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16 indirizzi IP. E impazzivo. Mi ci sono incaponito e alla fi ne
l’ho vinta io.
ML: Qualche tempo fa ho fatto una chiacchierata con
un designer italiano che lavora tanto con le mani e la materia.
Ma sa anche programmare i computer. Diceva che il lavoro
col computer richiede assoluta precisione e nessuna imperfe-
zione perché, se no, non funziona più niente. Mentre invece il
lavoro manuale è più intuitivo. Non c’è la necessità della per-
fezione e per questo, tra le due cose, preferiva la manifattura,
più istintuale.
er who works a great deal with his hands and with materials.
But he also knows how to programme a computer. He said
that the work with the computer requires precision and abso-
lute perfection. While manual work is more intuitive. There is
no need for perfection and for this, choosing between the two
things, he preferred the manufacturing, more instinctive side.
GS: You know now that with these boats, with mine,
the computer is everything: if that does not work, you can
shoot yourself because you don’t have the tools to read the
wind, you don’t have anything. And so I have to put that right.
I am part of a generation that has learned how to do everything.
The awareness of knowing do a bit of everything on the boat,
even if less well, is a value. So you know that when faced with
the unexpected, you can fi nd a solution. And it is important.
GS: Sai oggi con queste barche, con la mia, il computer
è tutto: se non funziona quello, ti puoi sparare, perché non hai
gli strumenti per rilevare il vento, non hai nulla. E quindi devo
rimediare. È tutto imprevedibile. Il computer può fl ippare, ma
il bello è che può anche esplodere una pompa e allora improv-
visi una legatura con un morsetto e vai avanti lo stesso.
ML: Attualmente hai due lavori, fai le regate e sei an-
che imprenditore con una società che produce pannelli solari.
GS: No, non me ne occupo direttamente. L’impresa è
nata così: nel 2007 volevo una barca libera dagli idrocarburi:
un Class 40, col peso limite di 4500 kg. E allora ho pensato
che senza gasolio risparmiavo 200 kg. È così che ho incontra-
to questo fi sico della materia che lavora al Cnr. Abbiamo co-
struito una barca tappezzata di pannelli solari fl essibili pro-
gettati appositamente e le cose sono andate molto bene. Tutti
i concorrenti hanno iniziato a chiederceli.
ML: Era quella la barca col frigo per le birre?
GS: Eh sì. Era diventata fi n troppo leggera e allora ho
dovuto appesantirla e ci ho aggiunto un bel frigo. Non mi era
mai capitato. È stato divertente. In qualche transoceanica
mandavo le foto delle birre appannate dal gelo ai concorrenti
dietro di me. Era la mia guerra psicologica (ride).
ML: Dal tuo punto di vista come lo stiamo trattando
questo pianeta? Mi hai detto più volte che il mare è cambiato.
GS: Beh sì, il mare è cambiato, siamo messi male. C’è
Everything is unpredictable. The computer can break down,
but the nice thing is that also a pump can explode and so you
have to improvise a binding with a clamp and you get on with
things just the same.
ML: Currently you have two jobs, you participate in
regattas and you are an entrepreneur for a company that pro-
duces solar panels.
GS: No, I don’t deal with that directly. The company
was set up like this: in 2007 I wanted a hydrocarbon free
boat: a class 40, with a weight limit of 4,500 kg. And so I
thought that without petrol I would save 200 kilogrammes.
So I met this physicist who works at the Science Research
Council. We built a boat covered with specially designed
fl exible solar panels and things went really well. All the com-
petitors started to ask us for them.
ML: Was that the boat with the fridge for the beers?
GS: Yes. It had become even too light and so I had to
make it heavier and I added a nice fridge. It had never hap-
pened before. But it was fun. In some transoceanic I sent
photos of the frosty beers to the competitors behind me. It
was my own psychological war (he laughs).
ML: In your opinion how are we treating the planet?
You have told me several times that the sea has changed.
GS: Well, yes the sea has changed, we are not in a good
way. There is a very voracious and exploitative approach to
una deroga per la pompa. Solo che ora la deroga si è estesa a
tutto, c’è ben poco di tradizionale. Era più bello con la barca
manuale. Vedi, anche nel trimarano Maserati sarebbe interes-
sante mettere una piattaforma inerziale per regolare automati-
camente l’incidenza dei foil e dei timoni, seguendo il movi-
mento della barca. Sarebbe anche relativamente semplice.
ML: Immagino che sul trimarano Maserati hai parec-
chi parametri da tenere sotto controllo: timoni, foil, l’albero
che si inclina.
