici come la decorazione della facciata di Palazzo
Barbarico, sul Canal Grande realizzati nel 1886. (foto 09: Palazzo Barbarigo, Venezia)
10 • IL MOSAICO NEL NOVECENTO
Antoni Gaudí
Lo stile eclettico dell’architetto catalano mescola forme gotiche e rinascimentali con materiali e decorazioni sperimentali.
Propone nuove applicazioni del mosaico, inserendo frammenti di pietre colorate, marmi, smalti e ceramica, che vanno a
ricoprire anche oggetti tridimensionali, sull’esempio della cultura azteca.
Pezzi di vetro e ceramica tagliati in modo non regolare, secondo la tecnica del trencadís, ovvero una rielaborazione del
mosaico ceramico arabo, ricoprono ogni superficie, con violenti effetti cromatici: architetture improbabili assumono così
valenze oniriche, che esaltano le forme ludiche e surreali.
Gustav Klimt
Nel 1903 Klimt rimane incantato dall’oro dei mosaici bizantini ammirati durante un suo soggiorno a Ravenna e che userà per
trasfigurare la realtà e per modulare nelle sue opere le parti piatte e plastiche con passaggi da opaco a brillante.
Nella sala da pranzo di Palazzo Stoclet, edificio progettato da Josef Hoffmann, si trova un fregio musivo in tre pannelli.
Sui cartoni si trovano indicazioni per i mosaicisti sui materiali e il loro uso: oro, argento, smalti e pietre dure. Le superfici
bianche sono realizzate in madreperla, mentre quelle colorate sono in smalto. (foto 10: L'albero della Vita, Gustav Klimt)
Gino Severini
Negli anni trenta in Italia, si avvicina al mosaico Gino Severini e nel 1936 progetta la decorazione del Foro Italico: si tratta di
7500 m2 di mosaico in bianco e nero, raffiguranti immagini agonistiche, scorci naturalistici, figure simboliche.
Negli anni 1940 - 1941 realizza alcune opere di impianto neocubista, che vedono una maggiore libertà dell’uso del mosaico e
della forma, dove la vivacità del colore è sempre controllata.
Mario Sironi
Costruisce per l’Exposition Internationale des Arts et Techniques dans la Vie Moderne di Parigi dei mosaici monumentali.
In quest’opera vengono applicate le prime tecniche innovative: il mosaico viene realizzato in laboratorio e successivamente
montato su lastre di eternit che vengono unite in loco dai mosaicisti, risparmiando tempo e denaro.
11 • IL MOSAICO CONTEMPORANEO
Per rivedere il mosaico svincolato dal suo ruolo secondario, si dovrà aspettare il Novecento, quando Lucio Fontana lo utilizzerà
per rivestire alcune opere/scultura utilizzando le tessere musive non solo come una pelle che riveste una superficie ma
un’opera autonoma grazie alla luce del mosaico diventato più astratto che nei secoli precedenti.
Come alla sua nascita, ancora oggi il mosaico viene utilizzato per ricoprire superfici architettoniche e come allora, può essere
un semplice rivestimento oppure una preziosa decorazione.
In particolare dagli anni ottanta si riscopre il mosaico anche in ambito della produzione industriale di oggetti d’uso comune,
come mobili, tavoli, lampade, specchiere.
Da sempre artisti internazionali, architetti ed interior designer di fama mondiale hanno utilizzato, sperimentato e creato
architetture utilizzando l’incredibile bellezza di questa antica tecnica. (foto 11: Ritratto, Lucio Fontana)
Concludiamo questo breve excursus sulla storia del mosaico con una frase di Piero Dorazio all’occasione dell’inaugurazione
della Metropolitana di ROMA realizzata interamente con mosaici in pasta vitrea di Sicis:
“ Il mosaico si presta alle composizioni di quelle superfici vaste e dinamiche che caratterizzano l’arte astratta.
In quanto poi alla resistenza al tempo e ai danneggiamenti, la pasta di vetro è il materiale artistico più permanente che esista”
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