GS: Esatto. Tu per volare devi regolare tutto il tempo la
sua capacità di spingere verso l’alto. Ovviamente noi lo fac-
ciamo a mano. Se si potesse farlo fare a un computer e con un
motorino che ti muove tutto, la barca volerebbe alla grande.
ML: Che punte massime può fare?
GS: Per ora i 43 nodi, ma siamo solo all’inizio.
ML: Senti è vero che in barca non ci si ammala perché
non ci sono i batteri e si è sempre carichi di adrenalina? E poi
raccontaci come fate con le eventuali emergenze.
GS: Non mi sono mai ammalato. Forse una sola volta.
Ma perché mi ero ammalato a terra. Chiaro però che ci si può
fare tanto male: uno dei miei uomini è riuscito a infi lare la
testa dove gira la pala dell’eolico: gira talmente forte che di-
venta invisibile. Lì abbiamo fatto un bel lavoretto. Per fortu-
na non si è fatto male gravemente, ma c’era sangue dapper-
tutto e gli abbiamo dato 10 punti.
ML: E come avete fatto?
GS: In quel caso il mio amico e compagno di viaggio,
Guido Broggi, ha chiamato suo padre che è un grande chirur-
go e sono rimasti in collegamento. Una volta anche io mi
sono fatto male, però mi ha ricucito Morris, uno dell’equi-
paggio. Almeno lui fa il fi sioterapista e ogni tanto in ospeda-
le ci va. Comunque Guido sa aggiustare di tutto, una volta ha
pure rifatto un’otturazione, credo col fi ldiferro (ride).
ML: Tu hai a che fare tanto con l’analogico, usi molto
le mani, ma hai anche dimestichezza col digitale. Usi tanto i
computer e le mani: cosa ti dà più soddisfazione?
GS: Faccio parte di una generazione che ha imparato a
fare tutto. La consapevolezza di sapere fare un po’ di tutto
sulla barca, anche se meno bene, è un valore. Insomma sai
che di fronte a ogni imprevisto, puoi trovare una soluzione.
Ed è importante.
ML: Sei anche in grado di intervenire sui computer?
GS: Diciamo che ci provo. È anche per questo che uno
non si stufa mai in barca: c’è sempre qualcosa da imparare.
Pensa che appena salito su Maserati, ho scoperto che c’erano
there is little left that is traditional. It was nicer with a manual
boat. You see, also in the Maserati trimaran it would be inter-
esting to put an inertial platform in to regulate automatically
the bearing of the foil and the hulls, following the movement
of the boat. It would also be relatively simple.
ML: I imagine that on the Maserati trimaran you have
quite a lot of parameters to keep under control: helms, foils,
the mast that lists.
GS: Right. In order to fl y to have to regulate the capac-
ity to push upwards all the time. Obviously we do it by hand.
If you could do it by computer and a small motor that moves
everything the boat then would really fl y.
ML: What is its peak?
GS: For now 43 knots but we are only at the beginning.
ML: Is it true that you don’t get ill on a boat because
there are no bacteria and you are always adrenalin charged?
And then tell us what you do in possible emergencies.
GS: I have never become ill, perhaps just once. But be-
cause I got sick on dry land. It’s clear however that you can
really hurt yourself: one of my team was able to put his head
into where the wind power blade turns. There we did a good
job. Luckily he didn’t hurt himself too seriously, but there
was blood everywhere and we gave him 10 stitches.
ML: How did you do it?
GS: In that case my friend and travelling companion,
Guido Broggi, called his father, a great surgeon, and we
stayed connected. Once, I too hurt myself, but Morris, one of
the crew sew me up. But Guido knows how to fi x everything,
once, he even redid a fi lling, I think with wire (he laughs).
ML: You deal with the analog, you use your hands a
great deal, but you are also familiar with digital technology.
You use the computer as well as your hands: which of the two
gives you the most satisfaction?
GS: I am part of a generation that has learnt how to do
everything. The awareness of knowing how to do a bit of
everything on the boat, even if not so well, is a value. You
know that faced with any unexpected event you can fi nd a
solution. And that is important.
ML: Are you also able to use the computer?
GS: Let’s say I try. It is also for this reason that you
never get fed up on a boat: there is always something to learn.
Think that as soon as I got aboard Maserati, I discovered that
there were 16 IP addresses. I got crazy. I stuck at it and at the
end I got it.
ML: Some time ago I had a chat with an Italian design-
GIOVANNI SOLDINI
08.09.2016
rendez-vous Δ3